Interno scale della Galleria nazionale di Sukhumi dopo l'incendio - Foto OC Media

Interno scale della Galleria nazionale di Sukhumi dopo l'incendio - Foto OC Media 

Due eventi hanno messo in pericolo il patrimonio culturale dell’Abkhazia: l’incendio che ha devastato la Galleria Nazionale di Sukhumi e i suoi quattromila dipinti e la cessione, a fine 2023, della dacia di Pitsunda alla Federazione Russa

30/01/2024 -  Marilisa Lorusso

Un devastante incendio ha colpito la Galleria Nazionale di Sukhumi il 21 gennaio 2024, causando la distruzione di oltre quattromila dipinti, praticamente l'intera collezione, i classici della cultura locale.

L’incendio, scoppiato alle quattro del mattino di domenica, ha avuto origine dal secondo piano, forse per un cortocircuito. La Galleria Nazionale d'Arte era ospitata in un edificio storico a due piani, e gli artisti locali sin dagli anni '90 hanno chiesto la costruzione di una nuova galleria e di una struttura di conservazione delle opere. Il de facto presidente abkhazo Aslan Bzhania ha visitato il sito e ha istruito l'Ufficio del Procuratore Generale per far sì che indaghi approfonditamente sulle cause dell'incendio.

L’Assemblea del Popolo, il parlamento della Repubblica dell'Abkhazia, ha approvato una risoluzione per creare una commissione speciale con l’intento di verificare la conformità di tutti i complessi e delle strutture storiche e culturali con i requisiti di sicurezza antincendio.

La Presidente della Georgia, Salome Zourabichvili, ha commentato la tragedia, attribuendola alla negligenza dell’identità culturale da parte dei leader de facto e degli occupanti russi nell’Abkhazia occupata.

A metà settimana un gruppo di esperti russi di restauro di belle arti è arrivato in Abkhazia per un inventario dei dipinti che sono sopravvissuti all'incendio. Natalia Chechel’, vice direttrice del dipartimento dei musei russi, ha dichiarato di aver iniziato il lavoro per stabilire quali tipi di intervento siano necessari.

La capo del dipartimento di restauro russo Maria Churakova ha osservato che alcuni dei dipinti più danneggiati saranno trasferiti per il restauro presso istituti specializzati a Mosca e San Pietroburgo. La corrispondente offerta di aiuto da specialisti georgiani non è stata accolta da Sukhumi.

La dacia infestata

Se per Charles Dickens erano i tre fantasmi dei natali passato, presente e futuro a perseguitare l’avarissimo Ebenezer Scrooge, il dicembre dell’Abkhazia è stato perseguitato dagli spettri della fatiscente dacia di Pitsunda. La questione della cessione della dacia alla Russia si trascina ormai da anni, sempre con la stessa modalità: l’opinione pubblica è fortemente contraria alla cessione di quello che è un bene architettonico ritenuto patrimonio nazionale, Mosca la vuole per farne una dacia di stato, e in mezzo c’è il governo de facto che non vuole scontentare nessuno.

Ma a quanto pare la pazienza di Mosca è finita, e il 27 dicembre 2023, verso le 6 del mattino ora locale, l’Assemblea del Popolo ha tenuto una sessione straordinaria durante la quale è stata approvata la Legge sulla ratifica dell’Accordo tra il Governo de facto e quello della Federazione Russa per il trasferimento della proprietà della dacia.

Il Presidente del parlamento de facto Lasha Ashuba si è rivolto a centinaia di manifestanti che erano schierati fuori dalla sede del Parlamento dal 26 dicembre 2023 a protestare contro la cessione. Li ha informati che la legge è stata ratificata con due emendamenti, che correggono le coordinate geografiche della struttura e includono una clausola che impedisce la cessione del terreno a terzi. Il "Presidente" abkhazo Aslan Bzhania ha approvato il documento di ratifica il 27 dicembre 2023.

