Facciata del Parlamento della Bosnia Erzegovina © Robson90/Shuttesrtock

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Nonostante la recente decisione definitiva della Commissione elettorale, prosegue la polemica sul quinto seggio destinato ai delegati serbi della Camera dei popoli della BiH. Seggio che potrebbe sconvolgere gli equilibri di potere anche a livello statale

01/08/2024 -  Darko Kurić Sarajevo

A distanza di quasi due anni dalle elezioni generali, lo scorso primo luglio la Commissione elettorale della Bosnia Erzegovina (CIK) ha scelto il quinto membro del gruppo dei delegati serbi della Camera dei popoli dell’Assemblea parlamentare della BiH. Il candidato selezionato, per sorteggio, è Nenad Vuković, esponente del Partito del progresso democratico (PDP), una delle principali forze di opposizione in Republika Srpska.

Con l’assegnazione del mandato a Vuković, il primo partito di governo in RS – l’Unione dei socialdemocratici indipendenti (SNSD) di Milorad Dodik – ha perso un seggio nel parlamento della BiH [il seggio oggetto di contesa era stato inizialmente assegnato a Snježana Novaković-Bursać, esponente dell’SNSD]. Di conseguenza, il partito di Dodik ha perso anche il cosiddetto “meccanismo di controllo”, ossia il potere di condizionare le decisioni politiche a livello statale, potere di cui ha goduto nelle due legislature precedenti.

Dal punto di vista istituzionale, politico e procedurale, la decisione della CIK segna un precedente nella storia della Bosnia Erzegovina post-Dayton. Il sorteggio ha modificato la composizione della Camera dei popoli: ora l’opposizione della Republika Srpska ha due delegati, contro tre appartenenti all’SNSD.

In pratica, questo significa che il partito di Dodik non ha più un dominio assoluto all’interno del gruppo dei delegati serbi, e quindi non potrà più ostacolare l’approvazione di leggi e altre decisioni dell’Assemblea parlamentare della BiH. Con i suoi tre delegati, potrà però continuare a bloccare le sedute della Camera dei popoli per mancanza del quorum [secondo la Costituzione della BiH, affinché la Camera dei popoli si possa riunire in seduta e deliberare è necessaria la presenza di nove delegati, tre di ciascun popolo costituente].

Pur avendo ricevuto la notifica dell’assegnazione del mandato, Nenad Vuković non ha ancora iniziato a partecipare ai lavori della Camera dei popoli. La procedura di affidamento dell’incarico dovrebbe essere portata a termine nel corso di una delle prossime sedute. Quindi, bisognerà aspettare settembre, vista l’imminente pausa estiva. L’attesa potrebbe però protrarsi più a lungo, considerando la consueta prassi di alcuni attori politici di ostacolare l’operato delle istituzioni a livello statale.

La decisione sul quinto delegato serbo è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale della BiH due ore prima dell’inizio della seduta della Camera dei popoli tenutasi lo scorso 19 luglio. Vuković non è stato invitato a partecipare alla seduta, fissata per le ore 11.00, alla quale ha invece preso parte Snježana Novaković-Bursać.

Reazioni e possibili conseguenze

Gli esponenti dell’SNSD, come atteso, hanno reagito con disappunto ai risultati del sorteggio, rifiutando la decisione della CIK di conferire il mandato a Vuković e annunciando una battaglia legale per impugnarla. Secondo l’SNSD, il compito di eleggere i delegati serbi della Camera dei popoli della BiH spetta all’Assemblea popolare della Republika Srpska, e non alla CIK. Definendo il sorteggio “una farsa”, l’SNSD ha messo in chiaro che nessun delegato eletto dall’Assemblea popolare della RS rinuncerà al suo mandato. Negli ultimi giorni si è assistito anche ad attacchi verbali lanciati da alcuni esponenti dell’SNSD contro i membri della CIK.

D'altra parte, Nenad Vuković afferma di essere stato eletto dai deputati dell’Assemblea popolare della RS e di aver ricevuto – al pari di tutti gli altri delegati – la notifica dell’assegnazione del seggio da parte della CIK. L’esponente del PDP spiega che, dopo le elezioni del 2022, la Commissione per le elezioni e le nomine dell’Assemblea popolare della RS aveva dichiarato nullo un voto a suo favore, permettendo così all’SNSD di ottenere quattro seggi alla Camera dei popoli della BiH in modo da poter condizionare l'operato delle istituzioni a livello statale.

Anche prima del sorteggio, il PDP aveva annunciato di voler proporre un rimpasto o addirittura presentare una mozione di sfiducia nei confronti del Consiglio dei ministri della BiH. L’opposizione, come spiega Vuković, intende portare avanti l’iniziativa annunciata, non essendo contenta della composizione e dell’operato del governo.

Tuttavia, un rimpasto di governo, pur sembrando un’ipotesi più realistica di prima, resta ancora incerto, anche perché dipende da tutta una serie di fattori legali e procedurali. Inoltre, non tutti gli esponenti dell’opposizione della RS appoggiano l’iniziativa lanciata dal PDP, come molti di loro hanno sottolineato nei commenti sui social.

