In Kosovo nuovo capitolo dell'operazione contro presunti militanti dell'estremismo islamico: bloccate attività e conti correnti a 14 Ong accusate di aver finanziato la rete di estremisti impegnati in Medio oriente. Francesco Martino (OBC) per il GR di Radio Capodistria [26 settembre 2014]
A due mesi dal suo inizio, viene rilanciata in Kosovo la grande operazione di polizia volta a colpire presunti membri e fiancheggiatori di organizzazioni terroristiche islamiche attive in Iraq e Siria.
Nella giornata di ieri, le autorità di Pristina hanno congelato le attività e bloccato i conti correnti di quattordici organizzazioni non governative. L'accusa: aver finanziato e fornito supporto ad organizzazioni radicali, impegnate a spedire combattenti sui teatri caldi del Medioriente.
Si parla soprattutto di cittadini kosovari impegnati nelle fila dello Stato Islamico in Iraq e Levante, sottoposto in questi giorni ai bombardamenti di una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti.
Dall'inizio dell'operazione di polizia, sono circa cento le persone finite sotto indagine, mentre sono una sessantina gli arrestati. Tra questi sette imam membri della Comunità Islamica del Kosovo, accusati di aver fomentato scelte radicali e spinto i propri fedeli ad imbracciare le armi.
Secondo i dati forniti dalla polizia kosovara, al momento sarebbero circa 150 i kosovari impegnati a combattere in organizzazioni radicali, sia in Siria che in Iraq. Il numero degli uccisi, invece, si aggirerebbe intorno ai venti.
Le autorità di Pristina hanno ribadito più volte il proprio impegno contro estremismo e terrorismo. Molti analisti, sottolineano i forti problemi sociali in Kosovo, come la povertà diffusa e l'altissima disoccupazione giovanile, come uno dei fattori alla base del fenomeno.