La notizia rimpalla subito sui media bosniaci e poi croati: due giovani sportivi nigeriani, invitati per una gara internazionale a Pola, non hanno mai fatto rientro in Nigeria. I due sono ora nel campo di accoglienza di Velika Kladuša e accusano la polizia croata di averli deportati da Zagabria in un bosco in Bosnia Erzegovina
Nel pomeriggio del 3 dicembre la testata bosniaca online Žurnal ha pubblicato un articolo dal titolo “Da Zagabria a Bihać: la polizia croata ha sequestrato studenti nigeriani e li ha trasportati in Bosnia!”.
Nell’articolo vengono riportate le dichiarazioni di due studenti di nazionalità nigeriana, Abia Uchenna Alexandro ed Eboh Kenneth Chinedu, con tanto di video, in cui raccontano di essere stati deportati dalla polizia croata da Zagabria in un bosco in Bosnia Erzegovina.
"Mentre salivamo su un tram ci hanno fermati dei poliziotti. Ci hanno portati alla stazione di polizia. Abbiamo provato a spiegare loro chi siamo e che i documenti e il visto li avevamo all’ostello. Ma non hanno ascoltato ciò che dicevamo loro", ha dichiarato Eboh Kenneth Chinedu a Žurnal.
"Non sappiamo che ore fossero, era buio… dalla stazione di polizia ci hanno caricati su un furgone e ci hanno portati in un luogo sconosciuto. Due poliziotti ci hanno detto che saremmo andati in Bosnia. Io non sono mai stato in Bosnia. Sono arrivato a Zagabria in aereo, gli ho detto, e non so nulla della Bosnia. (…) Dopo un po’ il furgone si è fermato e ci hanno buttati fuori. Io non volevo andare nel bosco, ma il poliziotto ha minacciato di spararmi se non mi fossi mosso", ha aggiunto Eboh Kenneth.
Spaventati, hanno raccontato di non sapere cosa fare e che poi assieme ad altri ragazzi, migranti deportati nel bosco dalla polizia, sono arrivati a Velika Kladuša vicino a Bihać.
La versione del comitato sportivo
Secondo quanto da loro raccontato, erano arrivati in Croazia dalla Nigeria per partecipare ad un campionato internazionale studentesco a Pola, con regolare passaporto e visto di ingresso. OBCT ha contattato Alberto Tanghetti, del comitato dell’ente organizzatore del campionato, l’Interuniversities Sport Committee , per verificare l’identità dei due studenti: “Confermo che quei due ragazzi nel video sono Uchenna Alexandro ed Eboh Kenneth Chinedu. Al loro arrivo in aereo, con passaporto e regolare visto rilasciato dall’Ambasciata croata su invito dell’Università di Pola, sono stato contattato dalla polizia di Zagabria che mi ha chiesto conferma dei motivi del loro ingresso. Arrivati a Pola hanno partecipato alla cerimonia di apertura all’interno dell’Arena di Pola della quinta edizione del campionato internazionale interuniversitario iniziato il 13 novembre scorso e poi gareggiato, come dimostrano anche i video delle gare. Sono stati tutti quei giorni a Pola, sfilando anche alla cerimonia di chiusura, assieme ad altri 2300 partecipanti arrivati da 22 paesi di 4 continenti, come Israele, Egitto, Algeria, Libia, Libano, Cina, Kuwait…”.
Tanghetti inoltre conferma che a fine torneo, conclusosi la sera del 16 novembre, i due ragazzi si sono spostati a Zagabria dove dovevano dormire per imbarcarsi il 18 novembre sull’aereo di ritorno a Lagos, via Istanbul. Aggiunge, infine, che essendo i due ragazzi maggiorenni l’ente non aveva l’obbligo di tenerli in custodia fino all’imbarco.
“So che la professoressa che li ha accompagnati in Croazia, il 18 novembre li ha aspettati in aereo ma non sono mai arrivati. Questo l’ho saputo da lei, che mi ha contattato dalla Nigeria. Ovviamente, perché erano già stati prelevati dalla polizia, come ho saputo in seguito”, ribadisce Tanghetti.
La notizia viene subito ripresa da altri media bosniaci, come N1 e Vijesti, che riferiscono che i due studenti sono finiti al campo di accoglienza Miral, gestito dall’organizzazione internazionale IOM.