Pitsunda © saiko3p/Shutterstock

Pitsunda © saiko3p/Shutterstock

La reazione degli Abkhazi

Le parole del presidente del parlamento de facto non hanno placato gli animi. I manifestanti hanno continuato la loro protesta. L’opinione pubblica ha raccolto il proprio disappunto in una dichiarazione sulla ratifica dell’accordo sulla dacia. La dichiarazione sottolinea che i deputati de facto non hanno ancora reso note le coordinate concordate del territorio trasferito alla Federazione Russa.

Secondo le coordinate fornite , il territorio in questione comprende 343 ettari, di cui 180 di superficie acquatica marina, 155 della riserva di Bichvinta (la cosiddetta Riserva Naturale di Pitsunda-Musser) e otto di quartieri residenziali nella città di Pitsunda. Di conseguenza una parte del territorio dell’Abkhazia è stato ceduto, comportando la perdita dell’accesso a una sezione delle frontiere acquatiche, una delle aree naturali più preziose dell’area secessionista, nonché l'unico golfo marino con una profondità adatta alle navi e con ottime condizioni di navigazione.

Ovviamente il dito è puntato anche sulle modalità di ratifica, con una sessione quasi pirata, all’alba, non accompagnata da un adeguato dibattito pubblico, culminata con un provvedimento che si è trasformato in un colpo di spugna in tutto il processo decisionale come si era sviluppato negli ultimi due anni, e che aveva incluso l’opinione di esperti, osservazioni, richieste. Assente alla sessione la stampa, in quanto avrebbe violato supposti regolamenti parlamentari. Insomma, un blitz sapendo che la ratifica sarebbe stata impopolare.

La decisione viene pertanto tacciata di essere non solo impopolare, ma anche anti-costituzionale e anti-nazionale. I votanti nel parlamento de facto sono accusati di aver causato la più grossa perdita territoriale in tempo di pace della storia della piccola repubblica secessionista. È partita quindi una raccolta firme per una petizione per la messa in stato di accusa dei deputati de facto, in base all’articolo 273.1 del Codice penale abkhazo sulla violazione dell’integrità territoriale. Ma la petizione, con le sue centinaia di firme, è destinata a rimanere carta straccia. Non è che Sukhumi possa vantare grandi strumenti di contrasto verso gli appetiti russi.

La reazione georgiana

Unanime la condanna internazionale per questa ennesima annessione . La cessione di Pitsunda, Bichvinta in georgiano, è l’ultimo tassello di un’erosione del territorio georgiano che continua imperterrita dal 2008, anno dei riconoscimenti russi di Abkhazia e Ossezia del Sud. L’erosione continua lungo i confini amministrativi, dove la Russia con il pretesto di demarcare i confini, avanza con i propri presidi militari, nei confini fra le secessioniste e la Russia stessa, che – come nel caso di Pitsunda – non possono che limitarsi ad accettare le delimitazioni come imposte da Mosca.

Su questo ennesimo atto di violazione della sovranità georgiana, dato che de jure Tbilisi si riconosce proprietaria di Pitsunda è intervenuto il ministero degli Esteri georgiano che ha dichiarato : “Gli accordi cosiddetti firmati tra la potenza occupante e i suoi regimi illegali sono nulli e privi di valore secondo il diritto internazionale. Pertanto, l'accordo sul trasferimento del territorio, firmato nelle circostanze dell'occupazione della regione dell'Abkhazia da parte della Federazione Russa, non può avere conseguenze legali".

Il ministero degli Affari Esteri della Georgia fa quindi appello alla comunità internazionale affinché valuti adeguatamente l’ennesimo passo della Federazione Russa contro la sovranità e la sa integrità territoriale della Georgia "e invita la Federazione Russa a rispettare la sovranità e l'integrità territoriale della Georgia e ad adempiere ai suoi obblighi internazionali, compreso l'Accordo di cessate il fuoco del 12 agosto 2008 mediato dall'UE.”

Sono rimasti infatti da 15 anni sulla carta gli obblighi contratti dalla Russia di ritirare le proprie truppe, come concordato nel cessate il fuoco del 2008.


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