Un mese dopo le municipali in Albania, abbiamo parlato dei risultati e delle prospettive dei giovani con Gresa Hasa, impegnata da anni nell’attivismo di base, co-fondatrice e caporedattrice della rivista femminista “Shota”
Gresa Hasa è uno dei volti più noti delle proteste studentesche di fine 2018 in Albania e spicca tra le giovani voci femminili critiche rispetto al mancato rinnovo della classe politica e alla concentrazione del potere. A distanza di cinque anni, la troviamo ancora attiva nella società civile, nel ruolo di co-fondatrice e caporedattrice della rivista femminista “Shota”, la prima del suo genere in Albania.
“Abbandonare il paese è considerato il maggior successo possibile che un giovane possa raggiungere” ci racconta durante l’intervista telefonica mentre si trova in Austria per motivi di ricerca. Lo dichiara in modo fermo e convinto, confermando che le attuali dinamiche politiche nel paese offrono limitate opportunità ai giovani, inducendoli ad emigrare. Ma non tutto è ancora perduto.
Come valuti il risultato delle amministrative di maggio?
Il risultato era più che prevedibile e la maggior parte dei cittadini era consapevole che il Partito Socialista sarebbe rimasto al potere. Alle parlamentari del 2013 i cittadini hanno punito il Partito Democratico con il loro voto, consentendo il cambio di potere. Invece di riformarsi internamente e prendere le distanze da figure come Sali Berisha, l'opposizione guidata dal PD ha continuato a coltivare al suo interno l'autoritarismo. Ciò ha comportato la frammentazione del partito in due campi contrapposti:da un lato il campo guidato da Berisha e dall’altro quello di Enkelejd Alibeaj. Il risultato è stato il fatale indebolimento e l’irrilevanza politica di questo partito, associato alla chiusura del capitolo storico della dittatura e all'inizio del periodo di transizione.
La stessa sorte l’ha avuto anche il Movimento Socialista per l'Integrazione [n.d.r. ridenominato Partito della Libertà] Dopo lo scioglimento della coalizione con il PS nel 2017, LSI ha subito uno scossone che ne ha provocato la frammentazione, l'indebolimento e l'irrilevanza anche nell'attuale scena politica.
Come vedi il percorso del partito socialista?
Nel 2017 il PS è riuscito ad assicurarsi da solo la maggioranza parlamentare, il che ha destato preoccupazioni per l'ulteriore consolidamento del potere, ora completamente concentrato in un manipolo di individui guidati da Edi Rama. Il fatto che nel 2022 il candidato socialista alla presidenza, Bajram Begaj, sia stato votato da questa maggioranza al governo, ha consentito al PS di avere la tutela anche del presidente della Repubblica.
Dopo il risultato delle ultime amministrative, possiamo affermare che di fatto il Paese è regredito a partito-stato. Apparteniamo ad un contesto semi-autoritario dove le istituzioni giudiziarie continuano ad essere prigioniere [captured], non liberate da corruzione, nepotismo, ecc., nonostante il fatto che la riforma della giustizia vada avanti. Ogni altra istituzione, inclusi i media, è controllata. Nelle ultime elezioni si è notato quanto spazio televisivo sia stato dato al partito di governo. Il PS ha monopolizzato la scena mediatica.
Inoltre, la decisione di chiudere l'Istituto di Albanologia di Tirana e tutti gli enti di ricerca da esso dipendenti, convogliando così il lavoro di ricerca sotto la guida dell'Accademia delle Scienze, attualmente alle dipendenze di Skënder Gjinushi, nominato direttamente da Edi Rama, è un attacco diretto all'indipendenza della ricerca scientifica, alla libertà accademica e allo spirito critico nel mondo accademico. La situazione è abbastanza triste.
Perché i giovani non hanno mostrato interesse a partecipare alle elezioni?
Abbiamo avuto una partecipazione molto bassa rispetto alle amministrative del 2015, quelle del 2019 sono state boicottate dall'opposizione. Il PS ha gareggiato da solo ed è riuscito ad assicurarsi il potere come in passato… Ci sono diversi fattori che influenzano la bassa partecipazione. C'è un livello molto basso di fiducia nelle istituzioni locali, nei partiti politici, nei leader e nel processo elettorale stesso. C'è la convinzione generale che le elezioni non siano libere e che comunque non possano cambiare molto.
In queste elezioni sono state riscontrate di nuovo irregolarità, ad esempio i dispositivi di identificazione elettronica per la partecipazione al voto non funzionavano nella maggior parte dei seggi elettorali. Nel complesso, il processo elettorale non può essere definito veramente democratico.
L'emigrazione è un altro fattore importante. Negli ultimi anni molti albanesi hanno lasciato il paese. I giovani di età superiore ai 18 anni non vedono prospettive per il loro futuro in Albania. La maggior parte di loro completa le scuole medie o le superiori e ha come obiettivo quello di lasciare l'Albania. Abbandonare il paese è considerato il maggior successo possibile che un giovane possa raggiungere. In queste elezioni, tra i 122.545 giovani aventi diritto di voto per la prima volta, solo il 13,56% lo ha esercitato.
Cosa pensi della comparsa delle due nuove alternative politiche in queste elezioni?
L'indebolimento dell'opposizione ha forse inavvertitamente creato una sorta di spazio, che ha permesso l'emergere di nuovi attori, che, tra l'altro, provengono dai ranghi della società civile e dell'attivismo di base. I due nuovi partiti politici, Nisma Thurje (Iniziativa Hashtag) fondata nel 2018 e il Movimento Insieme nel 2022, sono lo sviluppo più interessante e importante delle ultime elezioni, e del panorama politico più in generale in Albania. Sono una sorta di garanzia almeno per immaginare collettivamente un futuro diverso, liberato dall'autoritarismo, dalla corruzione e dalla violenza sistemica. Altrimenti il pessimismo in questo momento può costarci molto come società e come stato, e non possiamo permetterci un tale lusso...
Quale cambiamento possono apportare…
Il fatto che siano riusciti ad ottenere voti sufficienti per assicurarsi i loro candidati ai consigli comunali è importante perché la presenza di questi candidati si può tradurre in voti contro qualsiasi proposta che incida negativamente sullo sviluppo delle città, soprattutto di Tirana dove Nisma Thurje e il Movimento Insieme hanno rispettivamente un candidato a testa. Tramite loro le informazioni potranno circolare meglio dai consigli comunali ai cittadini, soprattutto quando si tratta di irregolarità o affari corrotti, che fino a ieri rimanevano isolate all'interno delle porte istituzionali.
Questi nuovi partiti stanno portando avanti un nuovo tipo di discorso politico nel paese. Abbiamo di fronte giovani leader istruiti che sono impegnati sin dalla gioventù nella società civile, dotati di conoscenze teoriche e pratiche in politica. Entrambi i leader in questione non sono solo attivisti ma anche professori universitari. Questa interazione tra teoria e politica è interessante e resta da vedere come si svilupperà ulteriormente.
E la loro prospettiva futura?
Non sarà facile per questi nuovi partiti avanzare nella scena politica altamente centralizzata e controllata dell'Albania. Tuttavia, difficoltà non significa impossibilità. Attualmente queste due alternative sono l'unica speranza per una nuova opposizione. Pertanto, più che mai, è necessario che questi partiti si tendano la mano a vicenda e collaborino in solidarietà. Solo così potranno creare un fronte contro l'attuale governo e progredire più velocemente.
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