E' entrato ufficialmente in carica questa mattina il nuovo governo kosovaro, guidato dall'ex guerrigliero UÇK Ramush Haradinaj. Il suo esecutivo gode però di una maggioranza risicata e dipende dai voti della minoranza serba. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [11 settembre 2017]
Da oggi Ramush Haradinaj è ufficialmente il nuovo primo ministro del Kosovo. L'ex guerrigliero UÇK, leader dell'Alleanza per il futuro del Kosovo, torna a rivestire il ruolo di premier dopo una breve parentesi nel lontano 2005, interrotta per rispondere alle accuse di crimini di guerra davanti al Tribunale per l'ex Jugoslavia, da cui Haradinaj è stato definitivamente assolto solo nel 2012.
La nascita di un governo Haradinaj mette fine al lungo stallo politico seguito alle elezioni anticipate dello scorso giugno, sbloccato la settimana scorsa dalla decisione del tycoon Behdjet Pacolli di abbandonare l'intesa con la Lega democratica del Kosovo e sostenere la cosiddetta “alleanza ex-UÇK”, che raccoglie le principali formazioni che affondano le proprie radici nella lotta armata per l'indipendenza dalla Serbia.
Con tutta probabilità, però, il nuovo premier, non avrà vita facile: in parlamento può contare su una maggioranza striminzita di 61 voti su 120, e sul sostegno vitale dei nove deputati della Lista Serba, partito della minoranza serba appunto, legato a doppio filo al governo di Belgrado, che ha ottenuto tre ministeri importanti. Un alleato tanto indispensabile quanto scomodo, soprattutto vista la prossima ripresa dei difficili negoziati bilaterali tra Kosovo e Serbia.
Insieme al dialogo con Belgrado, il nuovo governo dovrà affrontare una lunga lista di questioni rimaste nel cassetto in questi mesi, ma pronte ad esplodere: come la definizione del confine col Montenegro, ma anche l'altissima disoccupazione e gli annosi problemi nel campo di sanità, istruzione e giustizia.
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