Apre a Sarajevo, dopo una lunga serie di tentativi, il primo McDonald’s della Bosnia Erzegovina. Le dichiarazioni dell'ambasciatore americano, le reazioni dei sarajevesi e l'accoglienza della catena di ćevapčići “Mrkva”
Martedì 19 luglio, il primo McDonald’s ha aperto a Sarajevo. Piaccia o no, la Bosnia Erzegovina cessa di essere una “No Macs’ land”, dopo un negoziato durato almeno 10 anni.
L’inaugurazione del primo McDonald’s è stato un evento di primo piano. A tagliare il nastro sono stati niente di meno che il presidente in carica della Presidenza tripartita, Željko Komšić, e l’ambasciatore degli Stati Uniti Patrick Moon. Assieme a loro altri 300 VIP, tra cui Zlatko Lagumdžija, leader del partito socialdemocratico (SDP), per una serata d’eccezione al McDonald’s.
L’ambasciatore Moon ha detto che la storia di McDonald’s è la storia di un imprenditore di successo che può servire come ispirazione per gli imprenditori bosniaci. Il sindaco di Sarajevo, Alija Behmen, il giorno dopo, è stato tra i primi a servirsi del McDonald’s, tra le frotte di clienti, e ha sottolineato come l’arrivo di McDonald's rappresenti un’altra “perla nell’offerta gastronomica” della città, che non metterà in pericolo l’offerta culinaria tradizionale. Ma soprattutto è un segnale positivo per gli investitori stranieri, come ribadisce il sindaco di Sarajevo.
Ma, puntuale, arriva l’articolo di un portale locale: il comproprietario di McDonald’s, Haris Ihtijarević, è sotto inchiesta da parte della polizia tributaria per una serie di malversazioni condotte mentre era direttore di una branca dell’amministrazione della Federazione di Bosnia Erzegovina. La solita invidia bosniaca (“che muoia la vacca del tuo vicino”) oppure qualcosa di più concreto? Probabilmente è l’inizio di una nuova sapunica (soap opera), sulle pagine dei quotidiani locali.
Cosa avrebbe detto Tito?
Dettagli di cronaca a parte, va detto che il tempismo nell’apertura di McDonald’s è perfetto: oggi inizia il Sarajevo Film Festival e la città si riempirà di ospiti da tutto il mondo. McDonald’s è ubicato in posizione centralissima, sulla Titova, l’arteria principale di Sarajevo. Un paradosso dei tempi moderni: Sarajevo è una delle poche città dell’ex Jugoslavia a mantenere una via (e che via!) dedicata a Tito, ma è proprio qui che viene ad aprire McDonald’s, uno dei simboli, nel bene e nel male, del capitalismo e della globalizzazione moderni. Ma Tito cosa avrebbe detto di tutto ciò? Paradossi storici a parte, McDonald’s aprirà anche a Bihać, Zenica, Mostar, Banja Luka, oltre ad un Mc Drive a Sarajevo stessa.
Insomma, un cedimento su tutti i fronti per la “No Macs’ land”: la Bosnia Erzegovina è stato l’ultimo dei Paesi dell’ex Jugoslavia, a parte il Kosovo, a vedere l’arrivo di un McDonald’s. McDonald’s arrivò a Belgrado già nel lontanissimo 1988, e poi aprì negli altri Paesi subito dopo i conflitti: in Slovenia nel 1993, Croazia nel 1996, Macedonia nel 1997 e Montenegro nel 2004. L’Albania e l’Islanda sono ora gli unici Paesi in Europa a non avere un Mc Donald’s: in Albania non ha mai aperto, mentre in Islanda Mc Donald’s chiuse per i proibitivi costi d’importazione della carne.
10 anni di tentativi
Alla fine, l’arco di McDonald’s tornerà quindi a svettare nel cielo di Sarajevo. La prima volta fu nel lontano 1997 quando furono gli U2, durante il leggendario concerto a Sarajevo, ad installarlo, in modo decisamente ironico, sul loro palco nello stadio di Koševo. Per McDonald’s non è stato facile aprire a Sarajevo. Se n’era iniziato a parlare già nel 2000, quando il McDonald’s doveva aprire di fronte alla cattedrale cattolica, al posto dell’allora Gradska Kafana, ma non se ne era fatto nulla.
Nel corso degli anni successivi, ogni tanto si sentiva parlare delle intenzioni di McDonald’s di aprire, ma poi la cosa sfumava. L’ultima volta era stato nell’aprile 2010, quando il ristorante avrebbe dovuto aprire nel nuovo centro commerciale costruito di fronte al Parlamento della Bosnia, ma anche allora non se ne era fatto nulla.
Molti interpretavano questi tentativi come un segnale negativo da parte degli investitori internazionali verso il mercato bosniaco, e che la multinazionale stessa fosse scoraggiata dal livello di corruzione presente in Bosnia Erzegovina.
Se c’è il McDonald’s non c’è la guerra
Curiosamente, la presenza di McDonald’s è considerata alquanto significativa nei Paesi in transizione e si cita spesso la teoria di Tom Friedman sulla prevenzione dei conflitti: non è mai accaduto che due Paesi nei quali sia presente un McDonald’s siano entrati in guerra tra di loro. La teoria si basa sul fatto che quando un Paese ha raggiunto un livello di benessere tale da sostenere una rete di McDonald’s, questo Paese non avrà più alcun interesse ad entrare in guerra. In realtà la teoria fu poi smentita proprio dal bombardamento Nato sulla Serbia, ma Friedman fu pronto a far notare che tale eccezione era stata di breve durata e che il conflitto terminò molto rapidamente. Chissà se la teoria di Friedman si applica anche a casi di potenziali secessioni…
Le reazioni dei sarajevesi
La reazione dei sarajevesi è stata comunque decisamente positiva alla notizia dell’apertura del McDonald’s, che è stato letteralmente preso d’assalto. La pagina di Facebook di McDonald’s Sarajevo in pochi giorni ha ricevuto subito oltre 22.000 fans, e la gente ha cominciato a commentare, in modo serio o semiserio, l’arrivo di McDonald’s, l’impatto sul mercato locale e il fatto che il “privilegio” di mangiare al McDonald’s finora sia riservato ai soli sarajevesi.
Il gesto più simpatico però è giunto dal proprietario di Mrkva, una delle più famose ćevabžinice di Sarajevo. Durante l’inaugurazione, infatti, è arrivato di fronte al McDonald’s il camioncino di Mrkva che ha consegnato un vassoio con 200 cevapi pronti e fumanti. Il gesto, come ha spiegato il gestore di Mrkva, è da considerarsi un benvenuto in linea con la tradizionale ospitalità bosniaca: quando qualcuno si trasferisce nel tuo vicinato, il komšiluk, gli altri vicini, portano doni in segno di benvenuto. E perciò il proprietario di Mrkva ha spiegato che tale concorrenza è positiva e benvenuta, e non crede che i bosniaci mangeranno meno ćevapi in seguito all’apertura del McDonald’s. In Bosnia c’è posto per tutti…
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