Per la prima volta nella storia del Premio, il 'Pen Serbia' per le migliori traduzioni dal serbo va a un'italiana, Alice Parmeggiani. Molte le sue traduzioni in lingua italiana di opere della letteratura serba, che spaziano dai grandi del Novecento come Ivo Andrić e Aleksandar Tišma, fino agli autori contemporanei, fra cui David Albahari, Dragan Velikić e Jelena Lengold
Fonte: Istituto di Cultura Italiana a Belgrado
Alice Parmeggiani, slavista e traduttrice, è stata insignita del “Premio PEN Serbia 2014” come “miglior traduttrice dal serbo”. Ha ricevuto il premio dalla presidente e scrittice Vida Ognjenović, già ambasciatore di Serbia e Montenegro in molti Paesi d’Europa settentrionale. Nella sede del PEN Serbia, era presente un folto gruppo di scrittori, editori, traduttori, giornalisti, docenti e ricercatori, oltre a Sira Miori, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Belgrado e coordinatore regionale per i Balcani occidentali.
Figlia di madre serba e di padre friulano, che si sono incontrati a Belgrado nel 1944 nel corso di un’azione di resistenza contro i nazisti, Alice Parmeggiani, dopo la laurea all’Università Ca’ Foscari di Venezia, ha vinto la cattedra di lingua e letteratura serba e croata all’Università degli Studi di Udine e di Trieste. Da circa vent’anni affianca all’attività didattica e di ricerca, un’importante attività di traduttrice, per le più importanti case editrici italiane: da Feltrinelli, a Einaudi, a Zandonai, specializzata quest’ultima nella pubblicazione di opere letterarie di scrittori del sud-est dell’Europa.
Di Alice Parmeggiani sono infatti molte le traduzioni in lingua italiana di opere della letteratura serba, che spaziano dai grandi del Novecento come Ivo Andrić e Aleksandar Tišma, fino agli autori contemporanei, fra cui David Albahari, Dragan Velikić e Jelena Lengold.
Si ricordano, in particolare, le sue raffinate traduzioni in lingua italiana delle raccolte di racconti di Ivo Andrić: “Litigando con il mondo”, “La storia maledetta. Racconti triestini”, “La donna sulla pietra” e “Buffet Titanik”. Le sue traduzioni di “Kapo” di Alexandar Tišma, de “La guerra rivoluzionaria jugoslava 1941-1945. Ricordi e riflessioni” di Milovan Djilas, dei romanzi “Goetz e Meyer” di David Albahari, e il recentissimo “Il muro del Nord” di Dragan Velikić, hanno avuto grande diffusione in Italia e hanno permesso la conoscenza di questi importanti scrittori serbi.
Di Alice Parmeggiani è pure la traduzione in lingua italiana de “Il mago della fiera” di Jelena Lengold, prima scrittrice serba vincitrice del “Premio dell'Unione Europea per la Letteratura” nel novembre 2011. La traduzione in italiano dell’autobiografia del noto regista Emir Kusturica, pubblicata nel 2011 con il titolo “Dove sono io in questa storia?”, ha permesso un facile e diffuso approccio del grande regista serbo al pubblico italiano.
La premiazione di Alice Parmeggiani è stata preceduta, qualche giorno fa, da una sua conferenza all’Istituto Italiano di Cultura a Belgrado sul tema: "La traduzione come mediazione fra due culture: esperienze e problemi della traduzione letteraria dal serbo all’italiano", collocata nell’ambito dell’evento "Maggio, mese delle Culture dei Popoli d'Europa". L’intervento ha suscitato molto interesse per un pubblico di docenti, editori e studenti serbi e italiani. Partendo da problemi linguistici e tecnici propri della traduzione e della mediazione linguistica e culturale, Alice Parmeggiani ha trattato questa complessa tematica insistendo molto sulla necessità dell’impegno etico oltre che intellettuale del traduttore, che ha il difficile compito, fra l’altro, di trasmettere le chiavi di lettura, il pensiero e il mondo culturale e sociale dello scrittore o del poeta di cui è chiamato a tradurre l’opera.
Oltre all’attività didattica e di traduzione, Alice Parmeggiani ha svolto anche un intenso lavoro di ricerca, in particolare sui rapporti fra le avanguardie letterarie russe, serbe, croate e italiane. Ha pubblicato diversi saggi di riflessione e critica letteraria e ha contribuito a diffondere in Italia la conoscenza delle letterature dei Paesi della regione geografica dei Balcani occidentali, con testi di fondamentale importanza, come il saggio “Scritti sulla pietra. Voci e immagini dalla Bosnia e dall’Erzegovina fra medioevo ed età moderna”, pubblicato nel 2005. Dagli anni Novanta si occupa altresì della formazione di mediatori linguistici e culturali nella scuola.