La loro presenza in questo campo è stata confermata a OBCT da Nicola Bay del Danish Refugee Council , che ha riaperto nel 2018 l’ufficio di Sarajevo - a causa dell’aumento del flusso di migranti che arrivano o attraversano il paese lungo la rotta balcanica: "Noi non seguiamo legalmente i due ragazzi, perché non abbiamo questo mandato nelle nostre attività nel paese. Ma confermiamo che sono temporaneamente accolti al campo Miral di Velika Kladuša e che noi stiamo offrendo loro supporto psicosociale".
Per quanto riguarda ulteriori informazioni sull’ambito legale – dunque eventuale ricorso, denuncia dei fatti o altro - ha concluso Bay, solo IOM e UNHCR possono rispondere.
La versione del ministero dell’Interno croato
Nel frattempo ieri, 4 dicembre, il ministero degli Interni croato ha emesso un comunicato ufficiale in cui ha contraddetto la versione dei due studenti: “I due studenti citati dai media bosniaci, dopo aver partecipato al torneo a Pola, un giorno prima del resto del gruppo si sono spostati a Zagabria dove hanno soggiornato. Il 16 novembre si sono registrati all’ostello, dal quale il 18 novembre dopo aver pagato il soggiorno e aver preso documenti e il resto delle proprie cose si sono allontanati verso un luogo ignoto".
Viene aggiunto che la polizia non ha registrato la loro uscita legale dal paese e che nessun poliziotto coinvolto nel controllo delle migrazioni illegali ha avuto a che fare con persone con quel nome e cognome. Infine, il comunicato precisa che gli studenti nigeriani venuti per il torneo erano cinque e che mentre due sono regolarmente ripartiti in aereo, uno è stato fermato al confine con la Slovenia dove è stato rimandato indietro avendo visto solo per la Croazia. "Il 18 novembre si è presentato presso il Commissariato di Zagabria centro per denunciare la perdita dei documenti. Dato che il visto gli era scaduto il giorno prima, abbiamo emesso un foglio di via della durata di 14 giorni, termine entro il quale avrebbe dovuto lasciare il paese”. Invece, si è ripresentato il 28 novembre per fare richiesta di asilo.
Diversamente da ciò che risulta dalle parole di Tanghetti, la polizia dichiara che i cinque studenti nigeriani avevano il volo il 17 novembre e considerato che solo due sono ripartiti, “gli altri tre hanno rinunciato ad uscire in maniera legale dal paese”, e quindi i fatti riportati “sollevano il dubbio sul vero motivo del loro soggiorno in Croazia”.
Nel frattempo ieri mattina, durante una seduta della Commissione parlamentare croata dedicata proprio alla situazione legata ai migranti e alla questione Schenghen, il presidente della Commissione per la politica interna e la sicurezza nazionale del parlamento croato Ranko Ostojić ha citato il caso degli studenti nigeriani ma non ha voluto commentare in attesa delle dichiarazioni ufficiali della polizia, mentre altri membri della Commissione hanno definito il caso una vergogna. “Se verrà confermata la notizia, è una grande vergogna”, ha dichiarato Ines Strelja di Most, e ha aggiunto: “La scorsa settimana (riferendosi al caso del migrante ferito gravemente con colpi di arma da fuoco da un poliziotto nella regione del Gorski Kotar ) il Segretario di Stato per gli Affari europei e internazionali, Terezija Gras, ha negato stiano accadendo incidenti del genere in Croazia, mentre la Ombudswoman Lora Vidović ha dimostrato con prove alla mano che non sarebbe proprio così.
La stessa Ombudswoman è dal 2017 che riporta violazioni perpetrate nel paese nei confronti dei migranti, e a giugno di quest’anno ha reso pubblica la lettera arrivatale da alcuni poliziotti in cui denunciavano le violenze perpetrate da colleghi sui migranti fermati e illegalmente rimandati indietro in Bosnia Erzegovina impedendo loro il diritto di chiedere asilo.
Si attende ora di sapere quale delle due versioni sia vera. Anche emergesse che Abia Uchenna Alexandro e Eboh Kenneth Chinedu erano intenzionati a non tornare in Nigeria, resta il dubbio sul come abbiano fatto a finire in Bosnia avendo comunque diritto di chiedere asilo in Croazia. "Che siano stati vittime di trafficanti, non posso dirlo. Nego tuttavia che la polizia faccia queste cose, cioè di prendere qualcuno, arrestarlo e portarlo in Bosnia da Zagabria", ha dichiarato Dubravko Jagić rappresentate del sindacato di polizia croato all'emittente N1. Difficile in ogni caso che questi due ragazzi si siano recati di loro spontanea volontà in Bosnia Erzegovina.
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