La ripetizione del voto amministrativo a Mitrovica nord, è stata accolta come un grande successo da UE e governo serbo. Bassa affluenza e pressioni sugli elettori, però, tengono vivi molti dubbi. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [20 novembre 2013]
Si è tenuta senza incidenti domenica scorsa la ripetizione del voto amministrativo a Mitrovica nord , in Kosovo, dopo le violenze che hanno invalidato le elezioni del 3 novembre scorso.
Un dato accolto come un forte successo sia dall'Unione europea che dal governo di Belgrado, che puntavano alla partecipazione della comunità serba del nord del Kosovo, che dal 1999 di fatto non riconosce le autorità di Pristina, dichiaratesi poi indipendenti nel febbraio 2008, come elemento fondamentale per la tenuta degli accordi di normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo, firmato lo scorso aprile. Accordo che dovrebbe aprire i negoziati di adesione di Belgrado all'UE già il prossimo gennaio.
I segnali provenienti dalla ripetizione delle consultazioni, le prime che si tengono all'interno della cornice costituzionale del Kosovo, non possono però nascondere il permanere di forti elementi critici.
L'affluenza a Mitrovica si è fermata ad un'anemico 22%, un dato che difficilmente può essere letto come un “sì” dei serbi del nord agli accordi e alla propria integrazione nel sistema statale kosovaro. Secondo molte fonti Belgrado avrebbe esercitato forti pressioni, tra cui la minaccia di licenziamento per i dipendenti pubblici che non si fossero recati alle urne.
“Per arrivare all'obiettivo è stato utilizzato ogni mezzo, è mancata solo l'aviazione”, ha dichiarato Oliver Ivanović, il secondo più votato, che sfiderà al ballottaggio il prossimo 1 dicembre Krstimir Pantić, candidato della lista “governativa” voluta da Belgrado.
Ballottaggio ancora una volta delicato, che darà nuovi elementi per capire se la strategia di UE e governo serbo di “convincere” o “costringere” i serbi del nord al compromesso, sia la strada giusta per sciogliere il nodo che oggi blocca sia Kosovo che Serbia sulla loro strada europea.