Missili su tre villaggi nel Kodori, in Abkhazia. Cresce la tensione nella repubblica georgiana secessionista. Presto una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu
La notte tra l'11 ed il 12 marzo sono stati bombardati tre villaggi nella Valle del Kodori, un'area montagnosa della catena del Caucaso posta lungo il confine sud-occidentale tra Russia e Georgia. Secondo il governo di Tbilisi elicotteri russi provenienti dalla Karacevo-Circassia (Repubblica Autonoma della Federazione Russa al confine con la Georgia) si sono infiltrati in territorio georgiano ed hanno sparato un ventina di missili che hanno danneggiato diversi edifici, tra i quali la sede del governo legittimo dell'Abkhazia, una scuola ed una stazione di polizia. L'azione militare non ha provocato vittime ma potrebbe aggravare le già tesissime relazioni tra Georgia e Russia.
La gola del Kodori si trova in Abkhazia, la Repubblica formalmente autonoma all'interno della Georgia che ha dichiarato l'indipendenza da Tbilisi nel luglio del 1992. Capitale dell'Abkhazia e sede del governo secessionista sostenuto da Mosca ma non riconosciuto da alcun stato è Sukhumi, città posta sulle rive del Mar Nero. Tbilisi, invece, è stata la sede del governo legittimo dell'Abkhazia fino allo scorso luglio, quando le autorità in esilio furono spostate nel Kodori.
Il vice Ministro della Difesa georgiano, Levan Nikoleishvili, ha spiegato che "la prima notizia di un elicottero che stava sorvolando i villaggi di Chkhalta, Azhara e Gentsvisi è stata data intorno alle 22 (ora di Tbilisi) dell'11 marzo. Successivamente si è verificato il bombardamento: razzi cadevano nelle montagne circostanti, apparentemente sparati da Tkvarcheli", un vicino villaggio sotto il controllo abkhazo.
Nel corso del Consiglio Nazionale di Sicurezza riunitosi d'emergenza la mattina del 12 marzo, il Presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha dichiarato che "un attacco alla gola del Kodori è un attacco all'intera popolazione della Georgia" ed ha definito il bombardamento "una pericolosa provocazione" con lo scopo di "minare la stabilità" del Paese e di "impedire lo sviluppo della Georgia".
Della stessa opinione Malkhaz Akishbaia, Capo del governo abkhazo in esilio, che ha commentato l'accaduto descrivendolo come "un tentativo da parte dell'Abkhazia di terrorizzare la popolazione locale e di ritirarsi dal processo di pace".
Subito dalle autorità abkhaze è arrivata la smentita alle accuse di Tbilisi che i razzi fossero stati sparati da un'area controllata da Sukhumi. Il Ministro degli Esteri della secessionista Abkhazia, Sergej Shamba, ha dichiarato che "è stato uno scontro ordinario, di routine tra le milizie locali guidate dal ribelle signore della guerra Emzar Kvitsiani e le forze georgiane dispiegate nell'alto Kodori". Shamba, inoltre, ha aggiunto che "questo tipo di scontri si verificano spesso nell'area, ma sembra che in quest'ultimo episodio lo scontro a fuoco sia stato molto più intenso. La primavera sta arrivando e ci si aspetta che le milizie ribelli intensifichino le proprie attività".
Già nello scorso ottobre dei razzi furono esplosi nella stessa area. Anche in quel caso il governo georgiano dichiarò che i razzi erano stati lanciati dal territorio abkhazo, ma gli osservatori delle Nazioni Unite che indagarono sull'accaduto riportarono che i missili non potevano essere stati sparati dall'area posta sotto controllo del governo de facto, bensì dalle colline circostanti più vicine ai paesi colpiti.
Informato della nuova azione militare nel Kodori, il Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU per la Georgia, Jean Arnault, ha immediatamente contatto le autorità georgiane ed abkhaze per istituire una commissione investigativa sulle dinamiche del bombardamento nel Kodori. La commissione, composta da partecipanti georgiani ed abkhazi, da osservatori delle Nazioni Unite e da rappresentanti delle forze di peacekeeping della Comunità degli Stati Indipendenti, ha già effettuato un sopralluogo nei paesi colpiti dai missili e la relazione è attesa per i prossimi giorni.
