Anche quest’anno si è celebrato, il 9 gennaio, il Giorno della Republika Srpska, nonostante la pronuncia di illegittimità costituzionale e numerose denunce. Ogni anno i festeggiamenti sono accompagnati da una retorica incendiaria che alimenta instabilità e divisioni
Quest’anno le celebrazioni del Giorno della Republika Srpska, una festa dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale della Bosnia Erzegovina, sono iniziate già l’8 gennaio con un ricevimento organizzato a Banja Luka, a cui ha partecipato anche una delegazione del governo di Belgrado.
Il giorno successivo, 9 gennaio, si è tenuta una parata con quasi tremila partecipanti, tra membri dei servizi di sicurezza della RS, associazioni di veterani, studenti, alunni e cittadini che hanno sventolato le bandiere della Srpska, alzando le tre dita.
Alla parata hanno preso parte i membri del motoclub russo “Lupi della notte” [noto per i suoi legami con Putin]. Tra i presenti c’era anche Igor Kalabukhov, ambasciatore della Federazione Russa a Sarajevo.
Durante le celebrazioni, nel centro storico di Banja Luka si vendevano striscioni con le immagini dei criminali di guerra Radovan Karadžić e Ratko Mladić.
L’opinione pubblica e i politici bosniaco-erzegovesi sono ormai abituati a vedere i funzionari di Belgrado tra i partecipanti alle celebrazioni del Giorno della RS. Una festa incostituzionale che per molti cittadini della Bosnia Erzegovina rievoca un capitolo buio della storia.
Per i politici e i cittadini della Federazione BiH il 9 gennaio del 1992 segna l’inizio dell’aggressione e della pulizia etnica nel paese.
Quest’anno, tra gli ospiti venuti da Belgrado c’erano il premier serbo Miloš Vučević, il ministro delle Finanze Siniša Mali, il vicepremier Aleksandar Vulin e la presidente del parlamento di Belgrado Ana Brnabić.
I funzionari di Banja Luka e Belgrado hanno rilasciato dichiarazioni contraddittorie, caratterizzate da un lato da una retorica incendiaria e aggressiva, dall’altro dall’invito alla pace e al rispetto degli Accordi di Dayton.
Quasi tutti i politici presenti, in un modo o nell’altro, hanno espresso la propria contrarietà al procedimento penale contro Milorad Dodik davanti al Tribunale della BiH.
Il presidente della Srpska non ha partecipato ai festeggiamenti a causa di un intervento a cui è stato recentemente sottoposto a Belgrado. Anche il presidente serbo Aleksandar Vučić ha disertato la cerimonia del 9 gennaio, inviando un messaggio di congratulazioni e assicurando che Belgrado continuerà a sostenere fermamente la Republika Srpska.
Le celebrazioni sono state organizzate anche in altre città della RS. Molti gruppi di destra e filorussi della BiH e della Serbia hanno festeggiato glorificando i criminali di guerra condannati, con tanto di fuochi d’artificio, e affermando che difenderanno i confini della RS col sangue . Anche quest’anno le celebrazioni sono state segnate da incidenti .
L’incostituzionalità
La Corte costituzionale della Bosnia Erzegovina ha a più riprese contestato la legittimità del “Giorno della RS”. Nel 2015, a seguito di un ricorso presentato da Bakir Izetbegović, all’epoca membro della Presidenza tripartita della BiH, la Corte dichiarò incostituzionale il 9 gennaio come festa nazionale della Republika Srpska.
Una decisione che spinse le autorità di Banja Luka a indire un referendum sul “Giorno della RS”, tenutosi il 25 settembre del 2016, nonostante il divieto della Corte costituzionale. Qualche mese dopo, alla fine del 2016, l’Assemblea popolare della Republika Srpska adottò una legge sul Giorno della RS.
Il 29 marzo del 2019, su richiesta di nove delegati (bosgnacchi e croati) del Consiglio dei popoli della RS, la Corte costituzionale della BiH si espresse sulla legge, giudicandola incostituzionale e contraria alla Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale e alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.
Nelle motivazioni della sentenza, oltre a ripercorrere gli eventi del 1992, la Corte costituzionale definì discriminatoria la festa del 9 gennaio anche perché coincideva con una festività religiosa ortodossa.
