L'UE rimanda la decisione finale sui tempi dell'ingresso di Romania e Bulgaria. Giustizia, corruzione e diritti umani sotto la lente di Bruxelles. Slovenia dai talleri agli euro
di Rosita Zilli e Marco Furfaro
La Commissione europea ha proposto per voce del suo Presidente Barroso che l'adesione di Bulgaria e Romania all'Ue rimanga confermata per il 1° gennaio 2007, ma che un'ulteriore verifica sui progressi compiuti dai due Paesi verso Bruxelles venga effettuata in ottobre. Romania e Bulgaria non hanno infatti completato il processo di adeguamento alle norme previste dal trattato di Copenaghen e, ai sensi di un accordo sottoscritto dagli stessi con i vertici Ue nel 2005, l'ingresso in Europa può essere posticipata di un anno nel caso in cui due Paesi non si fossero dimostrati ancora del tutto pronti.
Il Presidente della Commissione europea ha presentato la scelta di rimandare la decisione sull'adesione di Romania e Bulgaria ad ottobre, come "il risultato di un continuo dialogo e di un ottimo lavoro di valutazione" ed ha aggiunto che "l'Unione europea deve naturalmente rispettare le promesse così come i Paesi entranti devono rispettare i criteri di adesione". Con tale decisione, la Commissione ha tenuto così aperta la possibilità di rinviare di un anno l'ingresso di Romania e Bulgaria nell'alveo Ue e di poter così contemporaneamente tenere alta la pressione sulle riforme. Delle tre ipotesi trapelate alla vigilia - ammissione dei due Paesi nel 2007, rinvio al 2008 o rinvio della decisione in autunno - ha prevalso infatti quest'ultima, quale risultato di un compromesso che tiene aperta la speranza di Romania e Bulgaria di far parte dell'Unione europea già dal prossimo anno e che allo stesso tempo permette alla Commissione di imporre un acceleramento delle riforme in alcuni settori chiave delle società dei due Paesi.
Sebbene Romania e Bulgaria abbiano "lavorato duramente", secondo Barroso permangono sul tavolo questioni irrisolte che attualmente costituiscono veri e propri ostacoli sul cammino verso l'Europa. Così, il 1° gennaio 2007, l'Unione europea sarà pronta ad accogliere i due Paesi, "a patto che risolvano le questioni pendenti che riguardano giustizia e affari interni". In particolare, l'esecutivo di Bruxelles rimprovera a Bulgaria e Romania la mancata applicazione di serie riforme in materia di lotta alla criminalità organizzata, efficaci leggi anticorruzione e lotta al riciclaggio di denaro, e richiama ad una maggiore tutela dei diritti umani ed all'integrazione interetnica.
Al cospetto dell'emiciclo di Strasburgo, il Commissario per l'allargamento Olli Rehn si è associato a Barroso, definendosi "orgoglioso per i risvolti dell'allargamento e per gli enormi progressi compiuti da Romania e Bulgaria", ma ha rimproverato ai due Paesi la strada ancora da compiere in materia di giustizia, corruzione e diritti umani. Rehn ha inoltre criticato la mancanza di strutture adeguate per la gestione dei Fondi strutturali e per l'agricoltura, spingendosi fino a minacciare "la sospensione dei fondi" nel caso di un uso inappropriato degli stessi. Infine, si è detto convinto che la decisione di effettuare un'ulteriore verifica ad ottobre "permetterà a Bulgaria e Romania di colmare le lacune che ancora persistono in materia di giustizia, lotta alla criminalità organizzata e riforme amministrative ed agli Stati membri che ancora non lo hanno fatto (tra i quali Germania e Francia, ndr) di ratificare il Trattato di adesione" firmato il 25 aprile 2005.
Intanto, sul fronte bulgaro, il primo commento a caldo è del ministro bulgaro per l'integrazione europea, Meglena Kouneva, che ha definito il rapporto della Commissione europea un "manuale" da utilizzare per conseguire lo status di Paese membro, confidando nel buon esito del processo di adesione. Non dello stesso umore il premier bulgaro Seguei Stanichev. ''Non cercate di umiliarci'', così il premier ha ammonito Bruxelles, sottolineando che "l'attitudine di Bruxelles è condizionata dal cambiamento di atmosfera relativo all' allargamento in generale".
A Bucarest, il premier romeno Calin Popescu Tariceanu ha espresso soddisfazione per il rapporto presentato oggi a Strasburgo, definendolo come "il migliore messo sul tavolo finora dalla Commissione europea sulla Romania". Il premier ha definito l'adesione nel 2007 "perfettamente realizzabile". Nei prossimi giorni, il commissario per l'allargamento si recherà in visita a Bucarest e a Sofia per spiegare le motivazioni del rinvio della decisione a ottobre e per incentivare i rispettivi governi nazionali ad intraprendere le riforme tanto auspicate dalle istituzioni europee.
Slovenia nell'eurozona
La Commissione europea ha espresso parere favorevole all'ingresso della Slovenia nell'eurozona a partire dal 1° gennaio 2007. A sancire l'ingresso il rapporto presentato dalla Commissione europea oggi all'aula dell'europarlamento di Strasburgo, secondo il quale la "Slovenia rispetta tutti i criteri di convergenza" e quindi conferisce sostanzialmente il via libera alla sostituzione del tallero con l'euro a partire dal prossimo anno. La decisione definitiva sarà presa a luglio dai ministri delle finanze dopo la consultazione del Parlamento europeo e dopo una discussione dei capi di Stato e di governo al vertice di giugno. Ma sembra oramai scontato il recepimento del parere favorevole dell'esecutivo di Bruxelles.
La Slovenia ha quindi soddisfatto tutti i requisiti richiesti da Bruxelles, anche se il commissario Almunia ha tenuto a ricordare che "proprio adesso, nel momento in cui la Slovenia adotta l'euro, è importante ricordare che gli sforzi del Paese non finiscono con l'adozione della moneta unica". Infatti, secondo il commissario agli Affari monetari, "sebbene l'euro porti enormi benefici, l'adozione della moneta unica europea porta con sé anche importanti responsabilità in termini di mantenimento della stabilità macroeconomica e la competitività di un paese in un unico contesto monetario".
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