Si complica il tentativo del premier Ivica Dačić di realizzare un rimpasto di governo a Belgrado. Su proposta del premier socialista, dall'esecutivo dovrebbe venire escluso il partito Regioni Unite di Serbia. Oggi la reazione dei progressisti: in caso di divergenze, non sono escluse elezioni anticipate. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [31 luglio 2013]
E' un momento chiave per il governo serbo guidato dal premier socialista Ivica Dačić, formatosi dopo le elezioni politiche del maggio 2012. Deciso a dare una svolta nel settore economico, che resta debole e fatica a creare nuovi posti di lavoro, Dačić ha proposto ieri all'attuale ministro dell'Economia e delle Finanze Mlađan Dinkić, nonché leader del partito Regioni Unite di Serbia, di rinunciare all'incarico, proponendo allo stesso altri ministeri all'interno della squadra di governo.
“Economia e Finanze rappresentano al momento il problema più grave e l'elemento chiave per il futuro della Serbia, e in questi settori sono necessari cambiamenti. Ecco perché ho deciso che non sia più Dinkic ad occuparsene”, ha dichiarato ieri Dačić in conferenza stampa, alla fine dell'incontro con i partner di governo.
Secondo informazioni filtrate sulla stampa serba, come compensazione Dinkic avrebbe chiesto il posto di vice premier responsabile per gli investimenti, oppure il ministero dei trasporti e del turismo, insieme alla posizione di capo negoziatore con l'Unione europea per la compagna di partito Suzana Grubješić. Richeste definite “inaccettabili” da Dačić, che ha deciso di andare avanti senza Regioni Unite di Serbia.
Ora si aspetta la reazione del Partito progressista, principale forza di governo, che sulla decisione ha mostrato riserve. “Chiederò ai progressisti di lavorare ancora insieme, negli interessi della Serbia”, ha detto ieri Dačić. “Se non si trova un accordo, l'unica via d'uscita sono nuove elezioni. Oppure una coalizione senza il partito socialista”.
Dačić ha raccolto ieri il sostegno del presidente progressista Tomislav Nikolić. A segnare il destino del governo, però, sarò la posizione di Aleksandar Vučić, leader del partito, attesa per oggi.