Dopo le amministrative che si sono tenute nella maggior parte dei comuni lo scorso 23 maggio, si ripropone in Montenegro la vecchia coalizione tra il partito Democratico Socialista di Milo Đukanović e il partito Socialdemocratico di Ranko Krivokapić
Esattamente un mese dopo le elezioni amministrative ecco risolto il dilemma di Podgorica. Ancora una volta l’amministrazione della capitale del Montenegro sarà affidata ai membri della longeva coalizione di governo di cui fanno parte il partito Democratico Socialista (DPS) del premier Milo Đukanović e il partito Socialdemocratico (SDP) di Ranko Krivokapić.
Le trattative per la formazione della nuova amministrazione del più grande comune montenegrino sono durate tre intere settimane. Ora le chiavi di Podgorica, per la prima volta, sono nelle mani dei socialdemocratici. Alle elezioni che si sono tenute il 23 maggio, i socialdemocratici hanno corso da soli ottenendo 5 seggi. Questo li ha fatti diventare l’ago della bilancia, dal momento che la coalizione stretta attorno al DPS, di cui fanno parte anche il partito dei Bosgnacchi e il partito Liberale, ha ottenuto 28 seggi, mentre la coalizione di opposizione ne ha ottenuti 24.
L’SDP ha quindi potuto scegliere: l’opposizione ha proposto loro un accordo post elettorale in base a cui avrebbero ottenuto anche la carica di sindaco del comune di Podgorica, una proposta ghiotta per i socialdemocratici che ha anche aumentato il loro potere contrattuale nella trattativa con il DPS.
Tuttavia era difficile aspettarsi che accettassero. Infatti l’SDP è da 13 anni fedele alleato del DPS: assieme i due partiti hanno costruito l’indipendenza del Montenegro e hanno condiviso la responsabilità di decisioni importanti per il Paese, in primis l’attuazione di una serie di dannose privatizzazioni.
L’SDP, per queste importanti elezioni, aveva un accordo sul programma con il premier Milo Đukanović, programma che pare riuscirà a realizzare. L’accordo di coalizione firmato da Đukanović e Krivokapić prevede che il sindaco di Podgorica sia scelto con il consenso di entrambi i partner della coalizione. Ma dal momento che l’SDP si oppone alla rinomina di Miomir Mugoša, eletto sindaco nel settembre 2006 con un mandato di 5 anni, si può dedurre che Mugoša non manterrà l’attuale carica dopo l’ottobre 2011.
“Non appoggeremo la rielezione dell’attuale sindaco” ha dichiarato un eminente esponente dello SDP, Đorđije Suhih. Durante le elezioni l’SDP aveva infatti annunciato, riferendosi a Mugoša, che non avrebbe permesso che le decisioni della capitale fossero messe in mano ad un solo uomo.
Ecco perché il sindaco Mugoša, capolista del DPS in queste elezioni, si oppone all’accordo.
In questa sua posizione Mugoša, cui più di tutti si deve la trasformazione di Podgorica negli ultimi dieci anni, ha anche il supporto di due membri influenti del DPS, Filip Vujanović, attuale presidente del Montenegro, e Svetozar Marović, vicepresidente del partito.
I due consiglieri dell’opposizione erano pronti a sostenere Mugoša, cosa che l’SDP ha bollato come un tentativo di “corruzione politica”. Considerata la dimensione e l’importanza di Podgorica per il Montenegro questo avrebbe potuto, secondo i socialdemocratici, danneggiare la coalizione anche a livello nazionale.
Tali macchinazioni sono state troncate da Đukanović, cui interessa indebolire il forte e carismatico Mugoša prima di ritirarsi dalla sua carica di premier. Il sindaco di Podgorica è, infatti, in politica ad alto livello già da vent’anni e viene considerato la “terza corrente” all’interno del DPS. Oltre a ciò, Mugoša si è inimicato anche molti grandi elettori del sei volte premier montenegrino.
La corrente più forte all’interno del partito al governo è guidata da Đukanović e la seconda più importante da Marović e Vujanović. La stampa ha annunciato che Đukanović potrebbe dare le dimissioni in gennaio, ovvero potrebbe assumere un incarico presso la sede NATO a Bruxelles, ipotesi che aprirebbe ufficialmente la “lotta per la successione” all’interno del DPS, e anche all’interno del governo.
Con il supporto di Marović e Vujanović, Mugoša potrebbe essere senza dubbio un candidato credibile alla carica di premier, carica che Đukanović avrebbe, però, “destinato” al 34enne vice premier e ministro delle finanze Igor Lukšić.
In questo modo la libertà di manovra di Mugoša è decisamente ridotta, ma lui non si darà vinto.
“Se Đukanović dovesse uscire di scena, si aprirebbero molti scenari, ma ora non è possibile dire quale sia il più verosimile” – sostiene Miloš Bešić, professore alla facoltà di Scienze Politiche a Podgorica.
Nelle recenti elezioni tenutesi in 14 città del Montenegro (due terzi del paese) la coalizione di governo ha ottenuto una vittoria significativa. L’opposizione ha vinto solo in due comuni nel nord del Montenegro, a Pljevlja e a Plužine, mentre non si sa ancora chi amministrerà Ulcinj.
Ciò che appare chiaro è che un’opposizione eterogenea non è ancora una valida alternativa al regime di Đukanović
Secondo Bešić, tuttavia, con il tempo l’SDP si rafforzerà e potrebbe minacciare la stabilità della coalizione anche a livello nazionale.
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