Dopo la recente riconquista di Kabul da parte dei talebani, Grecia e Bulgaria, i paesi UE di primo ingresso lungo la “rotta balcanica” si preparano ad una nuova possibile ondata migratoria proveniente dall'Afghanistan. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [22 agosto 2021]
Grecia e Bulgaria si preparano ad un nuovo possibile afflusso di rifugiati dall'Afghanistan, dopo che la rapida riconquista del paese da parte dei talebani potrebbe spingere centinaia di migliaia di persone alla fuga.
I due stati, che confinano con la Turchia e rappresentano i paesi di primo ingresso all'Unione europea sulla cosiddetta “rotta balcanica”, temono un ripetersi del drammatico scenario del 2015, quando quasi un milione di persone in fuga, soprattutto dalla Siria, si riversarono sulla penisola balcanica dirette ai paesi dell'Europa centrale.
Superando le profonde tensioni che dividono Atene da Ankara, venerdì scorso il premier greco Kyriakos Mitsotakis ha avuto una lunga conversazione telefonica col presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. I due leader hanno espresso la convinzione che i due paesi affrontano oggi una sfida comune, e che per Grecia e Turchia sia insostenibile accogliere nuovi rifugiati.
Nel frattempo, le autorità elleniche hanno annunciato l'estensione della barriera anti-migranti al confine di terra con la Turchia, passata da 12 a 40 chilometri.
Anche la Bulgaria, nonostante la crisi politica che attanaglia il paese da mesi, si prepara a possibili scenari di crisi. Il governo tecnico ha predisposto il possibile dislocamento di più di mille militari e di quasi 150 mezzi al confine con la Turchia, su cui negli anni scorsi è stato costruito un muro di rete e filo spinato.
Intanto, seguendo l'esempio di altri paesi balcanici, Sofia si è detta pronta ad accogliere temporaneamente 70 cittadini afgani che hanno collaborato negli anni scorsi con i governi occidentali.