Inaugurata a Trieste la nuova edizione del festival "S/paesati - Raz/seljeni sul tema delle migrazioni". Rispecchia molte questioni dell'attuale crisi: la guerra, la pace e la felicità, le differenze e le innovazioni tecnologiche, le condizioni di estraneità di fronte al cambiamento. Previsti anche appuntamenti dedicati al conflitto in ex Jugoslavia, il primo verrà inaugurato il 10 ottobre
Inaugurata a Trieste la XXIII edizione del festival S/paesati - eventi sul tema delle migrazioni, che rispecchia molti temi di questo momento di crisi: la guerra, la pace e la felicità, le differenze e le innovazioni tecnologiche, le condizioni di estraneità di fronte al cambiamento. Come spesso è accaduto nelle passate edizioni S/paesati affronta questi argomenti da una prospettiva sia storica che contemporanea, principalmente attraverso il linguaggio teatrale, correlato ad altre forme artistiche e a incontri di approfondimento. Non manca la consueta apertura interculturale organizzando il programma con il Teatro Sabile Sloveno e cercando di instaurare delle collaborazioni internazionali.
Inaugurato il 29 e 30 settembre al Teatro Miela di Trieste, grazie alla coproduzione internazionale di dramma Italiano HNK Fiume ’Ivan p. Zajc’ e Bonawentura, con lo spettacolo "Intelligenze artificiali al Wellness" di Giuseppe Nicodemo, in cui la trasformazione antropologica dettata dall'uso quotidiano delle intelligenze artificiali come ad esempio ’Alexa’, trova espressione in una commedia surreale in cui due intelligenze artificiali entrano in un corpo umano e si rilassano al Wellness sull’isola di Dokd. Una prima coproduzione con il dramma Italiano di Fiume – NHK ’Ivan p. Zajc’ che ci ha permesso di conoscere meglio la comunità italiana in Istria e che ci stimola a trovare altre forme di collaborazione nel prossimo futuro.
Dopo un inizio all'insegna dell'ironia e della leggerezza, il festival dedica alcuni eventi alla guerra nell'ex Jugoslavia con un progetto nato durante la pandemia. La mostra "Shooting in Sarajevo" con la presentazione dell'omonimo volume è direttamente correlato allo spettacolo "Pazi Snajper – Attenzione Cecchino". A trent’anni dall’inizio dell’assedio sulla città di Sarajevo 1992-2022, l'autrice e attrice Roberta Biagiarelli e il fotografo Luigi Ottani hanno immaginato di esplorare l'immaginario dei cecchini che si appostavano dalle finestre dei palazzi di Sarajevo e sparavano sui passanti.
L’efficace gioco di parole scelto da Ottani chiarifica l’idea cardine del progetto: shooting , infatti, significa fotografare ma anche sparare. Ne derivano una mostra e un volume fotografico che ritraggono la città di Sarajevo dalle stesse postazioni dalle quali i cecchini tenevano sotto assedio i suoi abitanti 30 anni fa. La mostra sarà inaugurata il 10 ottobre con la partecipazione del giornalista Paolo Rumiz, dell'autrice di uno degli articoli del volume Azra Nuhefendić, e dell'editrice di Bottega Errante, Elisa Coppetti.
Il 13 ottobre si terrà lo spettacolo "Pazi Snajper | Attenzione Cecchino" di e con Roberta Biagiarelli e Sandro Fabiani. Altra coproduzione nazionale di Bonawentura-Teatro Miela con Il Contato del Canavese e Babelia & C- progetti culturali. L’azione è ambientata in due situazioni parallele: la postazione del cecchino inondata dal suo flusso interiore e l’abitazione di un uomo e di una donna che resistono nella città in guerra.
Dalla riflessione sulle lacerazioni del passato si passa alla più scottante attualità con lo spettacolo Libia, tratto dal libro di Francesca Mannocchi e Gianluca Costantini (Mondadori 2019), realizzato dalla compagnia ErosAntEros con Davide Sacco e Agata Tomšič. Come l’artista-attivista Gianluca Costantini con la giornalista Francesca Mannocchi hanno trasformato dei reportage in un’opera di graphic journalism, così ErosAntEros trasforma le potenti immagini e parole di Costantini-Mannocchi in uno spettacolo multidisciplinare sulla la questione libica, con la partecipazione del poliedrico musicista Bruno Dorella. Seguirà un dibattito in occasione del 4°incontro nazionale Unità di contatto e di strada italiane – Progetto anti tratta Trieste (CDCP) e Numero Verde Anti Tratta, e in collaborazione con ICS- ufficio rifugiati per approfondire l'esperienza sul campo rispetto all'immigrazione dalla Libia.
