Fin dal primo consiglio dei ministri, tenuto ieri, il nuovo governo greco di Alexis Tsipras ha fatto capire che non intende fare marcia indietro sul ribaltamento delle politiche di austerità. Il servizio di Francesco Martino (OBC) per il GR di Radio Capodistria [29 gennaio 2015]
Vuole subito dimostrare di voler fare sul serio, Alexis Tsipras, leader della sinistra radicale di Syriza e trionfatore alle elezioni greche di domenica scorsa. Il suo governo, creato in tempi record dopo l'alleanza con la destra anti-austerità dei “Greci indipendenti” e riunitosi ieri per il primo Consiglio dei ministri, ha subito annunciato misure che ribaltano quelle ispirate dalla “troika” BCE-UE-FMI ed applicate dal precedente esecutivo.
Il salario minimo - come annunciato dal nuovo ministro del Lavoro Panos Skourletis - tornerà ad essere di 751 euro al mese, anche le pensioni più basse verranno innalzate, mentre parte dei dipendenti pubblici licenziati potrebbero ritrovare il posto di lavoro
Al tempo stesso sono state bloccate le privatizzazioni. Tra queste la vendita del 30% della società elettrica nazionale, il cui pacchetto di maggioranza è oggi nelle mani dello stato greco. Stop anche ai piani di vendita del porto ateniese del Pireo: una decisione molto delicata anche visto il forte interesse allo scalo mostrato dal gigante cinese COSCO.
Mentre delineava i primi passi di un “cambio radicale” alla politica greca, Tsipras ha però tentato di rassicurare i partner europei. “Non vogliamo lo scontro frontale, che sarebbe catastrofico, ma fermare la catastrofica politica di sottomissione tenuta fino ad oggi”, ha dichiarato il leader di Syriza.
Resta però da vedere come arrivare ad un difficile compromesso con i paesi più intransigenti -Germania in testa - che già hanno definito “inaccettabile” il mancato rispetto degli impegni presi da Atene.
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