Secondo la Costituzione della BiH, le decisioni della Corte costituzionale sono definitive e vincolanti per tutti i livelli di governo nel paese, comprese le autorità della Republika Srpska.
I giuristi ritengono che la partecipazione dei funzionari di Belgrado alle celebrazioni di una festa “giuridicamente inesistente” sia una violazione degli Accordi di Dayton.
Anche la Commissione di Venezia si è espressa sulla controversa festa, affermando che la scelta del 9 gennaio come Giorno della Republika Srpska è motivata da sentimenti e vicende importanti per un solo popolo, quello serbo, pertanto le celebrazioni di questa ricorrenza rischiano di portare a discriminazioni.
Fino al 2015, anno della prima sentenza sul ricorso di Bakir Izetbegović, il 9 gennaio si celebrava senza grandi tensioni. Tra gli ospiti c’erano membri di tutte le comunità religiose, diplomatici stranieri dei paesi occidentali e rappresentanti dell’Ufficio dell’Alto Rappresentante in BiH.
Il silenzio della procura
Negli ultimi anni alla procura della BiH sono state sporte almeno tre denunce per le celebrazioni del 9 gennaio, nello specifico contro Milorad Dodik, Željka Cvijanović, Radovan Višković, la Republika Srpska e le città di Banja Luka e Istočno Sarajevo, dove nel 2024 si è svolta la cerimonia centrale.
La procura – che, a prescindere dalle denunce, dovrebbe procedere d'ufficio – non sembra però intenzionata ad avviare indagini né a fornire risposte concrete all’opinione pubblica.
Nel 2023 l’Alto rappresentante Christian Schmidt aveva annunciato che la festa del 9 gennaio non si sarebbe più celebrata come prima. Eppure, come dimostrano i festeggiamenti di quest’anno, nulla è cambiato.
A ben poco sono servite le ultime modifiche del Codice penale, introdotte da Schmidt nel 2023 per semplificare il perseguimento penale di chi non rispetta le decisioni della Corte costituzionale.
Schmidt ha affermato la scorsa settimana che la celebrazione del 9 gennaio come "Giorno della RS" è conseguenza di un chiaro fallimento nell'attuare le decisioni vincolanti della Corte costituzionale e quelle dell’Ufficio dell’Alto rappresentante.
Schmidt ha ricordato che il mancato rispetto delle decisioni della Corte costituzionale è reato secondo il Codice penale della BiH, sottolineando che spetta alle forze dell'ordine, alla procura e alla polizia intraprendere misure previste dalla legge, in particolare nei casi relativi a funzionari e dipendenti pubblici coinvolti nell'organizzazione delle celebrazioni del 9 gennaio.
Anche altri attori internazionali in BiH, tra cui l'ambasciata americana, la delegazione dell'UE, della Gran Bretagna e l'OSCE, hanno invitato il governo della Republika Srpska a rispettare lo stato di diritto e le decisioni della Corte costituzionale e ad astenersi dal ricorrere ad una retorica provocatoria.
I rappresentanti della comunità internazionale, così come gli attori politici della Federazione BiH, si aspettano dalle autorità competenti che indaghino su tutti i casi di violazione della legge legati ai festeggiamenti del “Giorno della RS".
Reagendo alle celebrazioni di quest’anno, Denis Bećirović, membro della Presidenza tripartita della BiH, ha ricordato che il rispetto degli Accordi di Dayton e della Costituzione della BiH è un obbligo fondamentale di tutti gli organismi di potere nel paese. A fargli eco Zukan Helez, ministro della Difesa, secondo cui la procura della BiH dovrebbe “perseguire gli organizzatori di un evento provocatorio e incostituzionale".
Il ministero degli Esteri della BiH ha inviato una nota di protesta alla Repubblica di Serbia per la partecipazione di una delegazione serba, guidata dal premier e dalla presidente del parlamento di Belgrado, alla celebrazione della festa incostituzionale della Republika Srpska.
Stando ai dati pubblicati da Radio Slobodna Evropa, negli ultimi dieci anni per i festeggiamenti del Giorno della RS sono stati spesi oltre quattro milioni di marchi (circa 2 milioni di euro) stanziati dal bilancio della Republika Srpska. Solo quest’anno le celebrazioni sono costate oltre mezzo milione di marchi (circa 250mila euro).
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