Grecia e Macedonia tornano oggi ad incontrarsi a New York, nel tentativo di risolvere l'annosa questione del nome, che divide i due paesi da 27 anni e preclude a Skopje l'accesso a Nato ed Unione europea. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [17 gennaio 2018]
Ripartono oggi, con rinnovate speranze, i negoziati tra Atene e Skopje per sciogliere l'infinita odissea della “questione del nome”, che contrappone i due vicini dalla dichiarazione di indipendenza della Macedonia nel 1991.
Per Atene il nome “Repubblica di Macedonia” è inaccettabile perché considerato parte integrante dell'eredità storica greca. Per le autorità elleniche il suo utilizzo da parte del vicino settentrionale nasconde potenziali mire espansionistiche verso la regione greca che porta lo stesso nome.
A causa della disputa, in sede ONU Skopje ha dovuto accettare la denominazione provvisoria di FYROM, acronimo di “Ex-repubblica jugoslava di Macedonia”, mentre il veto greco le ha sbarrato le porte all'ingresso nell'Unione europea e nella Nato.
Per la prima volta da anni i negoziati sembrano lasciare spazio ad un certo ottimismo, dopo che in Macedonia, in seguito alla svolta politica avvenuta lo scorso anno, il premier conservatore Nikola Gruevski - che con le sue posizioni nazionaliste aveva accentuato lo scontro con Atene - ha lasciato il posto al socialdemocratico Zoran Zaev, che ha deciso di puntare decisamente sulla risoluzione delle disputa con Atene per rilanciare il percorso di integrazione euro-atlantica del paese.
Nonostante il clima più disteso, ancora non è chiaro se il compromesso è finalmente a portata di mano. La soluzione più probabile resta quello di un nome complesso, come “Nuova Macedonia” o “Macedonia del nord”, già proposte in passato, ma mai accettate da entrambe le parti.
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