Alle elezioni anticipate di domenica 2 ottobre in Bulgaria, GERB, il partito dell'ex premier Boyko Borisov, torna ad essere la prima forza politica del paese con il 25% dei consensi. Le difficoltà però restano e non è detto che il parlamento riesca a esprimere una solida maggioranza
Vince GERB (Cittadini per uno sviluppo europeo della Bulgaria) dell’ex premier di centro-destra Boyko Borisov, ma il panorama politico resta frammentato e incerto, e non è detto che il nuovo parlamento bulgaro sarà in grado di esprimere una maggioranza stabile.
Queste le prime considerazione a spoglio quasi ultimato, dopo che ieri i cittadini bulgari sono stati chiamati alle urne per la quarta volta in appena un anno e mezzo. Coi risultati condizionati da un alto tasso d'astensionismo, GERB torna ad essere il primo partito col oltre il 25% dei consensi.
Al secondo posto, come previsto dai sondaggi, si attesta “Continuiamo il cambiamento” dell’ex premier riformatore Kiril Petkov, appena sopra la soglia del 20%. Più in basso il Movimento per le Libertà e i Diritti (DPS) – tradizionale espressione dell’elettorato etnico turco – con oltre il 13%.
Buona affermazione per i nazionalisti filo-russi di Vazrazhdane (Risorgimento) che raddoppiano i consensi dell’ultima tornata per arrivare al 10%, e scavalcare così i socialisti, che hanno di poco superato il 9%. Nel prossimo parlamento ci saranno poi i liberali di destra di “Bulgaria democratica” (7,5%) e un altro partito filo-russo, “Ascesa bulgara”, guidato dall’ex ministro della Difesa Stefan Yanev.
Fuori dai giochi resta il progetto populista “C’è un popolo così” dello showman e cantante Slavi Trifonov, che dopo una breve stagione di gloria non riesce a superare lo scoglio del 4%. Numeri record invece per l’opzione “Non sostengo nessun partito”, prevista dalla normativa elettorale bulgara, che è stata scelta sul 3,5% delle schede, a testimonianza della stanchezza e della disillusione di parte importante dell’elettorato.
Quello che emerge è quindi un quadro politico frammentato, senza formule chiare per arrivare alla nascita di una maggioranza stabile in grado di guidare il paese nei prossimi quattro anni. Il compito di provarci ricade naturalmente su GERB e sul suo leader.
Proprio la figura ingombrante di Borisov, contestato duramente negli ultimi anni con accuse di corruzione e gestione familistica del potere, rischia però di minare fin dall’inizio le possibilità di coalizione del suo partito, rimasto fortemente isolato negli ultimi anni. Per ora Borisov si è limitato a ringraziare i propri elettori con un post sul suo account Facebook, restando però laconico sulle possibili, prossime mosse che vuole intraprendere.
I leader di “Continuiamo il cambiamento”, dopo aver riconosciuto la sconfitta, hanno negato ogni possibilità di alleanze post-elettorali con GERB. “La responsabilità di formare un nuovo governo spetta a GERB”, ha dichiarato Petkov in chiusura della giornata elettorale. “Noi non tradiremo le promesse fatte ai nostri elettori”.
Per ora segnali di apertura sono arrivati dal DPS, ma anche da “Ascesa bulgara” che a parte il filorussismo resta un partito dai tratti politici ancora poco chiari. Tuttavia, anche nel caso di un loro inserimento nella formula di governo, trovare i 121 voti necessari a formare una maggioranza resta una sfida. Un’ ulteriore inclusione di “Vazrazhdane” nell’esecutivo – seppur paventata da alcuni osservatori – sarebbe però complicata dalle posizioni ancora più apertamente filo-russe del partito.
Nonostante il quarto tentativo, quindi, il lungo periodo di instabilità politica in Bulgaria non sembra superato e il paese si appresta ad affrontare un inverno che si prospetta difficile – soprattutto per gli effetti della guerra in Ucraina e le sue ricadute economiche e geopolitiche – senza una prospettiva chiara.
Una possibilità che già si discute è quella di un governo di larghe intese con obiettivi precisi, e della durata di sei mesi o di un anno. L’alternativa, che in molti vorrebbero evitare – sono nuove elezioni nella prossima primavera.
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