Foto - Pixabay

Foto - Pixabay

E' morto venerdì 30 gennaio a Sofia Zhelyu Zhelev, primo presidente democraticamente eletto in Bulgaria dopo la fine del regime comunista e figura chiave nella prima fase della transizione. Il servizio di Francesco Martino (OBC) per il GR di Radio Capodistria [30 gennaio 2015]

Avrebbe compiuto 80 anni il prossimo marzo Zhelyu Zhelev, primo presidente della Bulgaria democratica post-comunista. La sua morte, annunciata questa mattina, è stata accolta con profondo cordoglio, e in suo onore domenica 1 febbraio – data dei funerali di stato - è stata dichiarata giorno di lutto nazionale.

Nato nel 1935 in Bulgaria orientale, Zhelev studioso di filosofia e politica si era iscritto al Partito comunista nel 1960, per esserne però espulso cinque anni dopo con l'accusa di “anti-marxismo”. Proprio negli anni sessanta, Zhelev aveva cominciato a lavorare alla sua opera più famosa, che uscirà soltanto nel 1982 con titolo “Fascismo”.

Nonostante il saggio non menzioni neppure una volta il regime socialista, il libro venne subito bandito dalle autorità comuniste, che vedevano un sottile e pericoloso parallelo nelle critiche di Zhelev allo “stato totalitario”, critiche che potevano essere facilmente applicate anche al socialismo reale.

Col crollo del muro di Berlino, Zhelev è stato uno dei fondatori dell'Unione delle forze democratiche. Nelle fila del partito venne eletto al parlamento, che nel 1990 lo ha nominato Presidente della Repubblica.

Nel 1992 verrà confermato alla carica nelle prime elezioni dirette e democratiche, carica che manterrà poi fino al 1997. Figura chiave della fase più difficile della transizione democratica, Zhelev si è segnalato per il forte impegno nel denunciare

le responsabilità del regime comunista nella repressione della minoranza turca, culminate nell'estate del 1989 in una tragica cacciata in massa.