Grazie ad un finanziamento europeo, è nato in Montenegro il primo Fondo di garanzia dedicato alle piccole e medie imprese. Intervista a Roberto Zavatta di Economisti Associati con sede a Bologna
Di recente si è concluso il percorso di costruzione del primo fondo di garanzia del Montenegro. Ci racconta come e perché avete avviato questo progetto?
Tutto ha avuto inizio nel novembre del 2005 quando la nostra società - Economisti Associati di Bologna - si è aggiudicata un progetto di cosiddetta "assistenza tecnica" in consorzio con altri tre partner: il gruppo The European House Ambrosetti, lo studio legale Tonucci di Roma e Simest - Società Italiana per le Imprese all'Estero. Il progetto di consulenza è stato finanziato con fondi gestiti dall'Agenzia Europea per la Ricostruzione.
Di che cosa tratta in dettaglio il progetto nel quale avete operato da consulenti?
Si è trattato di un progetto di trenta mesi che ha interessato vari aspetti. Quello principale era ideare delle soluzioni per favorire l'accesso al finanziamento, in particolare bancario, alle piccole e medie imprese montenegrine. In particolare, il progetto aveva lo scopo di mettere in piedi un Fondo di garanzia, che può essere assimilato a quello che in Italia chiamiamo "confidi". Un fondo di garanzia è sostanzialmente un ente che sta a metà strada tra l'impresa e la banca e che, sulla base dei propri capitali, emette garanzie per conto dell'impresa. In questo modo l'impresa può accedere più facilmente al credito bancario. Ovviamente, l'attività di emissione di garanzie deve essere opportunamente regolamentata per evitare i disastri che vediamo in questi giorni.
Ci fa un esempio di come funziona il Fondo montenegrino?
Prendiamo come esempio un'impresa che vuole realizzare un progetto di investimento di 300.000 euro, cifra ragionevole per una piccola impresa montenegrina, e che si accinge a rivolgersi al sistema bancario. Ovviamente, la banca richiederà delle garanzie. Però, questa impresa ha un capitale che può essere utilizzato come garanzia nell'ordine di 150.000 euro, magari sotto forma di un piccolo capannone, delle attrezzature e un po' di capitale circolante, che però difficilmente una banca accetterebbe. Ciò significa che l'impresa risulterebbe scoperta per circa della metà della cifra di cui ha bisogno per sviluppare le sue attività.
Grazie al nostro progetto, è previsto che l'impresa possa rivolgersi al Fondo di garanzia e che tale fondo, dopo aver fatto le opportune valutazioni ed analisi, possa emettere una garanzia per la quota di finanziamento bancario che l'impresa non può garantire in proprio. In concreto, ciò significa che se un domani l'impresa non dovesse restituire interamente il prestito ottenuto dall'istituto bancario, il Fondo subentrerebbe a pagare la parte per la quale si è fatto garante.
Quali partner montenegrini hanno lavorato con voi?
Il consorzio di consulenti era costituito da soggetti esclusivamente europei, mentre in Montenegro sono stati due gli interlocutori principali. Da un lato l'Agenzia per lo Sviluppo delle Piccole e Medie Imprese, costituita dal governo montenegrino già diversi anni fa. Dall'altro, trattandosi di un'iniziativa che va ad impattare sul funzionamento del sistema finanziario, non si poteva ovviamente non lavorare assieme alla Banca Centrale del Montenegro.
Questi sono i due pilastri sui quali si è costruita gran parte della nostra attività. Abbiamo poi avuto contatti con altri soggetti potenzialmente interessati a far parte del Fondo, come ad esempio l'Associazione degli imprenditori. Ma si è dimostrata decisamente interessata anche l'Associazione delle banche, costituitasi non da molto. In ultimo, dato che nel progetto si è voluto dare un'enfasi particolare allo sviluppo di piccole e medie imprese in ambito agricolo, abbiamo avuto come interlocutore anche il Ministero dell'Agricoltura del Montenegro.
Parla di valutazione ed analisi dei soggetti che chiedono di ottenere la garanzia. Intende valutazione della sostenibilità del progetto imprenditoriale, del suo stato di salute e del suo possibile sviluppo futuro?
