L'Associazione dei Film Club croati dagli anni '60 all'impegno di oggi per salvare le sale cinematografiche nel paese. La divulgazione della cultura cinematografica e il sostegno ai gruppi amatoriali. Intervista a Vera Robić Skarica, segretaria e storica rappresentante dell'associazione
Quando e come ha cominciato a lavorare nel mondo del cinema?
Negli anni Ottanta ho cominciato a lavorare alla Kinosavez Hrvatske, che poi nel 1992 si è trasformata nella Hrvatski Filmski Savez (Associazione dei Film Club croati). Questa associazione si occupava di cinema non professionale, settore che io considero parte integrante del cinema in generale, si sviluppi esso nelle scuole, nelle università, o in altri contesti. Io mi occupavo dell'organizzazione e dello sviluppo dell'associazione e di tutte quelle attività mirate a sviluppare il cinema amatoriale. Ad esempio, il principio di base su cui si fondava il nostro lavoro era la necessità per il cinema amatoriale di avere dei propri luoghi, esattamente come il cinema professionale. In Croazia all'epoca c'era una scena alternativa forte e diversificata, che viveva soprattutto nei kinoklub e ha dato vita alle correnti del cinema sperimentale a partire dagli anni Sessanta fino ad oggi. Queste sperimentazioni erano perfettamente in linea con quanto succedeva nella scena cinematografica internazionale. Le correnti sperimentali nascevano fondamentalmente nel mondo universitario, in particolare all'Accademia Cinematografica di Zagabria, dove insegnava e insegna Hrvoje Turković.
Parallelamente, svolgevamo anche un'attività di tipo editoriale, lavorando per esempio alla pubblicazione di autori come Ivan Martinac, Vladimir Petek o Tom Votovac. Le opere pubblicate coprivano gli ambiti della teoria e della critica cinematografica, e così via.
Come si è sviluppata l'attività dell'associazione nel corso del tempo? Quali sono stati i momenti più significativi?
Dopo la Seconda guerra mondiale, tutti i Savez (associazioni) in ambito culturale, sportivo e artistico erano stati riuniti in un'unica organizzazione che aveva il compito di occuparsi dell'organizzazione delle attività per il tempo libero attraverso una rete di circoli. Quello cinematografico fu fondato nel 1963, con lo scopo di sviluppare e promuovere il cinema a livello amatoriale, attraverso attività destinate al tempo libero, in un certo senso in corrispondenza ai principi del socialismo, che era ovviamente l'ideologia che guidava la società a quel tempo.
Chi si trovava lavorare in un'istituzione del genere aveva fondamentalmente due scelte: crearsi una nicchia e rimanerci tutta la vita, o cercare di ampliare e sviluppare le proprie attività. Io mi sono mossa in questa seconda direzione, e mi sono resa conto che per farlo era indispensabile uscire dal cerchio ristretto dei circoli del tempo libero: bisognava da un lato avere e sviluppare una specifica formazione cinematografica, e dall'altro sviluppare dei legami con le istituzioni.
Una prima fase molto significativa è stata quella all'inizio degli anni Settanta. Quel periodo ha visto emergere il cinema amatoriale, anche grazie ad alcune politiche mirate da parte dello Stato e delle associazioni, che hanno permesso di educare fasce sempre più ampie della popolazione giovanile. Ad esempio, proprio negli anni Settanta è stata introdotta una nuova legge relativa alla cultura cinematografica che coinvolgeva tutte le scuole elementari e medie e introduceva il cinema come materia scolastica, esattamente come le lingue straniere o la matematica, oltre che come oggetto di attività extra-scolastiche. Questo ha condotto al fiorire della cultura cinematografica del paese, con alcuni successi quali una serie di premi ottenuti nel festival "Decima Musa", che si svolgeva sotto il patronato dell'Unesco, ogni anno in un paese diverso.
Negli anni Ottanta, naturalmente, ci sono stati dei cambiamenti. Innanzitutto si sono verificati dei cambiamenti nella società stessa, ed è cambiato lo stesso socialismo. In quel periodo abbiamo lavorato moltissimo all'archiviazione ed alla conservazione del lavoro realizzato dal cinema amatoriale. All'epoca non c'era molta consapevolezza su questi temi relativi alla conservazione dei beni culturali, e questo era un progetto fondamentalmente unico all'interno del territorio jugoslavo.
Negli anni Novanta, nonostante la guerra, siamo riusciti a continuare le nostre attività. Nel 1991 e 1992 abbiamo proseguito con i programmi di educazione cinematografica nelle scuole; fra le altre cose, abbiamo realizzato e distribuito un lavoro intitolato "Pismo iz Hrvatske" (Lettera dalla Croazia). In particolare, a partire dal 1994-1995, siamo riusciti a rafforzare l'attività editoriale a ad allargare lo spettro delle attività a fasce sempre più estese di popolazione. In questo modo la Hrvatski Filmski Savez ha cercato di fare fronte, sia nel periodo della guerra che in quello successivo, alla crisi delle istituzioni che si occupano di cinema, rapportandosi con le specificità del periodo bellico e post-bellico.
