Irene Spagnul sta effettuando uno stage all'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni di Tbilisi. Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nuova puntata del suo diario
Per questioni lavorative, mi trovo a fare la conoscenza di Manana S., la presidentessa della Coalizione georgiana sulla salute mentale. Viene invitata nei nostri uffici per una discussione in materia di salute mentale e supporto psicosociale agli sfollati del conflitto di agosto. Manana è una persona stupenda, estremamente professionale e profondamente umana e l'incontro si rivela molto utile.
Scopro che il sistema sanitario georgiano ha sempre trascurato molto il settore della salute mentale dal punto di vista finanziario e non solo. Dal 1990 al 1995, 800 pazienti affetti da disturbi mentali sono deceduti. Dal 1995 al 2004 il Governo ha allocato solo esigui finanziamenti circoscritti alla cura delle malattie più gravi. Dal 2004 la situazione è migliorata e lo Stato ha iniziato a dispensare più cospicue somme di denaro soprattutto alle ONG operanti in questo campo, anche se i fondi non sono mai sufficienti.
Il problema principale è la mancanza di adeguata formazione e motivazione del personale, che è per giunta mal pagato: gli studi infermieristici durano solo 2 anni mentre quelli di psicoterapia sono molto al di sotto degli standard europei. Sembra che la situazione sia molto grave soprattutto in seguito a questo conflitto: i problemi mentali e psicosociali sono molti e stanno aumentando col passare delle settimane. Un istituto georgiano che si occupa di diritti umani (Public Defender of Georgia), ha recentemente reso nota una ricerca fatta sulle vittime del conflitto di agosto per valutare l'impatto sulla loro salute mentale. I risultati sono spaventosi: il 42% è soggetto a reazioni di dolore acuto, l'82% è affetto da forte stress, l'88% riscontra disturbi del sonno, l'83% si definisce disperato e il 67% è soggetto all'aggravamento di malattie psicosomatiche.
Sono tutti unanimi dell'affermare la necessità di agire per tempo, prima che le fasce più vulnerabili della popolazione sfollata siano ancora più duramente messe alla prova e precipitino nella spirale delle dipendenze.
Parecchie organizzazioni non governative e internazionali operanti in Georgia hanno recentemente sottomesso dei progetti in proposito al vaglio dei donatori.
Qualche giorno fa, il 22 ottobre scorso, si è svolta a Bruxelles una grande conferenza a cui hanno partecipato, tra gli altri, la Banca Mondiale, l'Unione Europea, governi donatori e rappresentanti di aziende private per decidere del finanziamento delle attività di supporto e di ricostruzione della Georgia. I presenti si sono impegnati a finanziare la Georgia con 4 miliardi e mezzo di dollari. Gli Stati Uniti sono in cima alla lista dei più grandi contribuenti (1 miliardo di USD) seguiti dal Giappone che ha promesso di elargire 200 milioni di USD nei prossimi 3 anni. Anche i paesi europei hanno dato il loro contributo: la Germania ha promesso 33.7 milioni di Euro e la Svezia 40 milioni.
La Georgia ringrazia.
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