"Dieci piccoli indiani" a teatro - Otterbein University Theatre & Dance/Wikimedia

"Dieci piccoli indiani" a teatro - Otterbein University Theatre & Dance/Wikimedia

Come nel romanzo di Agatha Christie, in Azerbaijan politici dell'opposizione, attivisti per i diritti umani e dei lavoratori, giornalisti, studiosi e accademici continuano ad essere vittime della repressione, uno dopo l'altro, nella sostanziale indifferenza della comunità internazionale

24/03/2025 -  Arzu Geybullayeva

Attualmente in Azerbaijan ci sono 357 prigionieri politici. L'elenco, aggiornato a febbraio 2025, comprende attivisti, politici dell'opposizione, attivisti per i diritti umani e dei lavoratori, giornalisti, studiosi e accademici. Da allora sono stati arrestati altri quattro rappresentanti della società civile, portando il numero a 361.

Negli ultimi mesi, le autorità di Baku hanno anche annullato l'accreditamento di diverse agenzie di stampa internazionali, tra cui la BBC , Voice of America , Bloomberg e Rossiya Segodnya , che gestisce le agenzie di stampa Sputnik e RIA Novosti.

Anche le operazioni di diverse agenzie delle Nazioni Unite sono state ridotte o sospese, tra cui quelle del Comitato internazionale della Croce rossa (CICR), del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) e dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).

In un recente incontro con Gwi-Yeop Son, Direttore regionale per l'Europa e l'Asia centrale dell'Ufficio di coordinamento dello sviluppo delle Nazioni Unite, il ministro degli Affari Esteri dell'Azerbaijian, Jeyhun Bayramov, ha sottolineato il ruolo del paese come "donatore" piuttosto che come "beneficiario" di sostegno.

Pertanto, sostiene, sarebbe giunto il momento di "trasformare" il rapporto di 33 anni con le agenzie delle Nazioni Unite in "cooperazione basata su progetti", tenendo conto delle "priorità nazionali".

A gennaio 2025, le autorità hanno annunciato ufficialmente la sospensione delle relazioni con USAID. Il lavoro dell'organizzazione era già inattivo da giugno 2024. A novembre 2023 erano state mosse accuse contro l'agenzia umanitaria, descritta come "sottostruttura della CIA", solidale con l'Armenia, che sostiene finanziariamente ONG e altre iniziative per scopi al di fuori del proprio mandato, vale a dire cambiare il governo e i valori della famiglia nel paese.

Secondo l'ormai defunto sito web, USAID ha fornito aiuti per 431 milioni di dollari per progetti di sviluppo nei settori umanitario e sanitario e per la riforma economica e della governance dal 1991.

La repressione dei gruppi civici locali è stata molto più dura. Nell'ultima ondata di arresti, Bashir Suleymanli del Civil Rights Institute e Alpay Mammadzada dell'Election Observation Alliance sono stati condannati a tre mesi e 28 giorni di detenzione preventiva. I due sono accusati di abuso di potere, falsificazione di documenti ufficiali e riciclaggio di denaro.

Un gruppo di avvocati indipendenti ha osservato che gli arresti coincidono con la riattivazione di un'indagine avviata nel 2014 contro organizzazioni non governative ai sensi di diversi articoli del Codice penale, tra cui imprenditoria illegale (articolo 192.2.3), evasione fiscale (articolo 213.2.2) e abuso di potere (articolo 308.2).

Secondo gli avvocati, mentre l'indagine del 2014 è stata interrotta in relazione ad alcune ONG nel 2023, è proseguita per altre. Gli arresti di Suleymanli e Mammadzade lo attestano, "l'indagine è rimasta in corso con misure investigative segrete. In altre parole, il caso non è mai stato completamente chiuso e la società civile azera è sottoposta a continue indagini penali dal 2014".