Quali problemi poneva questo lavoro, ad esempio dal punto di vista finanziario?
Non si trattava di progetti in cui si investivano molti fondi. Chiaramente il cinema amatoriale è sempre stato un segmento marginale nel panorama cinematografico, non ha molta risonanza. Solo recentemente lo Stato ha cominciato a seguire non solo il lungometraggio ma anche i progetti amatoriali e le varie attività parallele (corto, documentario, e così via).
E oggi, quali sono le vostre fonti di finanziamento?
Ora abbiamo dei fondi statali che arrivano dai Ministeri della Cultura e dell'Istruzione. Anche la città di Zagabria ci sostiene attraverso un fondo per la cultura, e questi sono i finanziamenti diretti. Poi esistono dei fondi europei, ma anche sponsor e donazioni per progetti specifici, che includono anche i generi documentario e sperimentale.
Che tipo di rapporti avete con l'estero, e come sono cambiati nel corso degli anni?
A partire dagli anni Novanta, il fiorire dei festival ha creato un tessuto incredibilmente ricco, e la comunicazione con l'esterno si è fatta molto più facile. Grazie ad un vero e proprio boom di festival, ma anche grazie ad Internet, anche il cinema amatoriale ha potuto trovare un pubblico internazionale e un posto nella mappa del cinema mondiale. Anche da noi ci sono moltissimi festival: Zagabria, Pula, il festival del documentario, quello di animazione... In questo modo il nostro cinema è uscito dall'isolamento e ha trovato molte opportunità, anche grazie ai legami artistici e personali che si sono creati. I festival spesso funzionano per chiamata: se hai successo in uno, ti chiamano subito dappertutto.
A proposito di cinema locale: esiste oggi una cinematografia croata che si possa caratterizzare specificamente rispetto agli altri paesi, ad esempio in termini di tematiche o influenze?
Fondamentalmente ogni singolo autore è un universo a parte. Ad esempio, possiamo dire che Lordan Zafranović si ispira di più alla scuola italiana, mentre qualcuno è più affine alla scuola tedesca, o francese.
Un tema che appartiene specificamente alla nostra cinematografia è quello relativo alle guerre, ovviamente, anche se può essere mostrato e caratterizzato in modo diverso. All'interno dei paesi ex-jugoslavi, se vogliamo caratterizzare il cinema croato, forse possiamo dire che è più ermetico e aperto anche a temi universali. È una questione di mentalità: ognuno dei paesi slavi ha la propria, che rende una cinematografia diversa e riconoscibile rispetto alle altre.
Che bilancio può tracciare delle attività realizzate negli ultimi anni dall'associazione? Quali sono le più significative?
Dal 1999 abbiamo avviato la scuola di cultura dei media presso il cinema Tuskanac, dove si svolgono regolari programmi formativi per varie fasce d'età con la presenza di docenti e professionisti del settore (Djana Nenadić, Ante Peterlić, Hrvoje Turković...). Questi programmi si sviluppano su due binari paralleli, lo studio teorico e le attività di laboratorio, e sono molto importanti per la formazione di scolari e studenti (dato che le ultime generazioni sono rimaste prive di una cultura cinematografica), dando loro la possibilità di vedere film importanti, che non sarebbe possibile proiettare altrove vista la mancanza di luoghi deputati, e acquisire una sensibilità artistica. Al Tuskanac si svolgono inoltre rassegne, retrospettive ad altre attività di vario genere (distribuzione, pubblicazione, biblioteca e videoteca).
Poi abbiamo i progetti di educazione cinematografica, attivi sia nelle scuole che nelle università. Sarebbe una sciocchezza pensare di poter portare questi progetti dappertutto e istituire un circolo cinematografico in ogni scuola, ma cerchiamo di farlo ovunque ci sia un interesse, anche se l'istituzione scolastica è a volte un sistema molto chiuso dove è difficile entrare.
Un altro momento molto importante è stata l'iniziativa "Daj mi kino" (Dammi un cinema), che nel 2006 ci ha portati a salvare il cinema Europa a Zagabria, il più grande e antico della città, nonché l'ultimo rimasto dopo che molti altri erano stati trasformati in teatri, negozi o magazzini.
Come ci siete riusciti?
Abbiamo rivolto un appello alla cittadinanza, spiegando la storia della sala cinematografica, la sua importanza, e quello che stava per accadere, diffondendo la petizione anche attraverso una pagina web. Poi abbiamo organizzato delle raccolte di firme, ad esempio all'apertura del Zagreb Film Festival e nei centri studenteschi. La storia ha fatto il giro del paese, tutte queste azioni hanno dato i loro frutti, e abbiamo salvato il cinema dalla trasformazione nell'ennesimo teatro. Per una piccola associazione come la nostra, con soli sette collaboratori, si è trattato di una grande conquista, come Davide contro Golia.
Per saperne di più vai a: Hrvatski Filmski Savez
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