Tenute oggi a Banja Luka le controverse celebrazioni del “giorno della Republika Srpska”, giudicato incostituzionale e discriminatorio dalla Corte costituzionale di Sarajevo. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [9 gennaio 2017]
Misure di sicurezza eccezionali hanno accompagnato a Banja Luka la sfilata di forze di polizia e veterani che celebrano oggi il “giorno della Republika Srpska”, che l'entità serba di Bosnia Erzegovina ha deciso di tenere nonostante il parere negativo della Corte Costituzionale di Sarajevo, che a fine 2015 ha definito la festa incostituzionale e discriminatoria verso i cittadini non serbi.
Gran cerimoniere è stato Milorad Dodik, presidente della Srpska, colui che ha voluto più di ogni altro queste celebrazioni - che ricordano la decisione con cui, il 9 gennaio del 1992 venne proclamata la nascita di una repubblica serba in Bosnia, uno dei passaggi chiave che portarono alla sanguinosa guerra nel paese.
Al giudizio della corte costituzionale, Dodik ha risposto con un controverso referendum popolare che, nel settembre del 2016, ha confermato all'unanimità il 9 gennaio, giorno di Santo Stefano nella tradizione ortodossa, come festa della Srpska.
I festeggiamenti, a cui ha presenziato il presidente serbo Tomislav Nikolić, confermano lo stato di forte tensione tra i vertici della Srpska, il governo federale di Sarajevo e la comunità internazionale. In un'intervista rilasciata all'emittente pubblica serba alla vigilia della festa, Dodik ha attaccato ancora la Bosnia Erzegovina definendola “un progetto senza futuro”.
Per il presidente della Srpska, l'unica soluzione all'impasse politica e costituzionale in Bosnia sarebbe “un divorzio pacifico lungo linee etniche”: parole che in Bosnia Erzegovina risvegliano fantasmi di un passato recente e doloroso.
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