Diritti umani e libertà di espressione in Russia sono la nuova frontiera della guerra informatica. Negli ultimi mesi sono rimasti vittima di cracker numerosi siti internet. Ultimo il portale Human Rights

02/11/2007 -  Roberta Bertoldi

Un nuovo attacco onformatico ha bloccato dal 21 ottobre scorso il sito russo Human Rights in Russia, potale che si occupa di diritti umani nella Federazione russa. L'attacco al sito ha registrato oltre 200 richieste di accesso al secondo.

Sembra che i diritti umani e la libertà di espressione in Russia siano diventati la nuova frontiera della cyber-guerra. Tra la primavera e l'estate 2007 sono rimasti vittima di attacchi DDoS (Diniego di Servizio) numerosi siti internet: Il giornaleKommersant, la stazione radio Echo Moskvy, il server di Memorial, Kasparov.ru, l'United Civic Front, il National Bolshevik Party (partito del leader dell'opposizione Limonov), e numerosi blogs sul Live Journal. Un quadro di siti web che per interessi civili e politici potrebbe essere definito "opposizione".

Se la libertà della Rete è una minaccia per molti governi, la stessa Rete può essere usata per bloccare la voce dell'opposizione.

Come riportato dal sito internet for Journalism in Extreme Situations, questi cyber attacchi fanno leva su "una vasta rete di computer infettati con del software malevolo - dove i proprietari degli stessi computer spesso non sono consapevoli del loro coinvolgimento - per paralizzare od oscurare i siti web presi di mira".
Il cyberspazio russo sembra quindi scosso da qualcosa di molto simile a quanto accaduto a maggio in Estonia: attacchi massicci, condotti con botnet molto vaste, in grado di paralizzare server con attacchi DDoS. Mettere in atto un assalto così massiccio richiede competenze, professionalità e anche denaro.

Arginare questo tipo di attacchi è molto difficile, poiché distinguere tra le richieste lecite e quelle illecite inviate ai server-target può rivelarsi complicato. Secondo Andrej Blinushov direttore di "Karta", Human Rights Magazine due sono le cause di un danno tanto rilevante: molti computer in Russia non sonno protetti da adeguati sistemi firewall e programmi anti virus e diventano così ignari distributori di questi "attacchi su commissione". La seconda causa è che i dipartimenti di polizia ignorano i problemi di sicurezza e le bande di crackers usano apertamente internet per ricevere ordini commerciali e compiere azioni informatiche criminali. Alcuni osservatori hanno espresso forti dubbi sull'uso di cracker da parte delle agenzie governative supponendo che durante la seconda guerra cecena siano stati usati per oscurare i siti separatisti.

Oltre agli attacchi informatici, la cyberwar ha portato anche alla diffusione di numerosi indirizzi di posta elettronica appartenenti a difensori dei diritti umani, giornalisti, appartenenti a partiti dell'opposizione con manifesti inviti a usare la violenza nei loro confronti. Le autorità incaricate dell'applicazione della legge russa si sono rifiutate di intraprendere azioni penali su questi casi.

Intanto il sito "Human Rights in Russia" ha temporaneamente spostato il suo sito all'indirizzo hro1.org. Il portale si occupa di diffondere informazioni sulla situazione in Cecenia e in generale nel Caucaso del Nord. Il portale internet è stato già vittima di attacchi informatici nel 2003 e nel 2005 subito dopo l'attacco terroristico nella città di Nalchik, in Kabardino-Balkaria.


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