Il desiderio di felicità davanti al dolore psichico e alla confusione dei tempi viene rappresentato il 27 ottobre al Teatro Miela dalla compagnia Chille de la Balanza, compagnia che opera a San Salvi, ex ospedale psichiatrico fiorentino, in "Voglio solo cercare di essere felice / Poskušam vsaj biti srečen" di Claudio Ascoli, liberamente tratto dagli scritti di Antonin Artaud e/in Colette Thomas. Il 28 ottobre ci spostiamo al Teatro Stabile Sloveno per lo spettacolo "Črna koža, bele maske / Pelle nera, maschere bianche" di Maša Kagao Knez per la regia di Ivana Djilas, una coproduzione di Anton Podbevšek Teater e/in Plesni Teater Ljubljana. La coreografa slovena di origine africana Maša Kagao Knez ha ideato uno spettacolo di danza di grande effetto che indaga sulle diverse percezioni del corpo bianco e del corpo nero africano.
Sempre al Teatro Stabile Sloveno, il 16 novembre, lo spettacolo di teatro danza che si lega al passato del nostro territorio e alla difficile condizione delle donne che faticavano trasportando sul loro capo i prodotti della terra: "Plenir/ La cesta". Progetto dell'artista e coreografa triestina Daša Grgič che ha coinvolto più realtà come il Balkan dance project"+, il "Festival Velenje e il Teatro Stabile Sloveno. Il cesto aiutava le donne del litorale a sostenere la propria famiglia durante tutte le guerre e le carestie, quando si recavano a Trieste per vendere la frutta e verdura.
Il passato, con le trasformazioni avvenute, nei vari dopoguerra sono oggetto della coproduzione tra Teatro Miela e Teatro Stabile Sloveno "Vite sospese – testimonianze di donne sui dopoguerra /Negotova življenja – Povojna pričevanja žensk" che vede come protagonista la storica Marta Verginella e le tematiche del suo progetto ’Eirene’ dell' European Research Council sulle donne nei dopoguerra. La conferenza/ spettacolo che si svolgerà in forma bilingue, divisa in due parti, al Teatro Miela il 7 dicembre e il 15 dicembre al Teatro Sloveno, vuole raccontare lo spaesamento che si rintraccia indagando sia le fonti autobiografiche che quelle psichiatriche nei dopoguerra del Novecento.
L’8 dicembre, al Teatro Miela, si chiuderà con un capitolo dedicato al conflitto in ex- Jugoslavia con lo spettacolo "Noi saremo felici ma chissà quando" tratto da “Diario da Belgrado” di Biljana Srbljanović con Ksenija Martinović e la regia di Paolo Bignamini, una produzione del CTB Centro Teatrale Bresciano e deSidera Teatro de Gli Incamminati. In seguito al fallimento dei negoziati di Rambouillet per la pace in Kosovo, la Nato sferra un attacco aereo in Serbia e Montenegro, bombardando, dal 24 marzo all'11 giugno 1999, la città di Belgrado. Durante quei giorni, sul quotidiano italiano “la Repubblica”, viene pubblicato un vero e proprio “diario di guerra” da Belgrado di Biljana Srbljanović, giovane e affermata drammaturga serba. Ksenija Martinović, nata e cresciuta a Belgrado, nel 1999 vive i primi giorni dei bombardamenti nella sua città, per poi attraversare a piedi il confine e raggiungere suo padre che da anni lavora in Italia.
Chiude il festival la mostra fotografica "Terra madre" al Teatro Stabile Sloveno dal 13 al 27 gennaio, evento nato in collaborazione con la Bottega del Mondo Senza Confini/Brez Meja. La sfida della sostenibilità ambientale in Africa raccontata attraverso le immagini realizzate da grandi fotografi. Alluvioni, siccità, cicloni, invasioni di cavallette: in Africa si moltiplicano i disastri naturali da cui originano migrazioni e instabilità.
Si veda il programma dettagliato del Festival S/paesati