E' partita lunedì la campagna elettorale in Macedonia: il voto, già rinviato due volte, dovrebbe portare il paese fuori dalla profonda crisi politica in cui il paese è precipitato da inizio 2015. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [23 novembre 2016]
Si è aperta in un clima di tensione la campagna elettorale in Macedonia in vista delle elezioni anticipate previste per l'11 dicembre, probabilmente le più importanti e difficili della storia democratica dello stato macedone dall'indipendenza del 1991.
Nel corso del 2016 il voto è stato già rinviato due volte per l'incapacità dei principali contendenti: la VMRO dell'ex premier Nikola Gruevski - al governo quasi ininterrotto dal 2006 – e l'opposizione socialdemocratica, di arrivare ad un accordo su condizioni minime per un voto libero e democratico.
Ora, finalmente, anche grazie al pesante intervento dell'Unione europea, i cittadini macedoni possono andare alle urne: a contendersi i 120 seggi del parlamento di Skopje saranno undici soggetti politici, tra partiti e coalizioni.
La speranza è che queste elezioni mettano fine alla profonda crisi istituzionale scatenatasi a inizio 2015, quando l'opposizione accusò il governo Gruevski di aver intercettato illegalmente almeno 20mila cittadini, accuse seguite da uno scontro frontale che ha portato al blocco di istituzioni e vita politica.
In apertura della campagna, iniziata lunedì scorso, i leader dei partiti hanno sottoscritto un codice che li impegna ad una gara elettorale corretta e democratica: molti osservatori, però, temono che – vista la posta in gioco e le campagne più recenti, ricche di tensioni ed irregolarità - le buone intenzioni possano restare solo sulla carta.
La missione UE in Macedonia ha invitato le forze politiche ad evitare intimidazioni e violenza, ma soprattutto a non giocare la carta della polarizzazione etnica, in un paese dove i rapporti tra maggioranza macedone e minoranza albanese restano molto delicati.
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