Presentata al pubblico la seconda edizione del dossier 'Un mestiere difficile - edizione 2008' sulle tendenze del mondo del lavoro nel settore della cooperazione. Stabile il numero di cooperanti, in aumento le donne e in calo i giovani
Fonte Il Velino
elaborazione di Osservatorio Balcani e Caucaso
Si è tenuto lo scorso 27 novembre a Milano, promosso dal coordinamento di organizzazioni non governative Link2007, il convegno "Un mestiere difficile - 2008. Lavorare con le ONG nella Cooperazione internazionale". Durante l'incontro è stata presentata la seconda edizione della ricerca, realizzata in collaborazione con SISCOS e Hay Group con il contributo del Ministero Affari Esteri e di INA Assitalia - Agenzia Generale di Milano, che compie una riflessione sul mestiere dell'operatore della cooperazione. A un anno di distanza vengono confermate le tendenze registrate nella precedente dossier del 2006.
Sono infatti confermati i valori assoluti degli operatori - cresciuti complessivamente dell'1,6% - che passano da 6.156 ai 6.253 del 2007. Si tratta però di una crescita limitata che conferma un rallentamento generalizzato del settore che nel biennio 2006-2007 aveva registrato un incremento vicino al 39%. Secondo lo studio questa limitata crescita può comunque essere considerata in buona parte fisiologico, in quanto negli anni precedenti si erano verificate una serie di grosse emergenze che avevano richiesto un numero maggiore di cooperanti. Si conferma d'altro lato la tendenza a utilizzare sempre di più contratti di collaborazione a progetto, che infatti sono gli unici a registrare un incremento.
Nella ricerca si registra lo stesso limitato incremento nella tipologia e nelle dimensioni degli enti no profit italiani. I dati del 2007 confermano in larga parte la fotografia che emergeva nel 2006. Continua la crescita delle organizzazioni che si occupano di cooperazione e solidarietà internazionale, che da 253 passano a 256, aumentando dell'1,6% e le proporzioni tra i due gruppi di associazioni individuati nel 2006 (riconosciute idonee e non idonee dal ministero degli Esteri) restano grosso modo le stesse. Pienamente confermati sono i dati relativi alle dimensioni degli enti, che risultano ridotte e i pochi cambiamenti che ci sono stati rispetto al 2006 rispecchiano probabilmente variazioni minime nel numero degli operatori impiegati. Le undici organizzazioni che raccolgono più di cento operatori coprono da sole il 37% degli espatriati analizzati in questa ricerca, e dimostrano quindi che la distribuzione degli operatori all'interno delle 256 organizzazioni rilevate dalla ricerca, si concentrino maggiormente nelle organizzazioni medio-grandi.
La ricerca evidenzia scostamenti minimi anche sul fronte del genere: il numero di donne impiegate come operatori nel settore della cooperazione e della solidarietà internazionale risulta in aumento. Se nel 2006 le donne risultavano essere il 46% rispetto al totale degli operatori, nel 2007 rappresentano ormai il 48% degli espatriati. Mentre da un lato gli uomini sono calati complessivamente del 3%, l'occupazione femminile nella cooperazione internazionale è cresciuta di ben cinque punti percentuali. Il 2007 conferma il ritorno dei giovani dopo il crollo registrato nel 2006. Già lo scorso anno i giovani tra i 19 e i 25 anni avevano superato nuovamente la soglia del 10% degli occupati e l'insieme delle persone al di sotto dei 35 anni era andato riaffermandosi come il principale gruppo tra tutte le fasce d'età emerse dalla rilevazione. Ma sebbene il 2007 confermi la forte presenza dei giovani, si possono tuttavia evidenziare delle piccole inversioni di tendenza rispetto al 2006. In un anno che in termini generali ha visto aumentare il numero dei cooperanti del 2,4%, è da sottolineare che tutto l'aumento si concentra nella fascia d'età over 35; la fascia delle persone tra i 19 e i 35 anni, pur restando il gruppo principale, diminuisce invece in termini assoluti, passando da 2.820 cooperanti a 2.768, e in termini relativi non rappresenta più la maggioranza della cooperazione (49,5 per cento, mentre nel 2006 rappresentava il 51,6 per cento). Tendenza che se negli anni a venire dovesse confermarsi, potrebbe indicare il progressivo consolidamento della cooperazione come vera e propria professione.
Interessanti i dati sulle aree geografiche in cui lavorano gli operatori italiani. I dati relativi allo scorso anno confermano che la cooperazione italiana mantiene un'area di intervento molto ampia, 107 paesi, due in meno rispetto all'anno precedente. Le organizzazioni di cooperazione italiane raggiungono l'80% dei paesi classificati come "recipients" dall'OCSE. Notevole è soprattutto la percentuale di copertura raggiunta nei paesi asiatici, più dell'85%, un'area tradizionalmente non considerata una priorità geografica per la cooperazione non governativa italiana. Questo dato evidenzia la crescente capaciità delle ONG italiane di saper leggere bisogni e contesti diversi, quindi di saper modificare duttilmente i propri interventi e di sviluppare legami con nuovi partner nei paesi in via di sviluppo e in contesti di crisi umanitaria. L'Africa si conferma il primo continente di destinazione degli interventi italiani. Qui lavora la maggioranza assoluta di cooperanti e, rispetto al 2006, è aumentato il totale degli espatriati ospitati nel continente del 5%, passando da 3.435 a 3.623. Secondo la ricerca questo è un segnale particolarmente positivo in quanto l'Africa è il continente più svantaggiato oltre ad essere indispensabile per, se non raggiungere, almeno cercare di avvicinare i target stabiliti dagli Obiettivi del Millennio.
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