In ricordo di Rossana Fontanari, morta in un incidente a soli 33 anni, pubblichiamo la lettera di Michele Nardelli. Nardelli è da anni promotore di iniziative di cooperazione decentrata e di diplomazia popolare nei Balcani, di cui molte nell'ambito dell'Associazione Trentino con i Balcani di cui Rossana faceva parte
In serata arriva una di quelle telefonate che non vorresti mai ricevere. Rossana è morta. Un incidente... Difficile definire così il fatto di venir travolti sul ciglio della strada da un automobile guidata da un irresponsabile che non s'è nemmeno fermato e che poi si è dileguato nel buio.
Rossana Fontanari lavorava da diversi anni nella cooperazione di comunità con i Balcani, prima nel Tavolo con il Kosovo e poi nell'Associazione Trentino con i Balcani che ha messo in rete gran parte delle esperienze di cooperazione trentina nella regione.
Il suo impegno era rivolto in particolare all'area sulla memoria e l'elaborazione del conflitto, tematica di grande spessore che in questi anni l'aveva messa a confronto con i lati più complessi della relazione con i paesi usciti dalla guerra degli anni '90 ma non per questo pacificati. Un lavoro difficile ma anche straordinariamente interessante tanto che sull'accompagnamento dei ragazzi dell'enclave di Gorazdevac (sobborgo serbo di Peja-Pec) ne aveva fatto un importante lavoro di ricerca.
Ricordo in particolare il suo impegno nel costruire e promuovere la mostra dedicata alla figura di Bekim Fehmiu, il volto cinematografico dell'Ulisse, iniziativa nata proprio da un confronto fra i giovani di Pec-Peja, di Prijedor e di Kraljevo che avevano identificato nell'“Ulisse venuto dai Balcani” un punto d'incontro in grado di far nascere il dialogo dieci anni dopo la scelta dell'attore jugoslavo di farla finita. Rossana era stata (insieme a Simone) l'anima di quel lavoro, l'interfaccia di quei ragazzi che per la prima volta costruivano insieme una cosa bellissima, oltre ogni loro appartenenza nazionale o religiosa.
Non ho avuto modo di conoscere più da vicino Rossana in questi anni di mio progressivo distacco dall'impegno nella cooperazione internazionale, ma questo ricordo mi basta per dire con quale sensibilità ed intelligenza lei interpretasse la cooperazione internazionale, un mondo spesso segnato dal cinismo o dalla banalità del bene.
Aveva solo trentatré anni, Rossana. La sua cittadinanza europea la portava a fare la spola fra il Trentino e il cuore balcanico dell'Europa: proprio oggi sarebbe dovuta partire alla volta di Belgrado. Invece è andata diversamente, ma io voglio pensarla già lì, al lavoro per costruire quel mondo fatto di relazioni, di ascolto e di dialogo, oltre le frontiere fuori e dentro di noi.