Domani saranno molte le iniziative per ricordare l'orrore dell'Olocausto. Il direttore di FOCSIV-Volontari nel Mondo, invita a non dimenticare eccidi recenti, quali quello ex-jugoslavo
Fonte: AISE
Articolo 1 della Legge 20 luglio 2000, n. 211 votata dal Parlamento italiano: "La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati".
"Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario", scriveva Primo Levi. Conoscere, per non dimenticare. Nel 2000 si decise di istituire a questo scopo anche in Italia il Giorno della Memoria, il 27 gennaio data in cui venne scoperta dal mondo Auschwitz, per "ricordare gli atti di barbarie del nostro passato" e impedirne di nuovi, "per costruire un futuro che si ispiri a ideali di libertà e di fratellanza fra i popoli" come ha ricordato in questi giorni il Presidente Napolitano.
Insieme alle tante iniziative che per la giornata della memoria si occupano di riportare alla mente di tutti la tragedia dell'Olocausto, assieme ai milioni di vittime ebree, (ma anche rom, sinti, disabili e omosessuali) della barbarie nazista, Volontari nel mondo - FOCSIV, federazione di 60 organizzazioni non governative di cui molte sono state attive nel sud est Europa a seguito delle guerre degli anni novanta, vuole ricordare i tanti genocidi dimenticati che hanno costellato il secolo scorso, ma che ancora oggi si ripresentano in luoghi lontani da noi e lasciando indifferenti i media e la politica.
"Per restare in Europa - afferma Sergio Marelli, Direttore Generale FOCSIV - cominciando dall'eccidio in Armenia a inizio Novecento, le stragi nell'ex Jugoslavia, i morti civili in Cecenia; per passare all'Africa: il Congo, il Rwanda, la Liberia, la Sierra Leone, e ora il Darfur nel Sudan, milioni di morti dimenticate che hanno la stessa dignità e devono avere lo stesso peso nella nostra memoria collettiva, per non tornare a commettere gli stessi errori ma soprattutto per riconoscere la nostra responsabilità e coinvolgimento in ogni guerra, e crimine che si commette contro l'umanità, tutta e non solo quella a noi vicina".
"Non ci interessano le differenti definizioni che vengono date alle stragi di civili, alle vittime delle guerre, non ci si può fermare - sostiene Marelli - di fronte alle diverse sfumature dei termini: genocidio, eccidio, pulizia etnica. La Comunità Internazionale, le Nazioni Unite, l'Unione Europea, sono chiamate ad uscire dall'immobilismo e a intervenire ogni volta che la popolazione civile sia messa al centro di una guerra o vittima di massacri, senza aspettare - conclude - che si debba indagarne le cause e i motivi quando ormai non c' è più niente da fare.
E sul tema della memoria della Seconda Guerra Mondiale, l'Osservatorio sui Balcani ha dedicato il proprio convegno annuale del 2007, presentando con il documentario "Il cerchio del ricordo" un approfondimento sul ruolo dei memoriali nell'elaborazione del conflitto. Perché dopo la Seconda Guerra Mondiale ci siamo illusi che commemorazioni rituali ci tenessero al riparo dal ripetersi di una simile tragedia in Europa. Tuttavia, proprio la memoria di quel conflitto è divenuta uno dei terreni di scontro e manipolazione preparando la strada alle guerre che hanno accompagnato la fine della Jugoslavia.
A partire dall'esperienza dei Balcani, studiosi, giornalisti, politici ed attivisti di fama internazionale hanno discusso con Osservatorio sui Balcani della memoria del XX secolo e di quanto il processo d'integrazione europea possa ancora rappresentare il superamento della guerra in Europa, dopo il drammatico fallimento degli anni '90.
Si veda la sezione "I memoriali dedicati alla Seconda Guerra Mondiale nella ex Jugoslavia" sul portale di Osservatorio sui Balcani.