Chiusi dentro dall'alto - Altraeconomia

Chiusi dentro dall'alto - Altreconomia

Un progetto multimediale di Altreconomia e rete RiVolti ai Balcani analizza con immagini satellitari i campi di dieci paesi, in cui vengono confinati rifugiati e persone in movimento, a seguito del libro "Chiusi dentro, campi di confinamento nell'Europa del XXI secolo"

28/11/2024 -  Nicole Corritore

E' online da metà settembre, a cura della rete Rivolti ai Balcani e realizzato da Altreconomia in collaborazione con PlaceMarks, una sorta di spin-off del corposo saggio "Chiusi dentro, campi di confinamento nell'Europa del XXI secolo", uscito prima dell'estate e di cui OBCT aveva scritto intervistando Gianfranco Schiavone, presidente di ICS - Ufficio rifugiati Onlus di Trieste e membro della rete RiVolti ai Balcani.

L'intento del progetto "Chiusi dentro. Dall'alto " è fornire uno strumento aggiuntivo al libro, per comprendere la complessità del fenomeno delle politiche di confinamento di rifugiati, asilanti e persone in movimento in campi costruiti o finanziati in paesi dell'Unione europea o con fondi UE: "Non ha la pretesa di far vedere tutti i campi di detenzione, trattenimento e perciò confinamento dei migranti in Europa o nelle sue immediate vicinanze - cosa di per sé impossibile -, ma vuole raccontare materialmente alcuni casi emblematici, e sotto certi profili inquietanti."

Grazie a oltre cento immagini e mappe, vengono analizzati alcuni campi dei paesi studiati nel saggio pre-estivo, integrando con nuovi paesi, seguendo le rotte migratorie di terra: Cipro, Grecia, Bulgaria, Macedonia del Nord, Serbia, Bosnia ed Erzegovina, Ungheria, Croazia, Albania, Italia, Francia, Spagna, Polonia e Lituania.

Laddove si tratta di paesi esterni all'Unione, ma comunque paesi al cuore dell'Europa come Turchia e Bosnia Erzegovina, si parla di campi che rientrano nella cosiddetta politica di "esternalizzazione delle frontiere", cioè quella politica europea che sempre più "delega" - con cospicui finanziamenti - la gestione del flusso migratorio a paesi terzi, impedendo alle persone l'accesso al diritto d'asilo in UE e dove vengono violati diritti fondamentali.

Lo ha sottolineato Gianfranco Schiavone, nel saggio "Chiusi dentro": “La finalità degli attuali campi di confinamento è quella di confinare masse consistenti di esseri umani degradati a ‘non-persone’ di cui ci si deve occupare al solo fine di impedire, almeno in parte, che essi raggiungano il territorio di quegli Stati che non intendono, sia in termini giuridici che materiali, farsene carico. Nella misura in cui il campo di confinamento ha come primaria finalità la gestione autoritaria di masse umane considerate in eccesso, può dunque anch’esso, con le sue peculiarità, essere considerato un’istituzione concentrazionaria”.

Ad esempio in Grecia, gli hotspot realizzati dal 2015 sulle isole dell'Egeo, sotto la forma giuridica di Centri di prima accoglienza, tre anni fa sono stati trasformati in "Closed controlled access centres of islands" (Ccaci). Queste nuove strutture chiuse su Samos, Leros, Lesbo e Chios, come viene spiegato nel progetto, "sono state spostate in aree diverse rispetto a quelle in cui si trovavano i precedenti centri e sono state collocate in località remote, isolate dalle aree urbane e con scarsi collegamenti con le città principali di ciascuna isola."

Il campo di Samos 2018-2023, Chiusi dentro. Dall'alto - Altreconomia

In ogni immagine dei singoli campi analizzati, cliccando sul cursore al centro della stessa e tenendolo premuto e scorrendo è possibile osservare l’evoluzione nel tempo, dalla loro apertura, fino alla situazione odierna.

Ad esempio il campo di Samos a sette chilometri dalla città di Vathy e a circa quattro dai centri abitati più vicini, è collocato in una zona isolata: "La struttura è carceraria e dal 2020 c’è stata una significativa espansione con grandi edifici a due piani o tensostrutture. Il campo è organizzato in compartimenti separati tra loro da recinzioni e muri in almeno dieci zone."

"Per la loro evoluzione (o involuzione) nel tempo, con efficacissimi effetti prima-dopo”, viene scritto nella presentazione del lavoro, vengono sottolineate anche “le caratteristiche delle strutture che abbiamo visto sorgere, la loro collocazione geografica, la frequente natura carceraria, l’essere realizzate in aree remote oppure dentro il cuore del contesto urbano. Con numerose aggiunte rispetto ai casi esaminati nel libro, data la forza dell’immagine satellitare e della vicenda storica raccontata."

L’elaborazione dei testi e l’impaginazione è stata curata da Altreconomia e il progetto è stato sviluppato assieme alla rete RiVolti ai Balcani , nata nel 2019 per rompere il silenzio sulla “rotta balcanica”, denunciare quanto sta avvenendo in quei luoghi, composta da realtà e singoli impegnati nella difesa dei diritti delle persone e dei principi fondamentali sui quali si basano la Costituzione italiana e le norme europee e internazionali.

 

Questo articolo è stato prodotto nell'ambito di “MigraVoice: Migrant Voices Matter in the European Media”, progetto editoriale realizzato con il contributo dell'Unione Europea. Le posizioni contenute in questo testo sono espressione esclusivamente degli autori e non rappresentano necessariamente le posizioni dell'Unione europea

 

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