Corte Internazionale di Giustizia - Victor R. Ruiz/flick

Corte Internazionale di Giustizia - Victor R. Ruiz/flick

Giudizio salomonico della Corte Internazionale dell'Aja nella contesa tra Ucraina e Russia: nessuna sanzione a Mosca sulle accuse di terrorismo nel Donbass, la Russia deve però garantire i diritti dei tatari di Crimea. Francesco Martino (OBCT) per il GR di Radio Capodistria [23 aprile 2017]

Parte con un pareggio di fatto, e con entrambe le parti che proclamano vittoria lo scontro tra Russia ed Ucraina di fronte alla Corte Internazionale dell'Aja, massimo tribunale delle Nazioni Unite. Lo scorso gennaio Kiev aveva accusato Mosca di violare due convenzioni internazionali: quella sul finanziamento al terrorismo e quella sulla lotta alla discriminazione razziale.

Secondo le autorità ucraine, Mosca supporta direttamente le attività delle due “repubbliche ribelli” di Donetsk e Lugansk, emerse dalla guerra in corso in Ucraina orientale dal 2014, che Kiev bolla come organizzazioni terroriste e che ritiene responsabili di atti criminali come l'abbattimento di un aereo civile della Malaysia Airlines. L'Ucraina ha poi denunciato la repressione dei tatari di Crimea, dopo l'annessione della penisola da parte di Mosca, sempre nel 2014.

Mercoledì scorso i giudici dell'Aja hanno emesso la prima sentenza sul caso. Sui fatti del Donbass, la Corte ha ascoltato le argomentazioni di parte russa e ha deciso che nessuna sanzione può essere imposta a Mosca, invitando poi entrambe le parti in conflitto alla piena implementazione degli accordi di Minsk.

Sulla Crimea, secondo la corte ucraini e tatari che vivono nella regione si trovano oggi in una “situazione vulnerabile” e la Russia deve garantire i loro diritti di minoranza. Mosca ha quindi l'obbligo di permettere il funzionamento delle loro istituzioni, compreso il Mejlis, l'assemblea rappresentativa dei Tatari sciolta d'imperio dalla Corte suprema russa nel 2016, e di assicurare la possibilità di insegnamento in lingua ucraina.

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