La Commissione europea intende stringere legami più stretti con Ucraina, Moldavia, Georgia, Armenia, Azerbaijan e Bielorussia e propone di istituire un nuovo Partenariato orientale
Con una comunicazione del 3 dicembre la Commissione europea ha proposto i tratti salienti di un nuovo progetto, il Partenariato orientale, che definisce ambizioso e che prevede un sostanziale potenziamento del livello di impegno politico nei confronti dei Paesi che si affacciano sui confini orientali dell'Ue.
Si tratterebbe in particolare della prospettiva di una nuova generazione di accordi di associazione, di un'integrazione approfondita con le economie dei Paesi dell'Ue, di regole più semplici per i cittadini dei paesi partner che si recano in viaggio nell'Unione, di intese rafforzate in materia di sicurezza energetica che vadano a beneficio di tutte le parti in causa e di un'accresciuta assistenza finanziaria.
"Gli obiettivi di associazione politica e integrazione economica del Partenariato orientale - afferma il presidente della Commissione José Manuel Barroso - potranno essere raggiunti solo grazie a una forte volontà e a un deciso impegno sul piano politico da entrambi i lati. È necessario investire in misura ancora maggiore nella reciproca stabilità e prosperità - uno sforzo che darà ben presto i suoi frutti sotto forma di considerevoli benefici politici ed economici e che comporterà un accresciuto livello di stabilità e di sicurezza sia per l'Unione che per i suoi paesi partner orientali".
Barroso parla di "soft power" e di "capacità di attrazione" da parte dell'Unione europea ma respinge con vigore la tesi delle sfere di influenza. "Con Mosca abbiamo relazioni costanti, svolgiamo due summit all'anno, ci legano interessi comuni. Non credo che in Russia si interpreti in maniera distorta questa nostra attenzione verso la Georgia, l'Ucraina e gli altri Stati. Se dico che questo partenariato è positivo per tutta l'Europa, dico così perché per noi la Russia è parte integrante dell'Europa".
Secondo il commissario Ue alle Relazioni esterne, Benita Ferrero-Waldner si tratta di uno sforzo ambizioso ed equilibrato per aprire un nuovo capitolo nelle relazioni con i nostri vicini orientali con particolare riguardo a una "integrazione approfondita nell'economia dell'Unione" e "regole più semplici per i cittadini dei paesi partner che si recano in viaggio nell'Ue".
Il Partenariato sembra costituire un tentativo più strutturato di rafforzare le relazioni dell'Unione con i vicini dell'Est rispetto ai tentativi che l'hanno preceduto - come ad esempio la ''Politica Europea di Vicinato plus'' - che finì per essere inefficace. Il Partenariato orientale, invece, contiene proposte concrete che potrebbero - se attuate - far compiere un deciso passo in avanti alle relazioni Ue-paesi orientali.Per questo nuovo programma si parla di uno stanziamento di 350 milioni di euro di nuovi fondi e la riprogrammazione di quelli esistenti per un totale di 600 milioni nel periodo 2010 - 2013.
Il Partenariato stabilisce concretamente cinque "iniziative faro": gestione integrata delle frontiere; sostegno allo sviluppo delle piccole e medie imprese; sviluppo dei mercati regionali dell'energia elettrica e promozione dell'efficienza energetica e delle fonti energetiche rinnovabili; realizzazione del "corridoio energetico meridionale"; cooperazione per risposte congiunte alle calamità naturali.
Si prospetta, inoltre, la possibilità di costituire tra l'Ue e i paesi dell'Europa orientale non-Ue e del Caucaso e successivamente, tra questi stessi, un'area di libero scambio globale ed approfondita, che prevede la liberalizzazione del commercio di beni e servizi.
Questi nuovi accordi di associazione generalmente costituiscono il primo passo per l'acquis comunitario. Accordi simili furono infatti sottoscritti da tutti i paesi post-comunisti che, un decennio dopo, aderirono all'Unione Europea. Ora però l'Ue con questo nuovo progetto non offre questa prospettiva di adesione.
Se alcuni paesi, come l'Ucraina o la Georgia, attendono questa promessa, altri come Armenia e Azerbaijan invece, rivendicano da tempo la possibilità di orientarsi anche verso altre direzioni.
Del resto va anche tenuto conto che quattro dei sei paesi potenzialmente coinvolti dagli accordi si trovano in uno stato di guerra o semi-guerra. La Moldavia non ha alcun controllo sulla cosiddetta Repubblica della Transnistria, la Georgia dopo il conflitto di agosto deve fare fronte alle dichiarazioni di indipendenza di Ossezia del Sud e Abkhasia, mentre Armenia e Azerbaijan si contendono il territorio del Nagorno Karabakh.
Nonostante le parole rassicuranti di Barroso occorre però considerare il rapporto con la Russia e verificare come quest'ultima reagirà a questa mossa europea. Il Partenariato orientale è stato infatti accelerato dalla guerra nel Caucaso di quest'estate, che ha riproposto con drammatica evidenza quanto il vicinato europeo sia instabile e quanto peso abbia la Russia nei confronti dei suoi vicini.
Ora il progetto deve ottenere l'avallo del Consiglio dei capi di Stato e di governo dei 27 e sarà lanciato formalmente in un summit a ''27+6'' durante la prossima presidenza ceca dell'Ue, in carica nel primo semestre del 2009.
Quest'ultima dovrà affrontare un difficile compito. Il Partenariato orientale rappresenta un significativo spostamento nelle politiche dell'Ue in merito alla Russia. E potrebbe implicare ad Est un testa a testa con quest'ultima offrendosi infatti l'Ue di fatto come un'alternativa alla Russia per gli Stati post Sovietici.
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