Ars Aevi Sarajevo © foto Mario Boccia

Ars Aevi Sarajevo © Mario Boccia

A Sarajevo è stata posata la prima pietra del futuro museo di arte contemporanea Ars Aevi. Un progetto a cui Enver Hadžiomerspahić si è dedicato dal 1996, col coinvolgimento dell'architetto Renzo Piano. Intervista a Siniša Šešum, a capo dell'ufficio Unesco a Sarajevo

06/12/2024 -  Anna Lodeserto Sarajevo

Il 19 agosto 2024 , sotto una pioggia torrenziale, è stata posata a Sarajevo la prima pietra del futuro Museo di Arte contemporanea “Ars Aevi”, al termine di una cerimonia che si è svolta sotto le bandiere bianche e azzurre di quanto resta dell’installazione di Daniel Buren, “La Place des drapeaux” (Polje zastava), che dal 1996 segna simbolicamente il “Terrain of the Future Museum of Contemporary Art - Multicultural Centre Ars Aevi”.

Questo evento segna un passo storico di avvicinamento alla realizzazione del sogno di Ars Aevi sogno sostenuto con fierezza e straordinaria costanza da Enver ‘Enjo’ Hadžiomerspahić, affettuosamente noto come “l’uomo che ha salvato l’arte” attraverso più di trenta anni di instancabile impegno.

Durante questo viaggio, artisti e intellettuali sono stati costantemente attratti da una “nave invisibile”, affascinati dalla visione di un uomo con una rara energia immaginativa, i cui occhi limpidi vedevano oltre il conflitto anche quando erano offuscati dalla disillusione e dalla polvere.

I rappresentanti istituzionali che hanno firmato la prima pietra di Ars Aevi, dalla sindaca di Sarajevo Benjamina Karić al Capo della delegazione dell’Unione europea in Bosnia Erzegovina Johann Sattler, hanno riconosciuto all’unanimità che “Enver non si è mai arreso” bussando instancabilmente alle porte, ispirando sindaci e delegazioni di diplomatici, anche in tempi in cui “le priorità erano diverse” e l’arte doveva lottare per un posto a tavola.

La pioggia non ha fermato le autorità odierne, proprio come gli ostacoli storici e politici non hanno mai scoraggiato Enver nella sua missione di creare un importante centro per l’arte contemporanea a Sarajevo.

Tra le tante istituzioni presenti, l’Unesco ha svolto un ruolo fondamentale nel costruire e sostenere i collegamenti internazionali di Ars Aevi, rafforzando la tutela e il rinnovamento culturale. Per approfondire ulteriormente questo aspetto, abbiamo intervistato Siniša Šešum, capo dell’Antenna Unesco e dell’Ufficio regionale a Sarajevo.

Ars Aevi collection, Sarajevo © Mario Boccia

Come può essere definita l’importanza del progetto del museo “Ars Aevi” in questa fase della sua evoluzione e in linea con i valori e la strategia dell’Unesco per la dimensione regionale?

Ars Aevi è un notevole esempio di resilienza culturale in tempi difficili, nonché un potente simbolo di solidarietà internazionale. Nel corso degli anni, rinomati artisti e istituzioni contemporanee hanno contribuito alla collezione di Ars Aevi, donando generosamente le loro opere per sostenere questa iniziativa unica.

Fin dall’inizio, l’Unesco ha condiviso un profondo legame con Ars Aevi, poiché il progetto incarna i valori fondamentali della nostra organizzazione e testimonia il ruolo essenziale dei musei nello sviluppo socio-economico, educativo e culturale. Il nostro lavoro nella regione ha sempre dato priorità al dialogo e alla riconciliazione, e il Museo Ars Aevi offre uno spazio inestimabile per promuovere la diversità culturale e favorire il dialogo, non solo in Bosnia Erzegovina, ma anche in tutta la regione.

Alla conferenza MONDIACULT tenutasi nel settembre 2022, ospitata in Messico, gli Stati membri dell’Unesco hanno adottato una dichiarazione che sottolinea la necessità di investire nei ruoli educativi e sociali di musei, centri creativi, biblioteche, archivi e altre istituzioni culturali. Questo impegno è strettamente in linea con il quadro Unesco recentemente adottato sull’educazione alla cultura e alle arti, e la missione di Ars Aevi rispecchia chiaramente tale responsabilità internazionale.

