È morto a 65 anni il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. Credeva in un'Europa vicina ai cittadini, solidale, autorevole, un'Europa dei diritti, delle diversità, delle libertà. Che ha perseguito con cuore e passione, senza mai risparmiarsi
“Antonio ha rappresentato il simbolo dell’Europa che vogliamo”, disse David Sassoli il 16 luglio 2021 in una sua visita a Trento , per partecipare alla cerimonia di conferimento della laurea magistrale a titolo d'onore in Studi Europei ed Internazionali ad Antonio Megalizzi, giovane giornalista morto in un attentato a Strasburgo il 14 dicembre 2018.
“Un’Europa vicina ai cittadini, solidale, autorevole. Che cresce grazie al dialogo, al confronto. Due aspetti che stanno alla base della buona politica e costituiscono la colonna portante di ogni sistema democratico”, proseguì in quell'occasione il presidente del Parlamento europeo.
David Sassoli, lungo tutto il suo mandato da presidente dell’Europarlamento ha fatto suoi alcuni cavalli di battaglia, tra i quali la libertà di stampa e di informazione.
Un europeista convinto, Sassoli ha dimostrato di esserlo ogni giorno nel suo lavoro, sin dal suo discorso di insediamento alla presidenza del PE il 3 luglio 2019: “Dobbiamo recuperare lo spirito di Ventotene e lo slancio pionieristico dei Padri Fondatori, che seppero mettere da parte le ostilità della guerra, porre fine ai guasti del nazionalismo dandoci un progetto capace di coniugare pace, democrazia, diritti, sviluppo e uguaglianza. In questi mesi, in troppi, hanno scommesso sul declino di questo progetto, alimentando divisioni e conflitti che pensavamo essere un triste ricordo della nostra storia. I cittadini hanno dimostrato invece di credere ancora in questo straordinario percorso, l’unico in grado di dare risposte alle sfide globali che abbiamo davanti a noi.”
Ha sempre sottolineato che si deve lavorare ogni giorno per difendere, e rafforzare, ciò che rischia di essere perduto: “La pace tra le nazioni, la libertà di pensiero, il rispetto delle persone – di tutte le persone, la tutela delle diversità sono i principi fondanti della nostra identità. Se perdessimo tutto questo l’Europa si ritroverebbe senza identità e funzione”, dichiarò a Trento a luglio dell’anno scorso.
E nel suo ultimo discorso, pubblicato su Twitter il 23 dicembre in vista del Natale , sottolineava le ombre di questa Europa che respinge invece di essere "casa per tutti" ma che può, e deve, esserlo: “Abbiamo visto nuovi muri e i nostri confini in alcuni casi sono diventati confini tra morale e immorale, tra umanità e disumanità. Muri eretti contro persone che chiedono riparo dal freddo, dalla fame, dalla guerra, dalla povertà. Abbiamo lottato accanto a chi chiede più democrazia, più libertà, accanto alle donne che chiedono diritti e tutele. A chi chiede di proteggere il proprio pensiero. Accanto a coloro che continuano a chiedere un’informazione libera e indipendente. Abbiamo finalmente realizzato, dopo anni di crudele rigorismo, che la disuguaglianza non è né accettabile né tollerabile, che vivere nella precarietà non è umano, che la povertà non va nascosta ma dev’essere combattuta e sconfitta… (…) il dovere delle istituzioni europee è di proteggere i più deboli e non di chiedere altri sacrifici aggiungendo dolore al dolore”.
David Maria Sassoli è stato chiamato così dai genitori in onore di David Maria Turoldo: frate, poeta, sostenitore di percorsi di rinnovamento culturale e religioso, fortemente attivo nella Resistenza durante l’occupazione nazista a Milano. Ne è stato all'altezza: un sognatore, un resistente che lotta, con costante dialogo ma senza tentennamenti.
Senza mai dimenticare da dove veniamo: “Non siamo un incidente della Storia, ma i figli e i nipoti di coloro che sono riusciti a trovare l’antidoto a quella degenerazione nazionalista che ha avvelenato la nostra storia. Se siamo europei è anche perché siamo innamorati dei nostri Paesi. Ma il nazionalismo che diventa ideologia e idolatria produce virus che stimolano istinti di superiorità e producono conflitti distruttivi.”
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