Tra il 2013 e il 2014, le autorità hanno avviato indagini contro molte organizzazioni non governative locali, attivisti e giornalisti, e molti sono finiti dietro le sbarre. Molti esperti hanno poi paragonato l'ondata di epurazioni all'era di Stalin nel 1937. Dieci anni dopo, si può dire che la caccia alle streghe di allora era solo un banco di prova. Aliyev non sarà Stalin, e questo non sarà il 1937, ma il copione è chiaro.

La riapertura dell'indagine penale segnala un'ulteriore repressione. Presto, tuttavia, non rimarranno più molti obiettivi. Dal 2023, le autorità di Baku prendono di mira giornalisti e piattaforme di notizie indipendenti, difensori dei diritti, giovani studiosi e attivisti per la pace e attivisti politici.

Per coloro che conoscono la storia della repressione politica dell'Azerbaijan, l'ondata di arresti e condanne di membri della società civile non è una novità.

Dieci anni di piani d'azione vani

Le istituzioni dell'UE hanno generalmente mantenuto un approccio "business as usual" quando si trattava dell'Azerbaijan, nonostante il paese sia uno dei peggiori nell'attuazione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU).

Nel 2013, il Consiglio d'Europa, di cui l'Azerbaijan è membro dal 2001 (firmando la Convenzione europea dei diritti dell'uomo come condizione per l'adesione lo stesso anno), attraverso il suo braccio parlamentare, l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (PACE), non ha votato una risoluzione sui prigionieri politici in Azerbaijan.

Le indagini hanno poi rivelato che si trattava di “diplomazia del caviale ”, termine coniato dal think tank European Stability Initiative.

Un decennio dopo, le cose potrebbero cambiare. Nella sua newsletter del 28 marzo 2024, ESI ha scritto: "Dieci anni fa, [PACE] era dominata dagli apologeti dell'Azerbaijan", che elogiavano "elezioni fraudolente come libere ed eque" e godevano di regolari inviti "in hotel costosi, inondati di regali, alcuni ricevendo ingenti somme di denaro".

Ma sebbene "PACE sia cambiata radicalmente" dal 2017 e abbia persino votato per sospendere le credenziali delle delegazioni azere nel gennaio 2024, gli altri pilastri del Consiglio d'Europa, come il Segretario generale e il Comitato dei ministri, hanno mostrato scarso o nessun rimorso.

Prendiamo i National Action Plan o la Partnership for Good Governance . Entrambi, in un modo o nell'altro, mirano a sostenere le riforme legali e combattere la corruzione, promuovere i diritti umani, la libertà di espressione e dei media, le riforme del sistema penitenziario e altro ancora. L'Azerbaijan ha iniziato a implementare entrambi nel 2014.

Il più recente Piano d'azione del Consiglio d'Europa per l'Azerbaijan, datato 2022-2025, aveva un budget complessivo stanziato di 9,6 milioni di Euro. I due precedenti (2018-2021 e 2014-2017) ammontavano complessivamente a 20,5 milioni di Euro.

Per ragioni poco chiare, oltre un decennio di repressione contro i media indipendenti, censura dei giornalisti, nuove leggi restrittive, innumerevoli prove di tortura e violazione dei diritti umani fondamentali e magistratura di parte non sono stati sufficienti a convincere il Consiglio d'Europa del fallimento di questi piani d'azione.

Lo stesso vale per un'inchiesta del 2024 condotta da un consorzio di giornalisti investigativi internazionali, Forbidden Stories, sulle gravi violazioni nelle prigioni azere, e per i casi più recenti di torture e maltrattamenti documentati dai giornalisti azeri.

Il silenzio degli attori internazionali legittima l'autoritarismo e la repressione implacabile delle voci critiche sia in patria che all'estero, creando anche un pericoloso precedente per altri paesi con precedenti simili o peggiori in materia di diritti umani e libertà.

Chi rimane in libertà, almeno fisicamente, non riesce a trovare lavoro o a fuggire dal paese a causa dei divieti di spostamento.

Lo smantellamento coerente e deliberato della società civile dell'Azerbaijan è iniziato molti anni fa, sopprimendo le voci indipendenti e critiche. La domanda è: cosa succederà quando non rimarrà più nessuno?


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