Un progetto per la riqualificazione urbanistica del lungomare della città di Durazzo solleva le proteste della società civile
Nella città portuale albanese di Durazzo la realizzazione di un importante progetto urbanistico comunale denominato “Veliera” si sta incagliando di fronte a due ostacoli: il patrimonio archeologico custodito sotto la zona dei lavori e la reazione della società civile, che ha attivato tribunali e media.
Presentato dal sindaco socialista della città Vangjush Dako nell'aprile 2016, il progetto mira a riqualificare la zona di fronte al porto della città. Frutto della progettazione congiunta tra lo studio albanese Arkon e l’italiana Archea Associati, il piano prevede la costruzione di una piazza sovrastata da un monumento simboleggiante una grande vela, il quale si reggerà in aria su quattro pilastri. La zona è previsto divenga pedonale e il traffico che l’interessa attualmente dovrebbe essere dirottato in un tunnel sotterraneo. Il costo è di circa 6 milioni di dollari - stanziati dal governo - e i lavori, stimati della durata di tre anni, sono partiti nel novembre dell'anno scorso. Insieme ad essi anche i problemi giudiziari e d’immagine per il comune, derivanti dal fatto che la zona dei lavori include un'area archeologica, patrimonio storico della città.
Dyrrhachium
A inizio febbraio, durante i lavori, sono emersi vicino al castello chiamato Torre Veneziana, costruito dai bizantini, residui archeologici murali e cimiteriali e materiali bellici appartenenti presumibilmente al periodo medievale o ottomano. Parte della società civile della città ha immediatamente chiesto la sospensione dei lavori, protestando anche in piazza contro il comune con il motto “Non toccate Dyrrhachium!”.
Importanti esponenti della cultura archeologica albanese come Moikom Zeqo, Apollon Baçe e Neritan Ceka hanno sostenuto le cause della protesta, così come il Partito Democratico, il Partito “LIBRA” dell'ex-socialista Ben Blushi e il Partito Agrario Ambientalista. Tra gli esponenti contro il progetto “Veliera” spiccano anche il geologo Sazan Guri e Gjergji Bojaxhi, leader del nuovo partito d’opposizione “Sfida per l’Albania”, da anni voce critica su varie scelte urbanistiche e di appalti pubblici concessi a imprese private dal governo Rama.
Oltre ad evidenziare l’importanza di preservare il patrimonio storico di Durazzo dalla cementificazione e il fatto che il socio fondatore dell’Archea Associati è stato coinvolto in Italia in vicende giudiziarie, i critici imputano al comune il mancato rispetto della legge. Esiste, infatti, una delibera governativa del 2011 che limita fortemente lavori di costruzione nella zona archeologica A di Durazzo, dove si estenderebbe gran parte del progetto “Veliera”. Il ministro della Cultura Mirela Kumbaro e il sindaco Dako sostengono, però, che il patrimonio archeologico verrà preservato e che il Consiglio Nazionale dell’Archeologia (ente governativo) ha approvato l’inizio dei lavori. Secondo la loro interpretazione della legge, i lavori di costruzione possono proseguire se ben monitorati dagli esperti di archeologia, che devono accertare che il patrimonio ritrovato non subisca danni.
A e B
Nuove ricognizioni archeologiche sono state ora disposte nell'area e potrebbero risultare decisive per il proseguimento o meno del progetto. Il sindaco di Durazzo ha affermato che i lavori riguardano solo la zona B e si è impegnato di fronte ai cittadini sul fatto che il comune lavorerà anche al rinvenimento della vecchia cintura muraria della città, che si trova fuori della zona della "Veliera". All'argomentazione dei critici sul fatto che i lavori dovrebbero essere interamente sospesi data l'alta importanza storico-archeologica dell'area il governo e il comune controbattono che, nella zona A, sono sempre stati permessi lavori quali il rifacimento del manto stradale o delle canalizzazioni sotterranee, senza che vi fossero mai stati problemi. Pubblicamente il sindaco ha affrontato i critici due volte in TV tra febbraio e marzo.
La vicenda è entrata anche nel scivoloso campo giudiziario. Sollecitata dalla società civile, dopo l’emersione dei residui archeologici, la Corte amministrativa della città marittima ha deciso la sospensione dei lavori in una delle aree dove erano già in corso. Il 22 febbraio poi la procura distrettuale di Durazzo ha chiesto alla corte cittadina di sospendere interamente i lavori della “Veliera”. Il 3 marzo quest'ultima ha deciso per la sospensione di tutti i lavori dentro la zona archeologica A, ritenuta dal punto di vista archeologico più ricca della B.
E ora?
Le autorità governative si augurano che le ricognizioni archeologiche in corso diano luce verde alla piena operatività dei lavori per la realizzazione del progetto. Va in ogni caso affrontato il tema della gestione e tutela del materiale archeologico rinvenuto.
Chi si oppone al progetto confida invece nello stop definitivo ai lavori da parte delle autorità giudiziarie e in un più massiccio coinvolgimento dei cittadini contro il progetto per far desistere comune e governo dall'attuarlo. La loro battaglia contro la "Veliera" si materializza anche nei social network, per esempio negli account Facebook del Forum sulla difesa del patrimonio culturale o "Attivi per Durazzo". Il clamore mediatico suscitato da questi eventi è simile alle proteste del 2016 a Tirana contro la costruzione di un parco giochi nella zona del lago artificiale della capitale e a quelle contro l'approvazione parlamentare della legge sull'import dei rifiuti. Il parco è stato inaugurato il 1 giugno scorso, mentre la legge sui rifiuti è stata resa inoperativa dalla rifiutata controfirma del Presidente della Repubblica e dalla mancata volontà politica tra i partiti della coalizione governativa per sorpassarla con un nuovo voto in Parlamento. Punto d’incontro dei tre casi è l’opposizione di un battagliero gruppo di attivisti a un progetto sostenuto dal governo.
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