In teoria, una mozione di sfiducia nei confronti dell’attuale Consiglio dei ministri della BiH potrebbe essere approvata anche senza l'appoggio dell’SNSD e dell’HDZ che fanno parte della maggioranza a livello statale. Per approvare una mozione di sfiducia, oltre alla maggioranza semplice, alla Camera dei rappresentanti è richiesta anche la cosiddetta maggioranza a livello delle entità [vale a dire almeno un terzo dei deputati di ciascuna delle due entità costitutive del paese, quindi almeno dieci deputati della Federazione BiH e almeno cinque della Republika Srpska]. Alla Camera dei popoli invece è necessario il sostegno di almeno due delegati di ciascun popolo costituente.

Se alla Camera dei rappresentanti le forze di opposizione della Republika Srpska hanno i numeri sufficienti per approvare una mozione di sfiducia nei confronti dell’attuale governo, alla Camera dei popoli tutto dipendeva dal quinto delegato, inizialmente eletto tra le fila dell’SNSD.

Con la decisione della CIK di affidare il mandato a Nenad Vuković, sono cambiati i rapporti di forza all’interno della Camera dei popoli e ora l’opposizione ha i numeri sufficienti, anche a livello delle entità. D’altra parte, gli equilibri di forza alla Camera dei rappresentanti sono rimasti invariati, quindi l’SNSD, l’HDZ e la cosiddetta “trojka” - composta dal Partito socialdemocratico (SDP), dal movimento Popolo e giustizia (NP) e da Naša stranka - hanno ancora la maggioranza assoluta.

Date queste premesse, le possibilità di un cambio di governo restano limitate. Anche se i deputati della “trojka” decidessero di sostenere un’iniziativa per escludere l’SNSD e l’HDZ dal potere esecutivo a livello statale, i deputati di questi ultimi due partiti potrebbero boicottare la Camera dei popoli, che quindi rimarrebbe bloccata per mancanza del quorum.

Gli esperti ritengono che un eventuale rimpasto di governo difficilmente possa avere effetti positivi. In una recente intervista, Tanja Topić, analista politica di Banja Luka, ha affermato che l’intera vicenda rischia di ridursi a litigi e accuse reciproche tra opposizione e maggioranza, a dimostrazione del fatto che lo stato e i cittadini continuano ad essere ostaggio di una politica retrograda. Secondo Topić, eventuali cambiamenti all’interno della compagine governativa a livello statale non inciderebbero sulla composizione del governo della Republika Srpska, e quindi non porterebbero ad alcuna svolta significativa.

Breve storia di un seggio conteso

La Camera dei popoli dell’Assemblea parlamentare della BiH è composta da quindici membri: cinque della Republika Srpska (costituiscono il gruppo dei delegati serbi) e dieci della Federazione BiH (cinque del gruppo dei delegati bosgnacchi e altri cinque del gruppo dei delegati croati). Tutti i delegati serbi sono eletti dall’Assemblea popolare della Republika Srpska.

Dopo le elezioni generali dell’ottobre 2022, l’Assemblea popolare della RS aveva eletto i delegati alla Camera dei popoli. La lista dell’SNSD e quella del PDP avevano ottenuto lo stesso numero di voti, una scheda però era risultata problematica in quanto contrassegnata in modo errato. Se in un primo momento la Commissione elettorale della BiH (CIK) aveva dichiarato valida la scheda contesa, il Tribunale della BiH ne aveva sancito la nullità, accogliendo il ricorso presentato dall’SNSD. Successivamente però, la Corte costituzionale ha annullato il verdetto del Tribunale della BiH, confermando la decisione iniziale della CIK. Secondo la normativa vigente, in caso di parità di voti tra due candidati, l’assegnazione del mandato avviene per sorteggio.

L’SNSD e la cerchia di Dodik hanno già dimostrato di essere immuni alle critiche che vengono loro rivolte per la tendenza a bloccare le istituzioni. Qualche anno fa, l’SNSD per un anno e mezzo ha boicottato gli organismi di potere a livello statale. Da tre mesi ormai anche i delegati bosgnacchi boicottano le sedute della Camera dei popoli, rifiutando di discutere di una proposta di legge sulla Corte costituzionale della BiH. Lo scopo della proposta – secondo i delegati bosgnacchi – è quello di estromettere i giudici internazionali dalla Corte costituzionale della BiH, contrariamente a quanto previsto dalla Costituzione e dagli Accordi di Dayton.

La Camera dei popoli dell’Assemblea parlamentare della BiH si è riunita d’urgenza lo scorso 19 luglio per approvare (con un anno di ritardo) il bilancio statale per il 2024. L’adozione del bilancio spiana la strada all’accesso della Bosnia Erzegovina ai fondi del Piano di crescita per i Balcani occidentali , approvato dalla Commissione europea nel novembre 2023. Questi fondi rivestono particolare importanza per le istituzioni della Republika Srpska che si trovano in una situazione economica tutt’altro che invidiabile. Così i politici bosniaco-erzegovesi hanno dimostrato per l’ennesima volta che a motivarli a lavorare è soprattutto il denaro.


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