"Se la Bulgaria non fosse già un membro dell'UE, al momento non otterrebbe l'adesione". E' stato questo il messaggio lanciato dai partecipanti a una conferenza stampa tenutasi a Sofia e organizzata dall'Unione degli editori bulgari. Dinanzi a diplomatici stranieri e a organizzazioni internazionali non governative, l'Unione ha presentato la sua ultima pubblicazione - “Un libro bianco sulla libertà dei media” - che descrive il deterioramento del sistema mediatico del paese. Secondo la classifica del World Press Freedom Index, negli ultimi dieci anni la Bulgaria è peggiorata sensibilmente (nel 2006 era 36esima, oggi occupa il 109esimo posto). Un rappresentante di "Reporter senza frontiere" ha affermato che la situazione nel paese sta diventando sempre più drammatica, mentre diversi editori hanno lamentato le pressioni del governo sul loro lavoro.
Juliana Velcheva, una giornalista bulgara che ha lavorato a scandali che avrebbero coinvolto le autorità locali di Dobrich è attualmente molestata via web, da calunnie e notizie false diffuse attraverso i social media. Non solo, ma cinque istituzioni pubbliche stanno ispezionando il suo lavoro e la sua attività.
La Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica su fake news e disinformazione online e ha istituito un gruppo di esperti di alto livello che rappresenta accademici, piattaforme online, mezzi di informazione e organizzazioni della società civile. Un articolo da Mediapool (Bulgaria).
L'associazione dei giornalisti europei - Bulgaria (AEJ-Bulgaria) sostiene che i politici esercitino una “pressione insostenibile” sui media bulgari. È questa una delle considerazioni che emerge dalla quarta edizione della ricerca che AEJ-Bulgaria dedica agli atteggiamenti e alla libertà di parola in rete. Secondo il rapporto, gli strumenti dei politici per influenzare i contenuti multimediali stanno diventando sempre più sofisticati. AEJ-Bulgaria sostiene che nel 2015 i media erano più dipendenti dagli inserzionisti mentre nel 2017 sono più dipendenti dai politici.
Secondo l'indagine Open Society Institute - Sofia, la Bulgaria è al fondo dell'alfabetizzazione mediatica in Europa. L'indice, prodotto da Open Society Institute, si basa su cinque criteri fondamentali: la libertà dei media, l'istruzione, la fiducia nella società e l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione. Bulgaria, Montenegro, Albania e Turchia sono negli ultimi posti, mentre Paesi Bassi, Danimarca e Estonia sono al top.
Decine di giornalisti hanno protestato a Sofia contro la pressione dello Stato. La manifestazione è stata provocata dalle minacce ricevute da Viktor Nikolaev. In diretta su Nova TV, l’ex deputato GERB Anton Todorov e il vice primo ministro Valery Simeonov hanno intimato al giornalista di smettere di fare domande imbarazzanti, pena la perdita del lavoro. “Il silenzio uccide” e “Abbiamo domande, non richieste” sono stati alcuni dei principali messaggi della protesta organizzata dall'Associazione dei giornalisti europei in Bulgaria.
“Se continui a fare domande scomode sarai licenziato”. Con queste parole il vice del partito di governo GERB Anton Todorov e il vice primo ministro Valeri Simeonov hanno minacciato un giornalista dell’emittente nazionale “Nova TV”.
Politici, magistrati e giornalisti bulgari vengono illegalmente intercettati a scopi intimidatori. È quanto ha dichiarato il capo dell'Ufficio nazionale per il controllo sui mezzi speciali di Intelligence (NOCSIM) Boyko Rashkov, secondo il quale l’Agenzia di Stato per la Sicurezza Nazionale (DANS) avrebbe favorito la diffusione non autorizzata di conversazioni private per esercitare pressione su soggetti potenzialmente liberi.
Crimini, disastri e incidenti sono le notizie più diffuse nelle televisioni e nei media online della Bulgaria. Secondo un sondaggio condotto dall'Associazione dei giornalisti europei (AEJ), i media bulgari contribuiscono a creare "un'agenda della propaganda" e la notizia veramente importante non riesce a raggiungere i cittadini.