La piena democratizzazione dei Paesi caucasici è l'unica opzione possibile per disinnescare i conflitti regionali. Il ruolo dell'UE e la posizione del Rappresentante per il Caucaso meridionale, Peter Semneby
Di Jean-Cristophe Peuch*, per Eurasianet, 17 giugno 2008 (titolo originale: "European Union: Democratization Key to Conflict Resolution in South Caucasus").
Traduzione per Osservatorio Caucaso: Carlo Dall'Asta
Per l'Unione Europea il consolidamento della democrazia e dello stato di diritto in Georgia, Armenia e Azerbaijan è l'elemento cruciale per risolvere i conflitti postsovietici dell'Abkhazia, dell'Ossezia del Sud e del Nagorno-Karabakh.
"Senza stabilità, senza un consenso sulle regole del gioco in termini di istituzioni democratiche, elezioni e così via, non ci saranno mai le basi per un rapporto mutuamente benefico basato su una reciproca fiducia e su valori in comune", ha affermato il Rappresentante speciale dell'UE per il Caucaso Meridionale, Peter Semneby, in una dichiarazione rilasciata il 12 giugno, poco dopo aver riferito a porte chiuse al Consiglio permanente dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).
Ricordando il periodo elettorale che Georgia e Armenia hanno attraversato recentemente, che egli ha definito "molto ruvido", e le prossime votazioni presidenziali in Azerbaijan, Semneby ha aggiunto che, se non ci saranno progressi nel campo della democratizzazione, diventerà ancora più difficile per questi Paesi, e per la comunità internazionale, gestire i conflitti regionali. "Io sono profondamente convinto che solo con governi legittimati e stabili sarà possibile prendere quelle difficili decisioni che dovranno essere prese per risolvere queste situazioni di conflitto", ha detto.
Semneby ha aggiunto di aver dedicato gran parte della sua relazione all'OSCE ai recenti sviluppi in tutte e tre le zone di conflitto, e specialmente alla situazione della repubblica separatista georgiana dell'Abkhazia, che ha descritto come "molto instabile e preoccupante". "C'è bisogno di abbassare la temperatura di questo conflitto, sia tra la Georgia e l'Abkhazia che tra la Georgia e la Russia", ha affermato.
Le tensioni tra Mosca e Tbilisi sono andate crescendo dagli inizi di marzo. Nel corso degli ultimi tre mesi, la Russia ha smesso di partecipare al regime di sanzioni imposto dalla CSI all'Abkhazia, ha inviato ulteriori truppe di pace nella regione - a quanto si afferma, senza informarne la Georgia - e ha inviato reparti di operai per ripristinare la ferrovia Sukhumi-Ochamchira, in degrado. Inoltre, il 16 aprile l'allora Presidente russo Vladimir Putin ha dato disposizioni affinché il proprio governo stringesse legami più stretti con l'Abkhazia e con l'altra repubblica separatista dalla Georgia, l'Ossezia del Sud.
Alla fine di maggio la Missione di osservazione in Georgia delle Nazioni Unite (Unomig) ha diffuso un rapporto d'indagine che segnalava il coinvolgimento della Russia nell'abbattimento di un velivolo militare georgiano telecomandato, avvenuto il 20 aprile. Benché la Unomig abbia biasimato anche la Georgia, per aver condotto dei voli di ricognizione sull'Abkhazia, Mosca ha tacciato il rapporto di essere "parziale".
Le mosse della Russia e le critiche internazionali, quasi unanimi, che le hanno seguite, hanno galvanizzato la Georgia nel rinnovare le richieste per una revisione dell'attuale piano per la soluzione del conflitto. In particolare, Tbilisi preme per sostituire i peacekeeper russi, che sono stati dispiegati in Abkhazia fin dal 1994 sotto un mandato congiunto di CSI e ONU, con truppe di polizia della Georgia e dell'Abkhazia, sotto supervisione internazionale.
I tentativi georgiani per vedere modificato il meccanismo di pace hanno fino ad ora ricevuto un sostegno internazionale limitato, pur se simbolicamente significativo. Il 5 giugno il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che sollecitava Mosca a ritirare immediatamente tutte le nuove truppe inviate in Abkhazia. Sostenendo che le truppe russe avevano "perso il loro ruolo di peacekeeper neutrali ed imparziali", anche i parlamentari europei hanno richiesto una revisione dell'attuale piano di peacekeeping e hanno suggerito che il Consiglio dell'UE "consideri l'eventualità di rafforzare la presenza internazionale nella zona di conflitto inviando nella regione una missione della Politica europea di sicurezza e difesa".
