Serbia, campagna stop al buio mediatico (Slavko Ćuruvija fond)

Serbia, campagna stop al buio mediatico (Slavko Ćuruvija fond)

Protestano in Serbia più di 150 testate, associazioni di giornalisti e ONG: nel pomeriggio di oggi molti siti di informazione sono rimasti oscurati per denunciare intimidazioni e pressioni sul giornalismo in Serbia. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [28 settembre 2017]

Una pagina completamente nera, con in primo piano un messaggio d'allarme: “questo è quanto succede quando manca la libertà per i media”. E' così, con un'azione clamorosa, che molti media online in Serbia hanno voluto protestare contro quello che denunciano come un progressivo restringersi della libertà di stampa nel paese.

L'azione, durata un'ora, è stata lanciata da una piattaforma di più di 150 media elettronici e in rete, organizzazioni non governative e associazioni di giornalisti, con l'intento dichiarato di “fermare il buio sui media serbi”, buio di cui accusano esplicitamente l'establishment politico guidato dal presidente Aleksandar Vučić.

A scatenare la protesta, che monta da mesi, alcuni episodi che nelle ultime settimane hanno reso ancora più agitate le acque del giornalismo in Serbia. Lo scorso 18 settembre ha fatto discutere l'attacco del ministro della Difesa Aleksandar Vulin, che ha definito “un drogato” Stevan Dojčinović, reporter del network giornalistico serbo “KRIK”, in seguito ad un'inchiesta sulle proprietà immobiliari dello stesso ministro.

Pochi giorni dopo l'influente quotidiano regionale Vranjske novine ha dovuto chiudere i battenti. Per il direttore Vukašin Obradović – che in segno di protesta ha iniziato uno sciopero della fame – lo stop alle pubblicazioni è dovuto alle continue pressioni politiche subite dalla testata.

Nonostante la scelta europeista di Vučić, secondo numerosi rapporti internazionali la situazione dei media in Serbia negli ultimi anni non dà segni di miglioramento: insieme alle interferenze politiche, nei confronti dei giornalisti continuano ad essere registrati attacchi e minacce.

Vai al sito di Radio Capodistria