Il 21 ottobre sono state in visita a Trento Anja Margetić, vicesindaca della Città di Sarajevo e la ministra della Ricerca e dell’Università del Cantone di Sarajevo, Aleksandra Nikolić, nell'ambito di un progetto europeo che vede coinvolte le scuole della Bosnia Erzegovina e di diversi paesi dell’Ue
Il progetto europeo “Schools beyond Regions and Borders”, iniziato a febbraio 2021, nasce dallo sforzo collettivo di educatori e studenti di diversa estrazione professionale, culturale e linguistica, con l’obiettivo di sviluppare una coscienza civica tra studenti delle scuole secondarie, per incoraggiarli a diventare cittadini attivi del cambiamento nelle loro comunità. E per coinvolgere i giovani nella costruzione di un'Europa migliore e più inclusiva.
Il progetto si svolge mediante l'interazione tra studenti europei - della fascia di età tra i 16 e i 17 anni - e insegnanti, attraverso lo scambio di conoscenze e buone pratiche. Obiettivo a cui si tende attraverso moduli didattici della durata di un anno, basati su una o più aree tematiche che vengono approfondite mensilmente online, seminari in lingua inglese tenuti da docenti universitari, affiancati da attività interattive in aula. E, infine, viaggi di conoscenza reciproca nei territori coinvolti dal progetto.
Come, ad esempio, avvenuto nel giugno di quest’anno , con l’arrivo in Val di Fassa, in Trentino, di studenti di scuole di Dublino e di Sarajevo, dove si è iniziato a discutere di un “Patto dei giovani per il futuro dell’Europa”. Nell'ambito degli scambi di progetto, lo scorso 21 ottobre sono state in visita a Trento Anja Margetić, vicesindaca della Città di Sarajevo e la ministra della Ricerca e dell’Università del Cantone di Sarajevo, Aleksandra Nikolić, per partecipare ad un incontro pubblico, in presenza del sindaco di Trento Franco Ianeselli. Ha fatto seguito un incontro presso l'Università.
Questi scambi, secondo la ministra Nikolić, incontrata assieme alla vicesindaca presso la sede di OBCT, risultano essere molto importanti: “Innanzitutto per la possibilità per i nostri giovani di vedere come sono organizzate altre realtà. In Bosnia Erzegovina parliamo molto di problemi e poco di soluzioni e partiamo dalla prospettiva che esista un'unica soluzione escludendone possibili altre. E se rimani dell’idea che ci sia una sola soluzione, ciò incide poi sul piano sociale, politico ed economico di tutto il paese.”
A ribadirne l'importanza anche la vicesindaca della Città di Sarajevo, Anja Margetić che racconta di una sua esperienza analoga: “Credo sia vitale che i nostri ragazzi partecipino a scambi con l’estero. Io stessa a 16 anni sono partita per gli Stati Uniti a frequentare la scuola superiore e poi l’università grazie a una borsa di studio. Poi un anno di Master in Sicilia, occasione resa possibile attraverso l’Ambasciata d’Italia”. Esperienza all’estero che secondo lei andrebbe offerta nei programmi della settima classe della scuola dell’obbligo (II anno della scuola secondaria di primo grado, ndr): “Perché a Sarajevo, come in tutto il paese, si discute sempre di appartenenza etnica e quando vai fuori, come accaduto alla sottoscritta negli Usa, vedi persone di diverse nazionalità coesistere. Capisci che non ha senso sedersi a un bar di Londra e pensare di dividere le persone in base al paese di origine, dell’Asia, dell’Africa, di tutto il mondo.”
“Occasioni”, aggiunge, “che offrono ai giovani la possibilità di aprire la mente, ampliare la loro visione della realtà, attraverso la conoscenza e l’incontro con diverse culture, la conoscenza di sistemi e società che funzionano, cosa che noi non abbiamo.”
Entrambe non hanno infatti mancato di sottolineare il sistema “clientelare” in uso in Bosnia Erzegovina, di cui i giovani sono solo spettatori. “Da noi vale ancora il sistema delle relazioni personali, delle conoscenze dirette, se vuoi realizzare qualcosa che desideri”, ha evidenziato con rammarico Anja Margetić.
Su questo piano, la ministra Aleksandra Nikolić ha sottolineato un altro fattore importante scaturito dai progetti europei: “Il fatto di poter partecipare sullo stesso piano dei partner dell’Ue, quindi anche per le stesse somme, ha un altro significato importante: quello di costruire nei giovani, e dunque nella società, la cultura della fiducia nelle istituzioni, senza che giri alcuna bustarella o legame di amicizia”.
“Più che entrare in Unione europea, dobbiamo prima fare nostri i valori europei. Che abbiamo dimostrato di non saper rispettare... Già la liberalizzazione dei visti ha significato molto, i nostri studenti vanno all’estero, siamo dentro al programma Erasmus, e con il proseguire del percorso di integrazione europea, sarà ancora più facile. Ogni sapere, ogni nuova conoscenza, offerta ai nostri giovani, è di importanza fondamentale e assolutamente benvenuta. Abbiamo bisogno di più Europa, e noi siamo parte dell’Europa”, ribadisce la vicesindaca della Città di Sarajevo.
Il progetto si è già ampliato: in un solo anno e mezzo è aumentato il numero sia dei soggetti sostenitori, sia delle scuole coinvolte. Attualmente si parla di ben 16 scuole in Austria, Bosnia Erzegovina, Germania, Irlanda, Italia e Spagna, alle quali si aggiungerà a breve un istituto francese. A livello di Euregio, il progetto sta curando un’azione virtuosa per promuovere rapporti più stretti tra le scuole partner di questo territorio, nella prospettiva di allargare il numero degli istituti partecipanti a quattro per Land e avviare forme agili e innovative di cooperazione.
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Scuole superiori coinvolte
Austria: AGI Innsbruck e Meinhardinum (Stams); Bosnia Erzegovina: Prva Gimnazija (Sarajevo) e Sveti Franjo (Tuzla); Germania: Karolinen-Gymnasium (Rosenheim) e Gymnasium Sonthofen; Irlanda: Loreto Abbey co. Dalkey (Dublino); Italia, Alto Adige/Suedtirol: FOS Marie Curie e ITE Franz Kafka (Merano, lingua tedesca), ITE Falcone Borsellino (Bressanone, lingua italiana) e ITE Raetia (Ortisei, lingua ladina); Italia, Trentino: Liceo Leonardo Da Vinci (Trento), Liceo Andrea Maffei (Riva del Garda), Istituto La Rosa Bianca (sedi di Cavalese e Predazzo), Scola Ladina de Fascia (Pozza di Fassa, lingua ladina); Spagna: I.E.S. Padre Manjón (Granada).
Università partner: Dublin City University, Libera Università di Bolzano, University of Barcelona, University of Granada, Università di Innsbruck, University of Sarajevo, Università di Trento.
Istituzioni che sostengono il progetto: Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, Università di Trento (responsabile scientifico: prof. Michele Nicoletti); FBK.
Altri sostenitori: Cassa Centrale Banca, Federazione Raiffeisen Alto Adige/ Südtirol, ISA, ITAS.
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