Quali sono i principali cambiamenti avvenuti negli ultimi 25 anni, che rendono la posa istituzionale della prima pietra del progetto del Museo “Ars Aevi” così significativa, dopo essersi sviluppato sotto il patrocinio del Direttore generale dell’Unesco sin dal 1999?

Negli ultimi 25 anni abbiamo superato insieme numerose sfide con un obiettivo unico: garantire la continuità di questo importante progetto. Ars Aevi è nato come iniziativa civica e popolare, ma grazie al sostegno incrollabile del Cantone e della Città di Sarajevo, il suo status legale è stato garantito e oggi Ars Aevi fa ufficialmente parte dei Musei cittadini di Sarajevo. Questo passaggio cruciale non solo ha risolto lo status istituzionale del progetto, ma ha anche salvaguardato il suo bene più prezioso: una collezione di opere donate da alcuni degli artisti contemporanei più stimati d’Europa.

Vogliamo ringraziare in modo particolare il Governo del Cantone di Sarajevo, guidato dal Primo Ministro Nihad Uk, per aver agito così rapidamente e puntualmente. In collaborazione con il sindaco di Novo Sarajevo, hanno lavorato per la concessione dei permessi per la costruzione del Museo Ars Aevi, basato sul progetto preliminare dell’architetto di fama mondiale Renzo Piano. Siamo, inoltre, sinceramente grati alla sindaca di Sarajevo per il continuo supporto che consente alla collezione Ars Aevi di essere splendidamente esposta nello storico Municipio di Sarajevo, fino a quando il nuovo sito del museo non sarà pronto.

Molte persone potrebbero chiedersi perché Sarajevo abbia bisogno di un museo come questo, e la risposta è semplice: questa città è sempre stata pioniera nella promozione della cultura e della creatività, in particolare nel campo dell’arte contemporanea. Ars Aevi e il Museo di Arte contemporanea daranno continuità a questa importante eredità.

Quale potrebbe essere la portata transnazionale del progetto del Museo “Ars Aevi” oggi, 30 anni dopo gli esordi, mentre i conflitti si intensificano e lo spazio per l’arte e la cultura continua a ridursi in tutto il mondo?

Come già anticipato, all’Unesco immaginiamo il nuovo Museo di arte contemporanea Ars Aevi di Sarajevo come un polo in cui la cultura e la coesione sociale siano rilevanti. Attraverso un dialogo continuo, l’impegno delle nuove generazioni, gli scambi culturali e la promozione della diversità culturale, tale spazio favorirà interazioni significative e costruirà ponti tra le comunità. La cultura, come la vediamo noi, possiede il potere unico di abbattere le barriere, supportare la de-escalation e creare un ambiente sicuro per l’espressione attraverso l’arte e la creatività.

La celebrazione del 20° anniversario della ricostruzione del Ponte Vecchio di Mostar mostra proprio il grande potere della cultura di unire le comunità e ci aspettiamo che Ars Aevi diventi allo stesso modo un faro di unità, non solo in Bosnia Erzegovina ma anche in tutta la regione. Più di un semplice museo, Ars Aevi è, infatti, concepito come uno spazio sociale ed educativo per artisti, professionisti della cultura e diversi gruppi di persone, in particolare giovani, fungendo da luogo di incontro e rete per la coesistenza a livello locale, regionale e globale, sostenendo la diversità culturale e la comprensione reciproca.

Progettato dall’architetto Renzo Piano nel suo ruolo di Ambasciatore di buona volontà dell’Unesco, il Museo Ars Aevi (dal latino per “arte del tempo” nonché anagramma parziale del nome “Sarajevo”) mira a fornire una sede permanente per la rinomata collezione composta da circa 150 pezzi donati da celebri artisti internazionali, tra cui Marina Abramović, Maja Bajević, Joseph Kosuth e Michelangelo Pistoletto, durante l’assedio di Sarajevo (1992-1996) come forte atto di solidarietà e catalizzatore per il rinnovamento culturale ed etico della città.

Fino a oggi, le opere della collezione d’arte sono state esposte prevalentemente nello storico monumento nazionale noto come ‘Vijećnica’, dal 2014 sede dell’iconico Municipio di Sarajevo ed ex Biblioteca nazionale, fino alla sua distruzione nel 1992.


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