Anche la Russia, su richiesta "di immediata spiegazione" dell'incidente da parte del Ministro degli Esteri georgiano, Gela Bezhuashvili, ha negato il coinvolgimento nell'operazione. Sergey Lavrov, Ministro degli Esteri russo, ha dichiarato infatti che "l'incidente è una conseguenza logica della decisione da parte della Georgia di mandare truppe e spostare il governo abkhazo in esilio nella Valle del Kodori" ed ha richiamato le autorità georgiane "a mantenere la calma nonostante le circostanze".
Fino allo scorso luglio la Valle del Kodori era sotto formale ma precaria giurisdizione del governo centrale georgiano in quanto effettivamente controllata da Emzar Kvitsiani, autorità locale e signore della guerra. Alla fine del luglio 2006 le forze georgiane occuparono l'area per disarmare i gruppi paramilitari guidati da Kvitsani vedi "L'Abkhazia stretta alla gola", Osservatorio sui Balcani 03.08.2006. Dopo aver ristabilito la piena giurisdizione georgiana sul territorio, il legittimo governo in esilio venne trasferito da Tbilisi all'Alta Abkhazia (il territorio della gola del Kodori, così rinominato dal governo georgiano), spostamento che aveva alimentato le speranze di riunificazione nazionale dei georgiani, una delle principali ambizioni del Presidente Saakashvili. Ma l'operazione era stata anche fonte di forte tensione con la Russia ed il governo de facto abkhazo, tanto che nel testo della successiva risoluzione dell'ONU approvata lo scorso ottobre, era stata definita "un'azione provocatoria" da parte georgiana vedi "Risoluzione ONU sull'Abkhazia: tra soddisfazione e critica", Osservatorio sui Balcani 24.10.2006.
La nuova crisi tra Tbilisi, Sukhumi e Mosca arriva in concomitanza con la discussione circa una nuova risoluzione sull'Abkhazia del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, attesa per il prossimo 15 aprile. Nei giorni precedenti al bombardamento del Kodori, autorità georgiane avevano espresso il desiderio che nel documento fosse inserita la constatazione delle migliorate condizioni di sicurezza nell'Alta Abkhazia dovute alla presenza della polizia georgiana. Su insistenza della Russia, nella precedente risoluzione si affermava infatti che in Abkhazia era risultata "una nuova e tesa situazione" causata, almeno in parte, dall'operazione speciale intrapresa dalla Georgia nel luglio 2006 nella gola del Kodori. L'azione militare nel Kodori della settimana scorsa è interpretata, quindi, da Tbilisi come un tentativo di "creare un'atmosfera negativa" circa la sicurezza nella Valle in vista della sessione del Consiglio di Sicurezza.
La Georgia, inoltre, vorrebbe vedere tolta dal testo della risoluzione il "tradizionale" passaggio che afferma "il ruolo stabilizzante" delle forze di peacekeeping russe nell'area di conflitto, ma il Ministro di Stato georgiano per la Risoluzione dei Conflitti, Merab Antadze, ha dichiarato in modo realistico che "in questo momento non vi può essere nessuna nuova decisione circa i peacekeepers russi, in quanto la Russia porrebbe immediatamente il veto sulla questione" in sede di Consiglio di Sicurezza.
D'altra parte però, Tbilisi spera che la prossima risoluzione sia più favorevole della precedente alla Georgia sulla base anche delle reazioni internazionali alle recenti elezioni parlamentari tenutesi in Abkhazia, subito dichiarate "illegali" dal governo georgiano. Mentre, infatti, Unione Europea, Stati Uniti e NATO hanno severamente condannato le votazioni condotte nella Repubblica secessionista, il portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo, Mikhail Kaminin, seppur non riconoscendole apertamente, aveva dichiarato che "la società, i mass media e le organizzazioni non governative russe rispettano le elezioni in Abkhazia, dato che la consultazione elettorale ed il referendum rappresentano la più alta espressione del volere della popolazione, indipendentemente dallo status del territorio".
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