Il partito di centro-destra GERB è emerso come prima forza dalle ennesime elezioni anticipate in Bulgaria, dopo aver vinto il testa a testa con il movimento "Continuiamo il cambiamento". Un risultato che, però, non assicura una chiara via d'uscita alla crisi politica vissuta dal paese
Con il conteggio dei voti ancora non del tutto terminato - al momento è stato scrutinato l’86% delle schede - il partito di centro-destra GERB, guidato da Boyko Borisov, sembra essersi assicurato la maggioranza relativa al prossimo parlamento di Sofia con circa il 26,5% dei consensi.
GERB ha quindi vinto il lungo testa a testa con la coalizione che ruota intorno al movimento riformista “Continuiamo il cambiamento”, nato proprio per fare opposizione a Borisov – dominatore incontrastato della politica bulgara per un decennio – sulle ali delle lunghe proteste contro l'ex primo ministro, accusato di corruzione e nepotismo.
Per Borisov, si tratta di un risultato importante, che consolida la posizione di GERB: se oggi il partito non è più la forza dominante nel paese, e fatica a trovare forze politiche pronte a stringere alleanze, resta però comunque un fattore vitale ed imprescindibile della politica bulgara, con cui chiunque voglia governare il paese deve fare i conti.
Questa volta “Continuiamo il cambiamento” si è fermato a circa il 24,5% dei voti, non riuscendo così a guadagnarsi – come a lungo sperato dal suo leader Kiril Petkov – il primo posto, che assicura precedenza nell’ottenere un mandato esplorativo dal presidente per cercare la strada per un nuovo esecutivo. L’ondata – anche emotiva – che ha gonfiato le vele del movimento negli anni scorsi, non si è quindi spenta, ma ancora una volta non ha avuto la forza di imporre un nuovo modello in grado di convincere gli elettori
Balzo in avanti invece per la formazione anti-europeista e filo-russa “Vazrazhdane” (Rinascita) guidata da Kostadin Kostadinov, che dopo una campagna elettorale improntata su un referendum anti-moneta unica, è riuscita a raccogliere il 14,5%, diventando così il terzo partito nella prossima assemblea nazionale.
Visibilmente soddisfatto dai risultati, in un’intervista all’emittente Btv, Kostadinov ha rivendicato la rapida crescita del partito, sostenendo che oggi creare un governo senza tenere conto di “Vazrazhdane” non è più possibile. Lo stesso leader si è poi detto pronto ad andare a nuove elezioni: una prospettiva che di certo non spaventa il partito, in grado di raccogliere sempre di più il consenso dei tanti elettori disillusi.
Entrano sicuramente in parlamento anche il Movimento per le Libertà e i diritti (DPS), tradizionale rappresentante degli interessi della comunità turca, col 13%, e il Partito socialista, sempre più debole ma in grado di raccogliere ancora il 9%. Contro tutte le aspettative, il movimento “C’è un popolo così” del cantante e showman Slavi Trifonov, dato in caduta libera dai sondaggi pre-voto, potrebbe invece riuscire a superare la soglia di sbarramento del 4%.
Interessante la distribuzione geografica del voto: GERB ha vinto nella maggior parte delle circoscrizioni elettorali, mentre “Continuiamo il cambiamento” è primo partito a Sofia e Plovdiv, confermando l’impressione di rappresentare soprattutto gli interessi dell’elettorato cittadino. Come da tradizione, il DPS è invece prima forza nelle aree con una consistente presenza della comunità turca. Bassa, come previsto, l’affluenza alle urne, che si è fermata al 38%.
Con questi risultati, non è facile intravedere una via d’uscita alla lunga crisi politica che attanaglia la Bulgaria, e che negli ultimi due anni ha portato il paese a ben cinque elezioni anticipate.
Secondo alcuni analisi, anche vista la pesante situazione internazionale resa imprevedibile dall’invasione russa dell’Ucraina, il forte avanzamento di “Vazrazhdane” potrebbe spingere GERB e “Continuiamo il cambiamento” a cercare un compromesso e governare, almeno per un po’, insieme.
Le due formazioni sono acerrime avversarie, ma condividono un orientamento pro-europeo: per i sostenitori dell’opzione “grande coalizione”, i due partiti dovrebbero mettere da parte – almeno per un po’ – le proprie divergenze, e formare un governo in grado di ancorare il paese all’UE, magari rilanciando le prospettive di Sofia verso la zona-euro e quella Schengen.
Altre combinazioni in grado di assicurare una maggioranza stabile e duratura, per il momento non si vedono all’orizzonte: la prospettiva, tutt’altro che allettante per il sistema democratico bulgaro, sono un nuovo nulla di fatto e nuove elezioni anticipate, magari il prossimo autunno.
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