Gli attivisti di FuoriVia si rimettono in viaggio lungo il Danubio, il grande fiume che risalgono a partire dalla foce. Li avevamo lasciati l'anno scorso a Ruse, in Bulgaria, la loro destinazione ora è Orșova, in Romania, oltre 500 km più a monte. Noi li seguiremo proponendo le loro cronache danubiane
Ci sono gli studiosi di geografia antica e c’è chi, come noi, ripercorre antiche rotte camminando.
Siamo giunti alla seconda edizione di Danubes. Non propriamente il tentativo di ricostruire un antico asse viario, come era stato per la via Egnatia, Danubes vuole semmai richiamare alla mente una delle rotte più frequentate della nostra storia, arteria d’Europa. Partendo proprio dalle zone più remote del continente.
Il progetto, avviato lo scorso anno, prevede di risalire il fiume dalla sua foce fino a Vienna. È un progetto suddiviso in cinque anni , circa 1700 km e prevede di attraversare 7 Paesi.
Come da tradizione, si inizia ogni nuova tappa dal punto in cui si era lasciata l’anno precedente: ci si rivede a Ruse, in Bulgaria; destinazione Orșova, in Romania, oltre 500 km più a monte.
Perché scegliere di risalire il fiume controcorrente? Forse perché i percorsi non abituali sono iscritti nella semantica stessa di Fuori-via. Forse perché è in linea con un’idea di viaggio lento, agli antipodi del turismo convenzionale, ma anche lontano dal trekking sportivo propriamente detto. Camminare è inteso come strumento di conoscenza e compenetrazione dei luoghi attraversati, con un’attenzione particolare all’ambiente e al sociale. Come sempre, ci si muoverà attrezzati con tende, sacchi a pelo e il supporto di un furgone. Un format che prevede incontri e spesso l’ospitalità da parte di organizzazioni locali, con le quali si creano sempre occasioni di scambio e di confronto.
Si è scelto un nome al plurale per il progetto perché il bacino fluviale del Danubio, nel suo complesso, è il più “internazionale” al mondo, con 19 paesi coinvolti e milioni di abitanti interessati dal cosiddetto Corridoio Paneuropeo VII dell’Unione Europea, una delle dieci vie di comunicazione dell'Europa centro-orientale: il Danubio, appunto.
Dunque, un fiume all’insegna della pluralità, un fiume di fondamentale importanza per i collegamenti tra Atlantico e Mar Nero; un fiume che, oltre ai trasporti, è una risorsa vitale anche per altri settori. La sua pluralità si riflette non solo in termini etnici, ambientali, religiosi o sociali ma anche in termini di attività produttive.
L’Unione Europea è tra i principali attori coinvolti nello sviluppo delle potenzialità di questi territori. Esistono iniziative macroregionali come la Strategia Europea del Danubio , oppure iniziative come la Strada degli Imperatori Romani e del Vino , certificata dal Consiglio d’Europa nel 2015.
È quanto si andrà ad esplorare quest’anno lungo le regioni del Basso Danubio, che presentano notevoli sfide socioeconomiche, ma anche un forte potenziale di sviluppo regionale. Non ultima, la produzione di energia.
Dire walkshop non rende forse giustizia all’interesse storico, ambientale e sociale dei luoghi che attraverseremo: in un momento di controverso dibattito sul nucleare in Europa, vedremo a Kozloduy l’unica centrale nucleare attiva in Bulgaria. Restando in tema energetico, visiteremo le Porte di Ferro, dighe idroelettriche al confine con la Serbia. Incontreremo una delegazione di studenti di archeologia presso il sito della Colonia Ulpia Traiana. Saremo ospiti di un’associazione impegnata in attività di integrazione delle comunità Rom. Attraverseremo i luoghi della memoria a Belene, un campo per dissidenti creato nel 1949 dal Partito Comunista Bulgaro e tenuto segreto per anni.
Questi alcuni degli hotspots firmati Danubes 2023. Per le notizie dal campo, seguite le nostre pagine social e le “cronache danubiane” su OBC Transeuropa.
L’appuntamento è il 30 luglio a Ruse.
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