Si discute la proposta del premier serbo Aleksandar Vučić di creare un mercato unico nei Balcani occidentali. L'idea è appoggiata dall'UE, ma c'è chi, come il Kosovo, paventa la nascita di una “nuova Jugoslavia”. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistra [9 aprile 2017]
Un mercato unico da venti milioni di consumatori, per rianimare l'economia dei Balcani occidentali in attesa del sogno di una piena integrazione nell'Unione europea, oggi sempre più un miraggio lontano. Questa l'idea lanciata dal premier e prossimo presidente serbo Aleksandar Vučić, e presentata ai leader della regione in un recente summit a Sarajevo sotto il patronato dell'Unione europea.
Nella capitale bosniaca, la proposta è stata salutata dal Commissario UE ai negoziati per l'allargamento Johannes Hahn secondo il quale, un mercato unico balcanico creerebbe almeno 80mila nuovi posti di lavoro. Interessato anche il premier bosniaco Denis Zvidić, che ha definito l'iniziativa “un'occasione unica per attirare investimenti nella regione”.
Il tentativo di creare uno spazio senza dazi - in attesa del lontano e incerto ingresso nell'Unione europea - non ha però convinto tutti nell'area. E' soprattutto il Kosovo ad alzare gli scudi: per Enver Hoxhaj, ministro degli Esteri di Pristina, il piano di Vučić rappresenta in realtà un malcelato tentativo di “neo-jugoslavismo”, i cui veri obiettivi sarebbero “il dominio di Belgrado sui mercati regionali e l'espansione dell'influenza russa nei Balcani”.
In un'intervista al portale “Politico”, lo stesso Vučić aveva parlato di una “nuova Jugoslavia, più l'Albania”, un progetto “anche politico” che però “non metta in discussione la sovranità dei paesi coinvolti”. Visto il passato recente, non sorprende che a Pristina l'idea raccolga poco entusiasmo e che, anche a Tirana, lo scetticismo sia piuttosto palpabile.
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