Esattamente. Ciò che contraddistingue i fondi di garanzia è proprio che adottano un approccio più user friendly, più vicino alle imprese. Non a caso in Italia, come in tanti altri paesi dell'Europa occidentale, i confidi sono stati creati da associazioni imprenditoriali territoriali. Questo significa che la valutazione della validità dell'impresa, ma direi ancora di più la valutazione della serietà dell'imprenditore, non viene effettuata tanto con sistemi più o meno meccanici dove vengono attribuiti dei valori a questo o a quel parametro, ma è il risultato di una conoscenza dell'impresa acquisita nell'arco del tempo.
Si può dire che è una valutazione meno sintetizzabile in termini formali e numerici, ma estremamente affidabile se è vero com'è vero che in Italia i fondi di garanzia hanno dei tassi di insolvenza che sono una frazione di quelli riscontrati dal sistema bancario nel suo complesso. Cioè entrano in gioco dei meccanismi di sanzione sociale che storicamente si sono riscontrati più efficaci di tanti altri meccanismi.
Avevate una conoscenza pregressa del contesto montenegrino o l'avete costruita in itinere?
Come Economisti Associati avevamo già lavorato in Montenegro negli anni 2004-2006, nell'ambito di un progetto della Banca Mondiale, occupandoci in particolare del settore turistico. E' però molto importante la conoscenza diretta del territorio da parte di chi gestirà direttamente il fondo e che saranno quindi coloro che verranno nominati dall'Associazione degli imprenditori locale, dall'Associazione delle banche, dal Ministero dell'Agricoltura o comunque associazioni di questo genere.
A quanto ammonta il capitale di partenza? E l'Ue vi partecipa in qualche maniera?
Al momento è previsto un capitale sociale nell'ordine dei 5 milioni di euro e una parte deriva da contributi europei che fanno parte di un donazione più ampia già erogata al Montenegro. A medio termine, si può immaginare un incremento di capitali esteri.
Quando si avvierà il processo di emissioni di garanzie? Esistono settori privilegiati?
L'avvio è previsto per la tra la fine di quest'anno e l'inizio del 2009. Il Fondo di garanzia avrà una quota di circa il 25% riservata al settore rurale, rappresentata sostanzialmente dalla quota finanziata dall'Ue. Questo perché il Montenegro presenta notevoli squilibri territoriali, tra la zona costiera e la capitale Podgorica, da un lato, e le regioni dell'interno, dove sussistono ancora notevoli sacche di povertà. E l'interno del paese si regge largamente sull'economia rurale. Si tratta dunque di un obiettivo di ordine politico, non solo dell'Unione europea ma anche dal governo montenegrino.
Per il restante 75% non sono previste suddivisioni settoriali ma è ragionevole prevedere che le piccole attività turistiche, o comunque collegate al turismo come servizi, piccola manifattura, manutenzione, ecc., saranno quelle che ne beneficeranno maggiormente. A questo quota si prevede una contribuzione del sistema bancario, nell'ordine del 20-25% circa sul totale.
A proposito di governo e sue strutture: che relazioni avete avuto con essi?
Nelle strutture governative si trova un panorama variegato. Spesso abbiamo avuto a che fare con funzionari molto giovani. Da un certo punto di vista, ciò è molto positivo perché rappresentano le nuove generazioni, però a volte abbiamo riscontrato un notevole divario tra le capacità effettive e le posizioni che ricoprono. D'altra parte è in linea con la storia del paese, Djukanovic è stato uno dei più giovani primi ministri d'Europa.
La Banca Centrale è nata di recente e complessivamente svolge bene il proprio lavoro. Ha goduto di notevole supporto da parte di programmi dei cooperazione americano e soprattutto tedesco, che sono stati capaci di iniettare nei funzionari di questa istituzione un elevato "spirito di corpo". In alcuni casi, come a febbraio di quest'anno quando ci fu un forte contrasto con il governo legato al varo della nuova legge bancaria, la Banca Centrale ha dimostrato di voler mantenere una posizione indipendente dalle pressioni politiche. Il vicegovernatore si è dimesso per dare un chiaro segnale di discontinuità e per dimostrare che certi condizionamenti non erano accettabili.
Come spiega l'interesse dell'Ue verso la costituzione di fondi di garanzia?
Il tema del fondo di garanzia è molto importante, soprattutto se si considerano i recenti disastri sul mercato finanziario. Una serie di strumenti finanziari molto sofisticati stanno mostrando i loro limiti, e il fondo di garanzia è uno strumento che storicamente ha dimostrato di poter funzionare. L'Italia può dire qualcosa in proposito, vista l'esperienza decennale positiva dei confidi.
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