La stabilità dell'area balcanica ha rappresentato per molti versi una priorità dell'Ue. In questa tesi di laurea ci si concentra nello specifico sui programmi di assistenza Ue sviluppati negli anni a favore dei cosiddetti Balcani occidentali. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
L’UE ha rappresentato un modello per il modo in cui ha costruito la sua dimensione interna. La fine della guerra fredda e dell’equilibrio dei due blocchi le ha aperto la possibilità di affermarsi come potenza internazionale. La prima sfida che le si è presentata è stata quella di garantire la transizione pacifica degli Stati nati in seguito alla caduta del muro di Berlino. Poco dopo l’UE ha dovuto fronteggiare la crisi nella penisola balcanica in seguito alla turbolenta dissoluzione della Jugoslavia. In quell’occasione l’Unione ha dovuto dimostrare di essere in grado di prevenire un disastro umanitario, ma anche di scongiurare il rischio della balcanizzazione dell’intero est Europa, ovvero il dilagare della disgregazione, dell’instabilità e dell’insorgere di governi autoritari negli Stati confinanti.
La stabilità dell’area Balcanica rappresenta una priorità per l’Unione, sia perché essa è strettamente collegata alla stabilità del vecchio Continente, sia perché la credibilità dell’UE, come attore internazionale, dipende in larga misura dal successo della sua azione nella regione. “Per essere un soggetto influente ed autorevole anche lontano dai propri confini, l’ UE deve dimostrare di poter fare la differenza anzitutto nel suo cortile di casa” 1. L’importanza strategica del successo dell’azione nei Balcani per l’UE, è dimostrata dal fatto che “in nessun altra area l’Unione ha attivato l’intero spettro delle sue politiche e dei suoi strumenti di relazioni esterne”2. Un’importante strumento dell’UE, per assicurare la stabilità e lo sviluppo sociale ed economico dell’area balcanica, così come dell’est Europa in generale, è stata la promessa dell’adesione all’Unione.
Il presente lavoro è incentrato in particolare sugli Stati dei cosiddetti “Balcani Occidentali”, ovvero l’Albania, la Bosnia-Erzegovina, la Croazia, il Kosovo, la Macedonia3, il Montenegro e la Serbia. A differenza dei loro vicini, in particolare la Slovenia, la Romania e la Bulgaria, ai quali è stato riconosciuto lo status di membri associati sin dalla metà degli anni ’90, i Balcani Occidentali hanno visto concretizzarsi la prospettiva di adesione all’UE solo fra il 2000 e il 2003.
Nel primo capitolo l’analisi è incentrata sulle principali iniziative promosse dall’Unione Europea a favore dei Balcani Occidentali dagli anni ’90 ad oggi, per cercare di comprende perché e come è maturata la prospettiva europea per la Regione.
Nel secondo e terzo capitolo l’attenzione si focalizzerà su un aspetto specifico della politica europea verso i Balcani, ovvero sui programmi di assistenza adottati dall’Unione a supporto delle sue politiche verso la Regione. Tale analisi permetterà di comprendere in concreto la portata dell’impegno UE nell’area.
Nel secondo capitolo l’attenzione si soffermerà sulle caratteristiche di tali programmi con particolare attenzione alla programmazione strategica, alle strutture di attuazione e all’allocazione delle risorse. La descrizione, in prospettiva storica, permetterà di mettere in evidenza come la qualità dell’assistenza UE si sia perfezionata.
Nell’ultimo capitolo vengono analizzati alcuni aspetti dell’assistenza di pre-adesione dell’UE, legati all’attuazione ed ai principali vantaggi che essa ha rispetto ad altre forme di assistenza. Di grande interesse è, quindi, il paragone fra i programmi di pre-adesione rivolti ai paesi dell’Europa Centrale ed Orientale e lo strumento di pre-adesione per i Balcani Occidentali (IPA), tanto in termini quantitativi che qualitativi. Vengono infine esposte le principali critiche fatte ad IPA
Note:
1 Cfr. Javier Solana, (2007), Prefazione a Gori Luca L’unione Europea e i Balcani Occidentali: la prospettiva europea della regione (1996-2007) Rubbettino.
2 Ibidem
3 Sul nome Macedonia esiste una disputa fra la Skopje ed Atene. Quest’ultima, infatti, sostiene che tale nome è legittimamente applicato ad una sua regione settentrionale le cui origini risalgono ad Alessandro Magno. La Grecia si rifiuta, pertanto, di riconoscere il nome costituzionale di “Repubblica di Macedonia”. Dopo l’indipendenza di Skopje il Paese è stato riconosciuto membro dell’Organizzazione delle Nazioni Unite con il nome provvisorio di ex-repubblica Jugoslava di Macedonia (in inglese former Yugoslav republic of Macedonia siglato FYR Macedonia) in attesa della risoluzione della controversia. Nel presente lavoro si userà, per praticità, il nome di Macedonia, senza con ciò voler prendere parte alla contesa.
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!
Commenti
Log in or create a user account to comment.