Semneby ha dichiarato ad EurasiaNet di non ritenere che i tempi o le condizioni siano mature per tentare di rivedere l'attuale formula di peacekeeping. "So che ci sono delle aspettative affinché l'UE contribuisca ad una missione. I georgiani ci stanno chiedendo di fare ciò. Questa è ancora una discussione ipotetica. Noi abbiamo bisogno che da tutte le parti ci sia una comprensione di fondo su questo tema. Non pensiamo che si debbano intraprendere azioni precipitose", ha detto.
L'inviato dell'UE è apparso ugualmente restìo a sbilanciarsi quando gli è stato chiesto se Bruxelles avrebbe potuto considerare di fungere da garante in un patto di non aggressione tra Tbilisi e Sukhumi, un'ipotesi suggerita il 6 giugno dal vicepremier georgiano Giorgi Baramidze. "In generale, l'UE è disposta ad un maggiore coinvolgimento e noi siamo pronti a discutere ogni proposta. Ma una domanda come questa è molto ipotetica", ha risposto.
I negoziati di pace sostenuti dall'ONU tra Sukhumi e Tbilisi sono sospesi dal 2006, quando Tbilisi inviò delle truppe di polizia nella gola dell'alto Kodori, la sola parte dell'Abkhazia che rimane sotto il controllo di Tbilisi. Le autorità georgiane insistono sul fatto che le forze di sicurezza nella gola del Kodori sono utilizzate solo per mantenere la legalità a livello locale. Come prerequisito per riprendere i colloqui, l'Abkhazia ha chiesto che la Georgia richiami le sue truppe e si impegni a non riprendere le ostilità.
Il leader dell'Abkhazia, Sergei Bagapsh, ha ripetuto queste richieste dopo essersi incontrato il 6 giugno con l'Alto rappresentante dell'UE per la politica estera e di sicurezza, Javier Solana. Bagapsh ha anche affermato che Sukhumi si oppone al ritiro dei peacekeeper russi.
Solana si è recato in Abkhazia nell'ambito di una missione di due giorni in Georgia il cui scopo, secondo Semneby, era quello di "vedere cosa poteva esser fatto per stabilizzare una situazione molto preoccupante, ed individuare un possibile modo per coinvolgere maggiormente l'UE nel sostenere la stabilizzazione ed eventualmente un'intesa tra le parti".
L'UE ha stanziato più di 45 milioni di dollari per l'Abkhazia, e ha un ufficiale di polizia di collegamento di stanza presso l'Unomig. Ciò nonostante, il suo coinvolgimento politico nei perduranti conflitti georgiani rimane in verità limitato, se non altro perché gli Stati membri dell'UE sono in disaccordo su questo tema. Alcuni Paesi sostengono che di questi conflitti si occupano già l'ONU e l'OSCE, mentre altri sostengono che l'Unione dovrebbe cercare un maggior coinvolgimento politico per controbilanciare la Russia.
Dopo che nell'agosto 2007 un missile, di sospetta provenienza russa, è caduto nella parte dell'Ossezia del Sud governata dalla Georgia, gli Stati membri dell'UE hanno deciso di sviluppare uno strumento ad hoc, denominato Meccanismo per l'accertamento degli incidenti (IAM). Quest'organismo è deputato a fornire un accertamento indipendente di simili incidenti che avvengano al di fuori dei confini dell'UE. Benché lo IAM sia ora operativo, Semneby ha detto che non è stato attivato dopo l'abbattimento del velivolo automatico georgiano, per non interferire con le indagini dell'Unomig.
Mentre la domanda di un maggiore coinvolgimento dell'UE nel conflitto dell'Abkhazia rimane ipotetica, Semneby sostiene che Bruxelles è disposta, se le sarà richiesto, a facilitare i contatti tra le parti. "Ogni contatto può aver luogo senza mediazioni, e un processo che può aver luogo senza una mediazione è meglio di un processo con una mediazione", ha detto Semneby in riferimento alla visita fatta in maggio a Sukhumi dall'ambasciatore georgiano presso le Nazioni Unite, Irakli Alasania.
*Jean-Christophe Peuch è un giornalista freelance specializzato in Caucaso e Asia Centrale. La sua sede lavorativa è Vienna
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