Concluso il primo turno delle presidenziali croate. Grande sconfitta per la destra che resta esclusa dal ballottaggio. Passano al secondo turno Ivo Josipović (SDP) e Milan Bandić, sindaco di Zagabria ed ex membro del Partito socialdemocratico
Quando domenica scorsa dopo le 19 sono stati pubblicati i primi exit poll delle elezioni presidenziali in Croazia, nella sede di Ivo Josipović (52) si è accesa l'euforia. Era ormai chiaro che Josipović aveva ottenuto il doppio dei voti di Milan Bandić (55), attuale sindaco di Zagabria e fino a poco tempo fa suo collega di partito. Sia Josipović che Bandić fino all'inizio della corsa per le presidenziali erano membri del Partito socialdemocratico (SDP), il più forte partito d'opposizione in Croazia. Ma quando alla convention del partito, nel luglio di quest'anno, era stato nominato Josipović come candidato alla presidenza della Repubblica, l'insoddisfatto Bandić aveva deciso di presentarsi come candidato indipendente. Motivo per cui era stato escluso dal partito ed aveva suscitato l'ira di molti membri dell'SDP. Ed ecco perché dopo la pubblicazione dei risultati l'applauso è stato rivolto tanto alla vittoria di Josipović, quanto alla sconfitta di Bandić.
Così Ivo Josipović e Milan Bandić andranno al ballottaggio il prossimo 10 gennaio. Il primo con il 32,42 percento di voti, mentre il secondo il 14,83 percento. Il secondo turno elettorale, in cui si ritroveranno entrambi, deciderà chi dei due, fino a ieri membri dello stesso partito, sarà il favorito dai cittadini.
Josipović ha ottenuto un risultato molto convincente che gli fornisce grandi opportunità di vittoria al secondo turno. Tutti i sondaggi pre elettorali avevano previsto la sua vittoria, mentre gli analisti politici avevano dichiarato che una più alta sarebbe stata l'affluenza alle urne più peso avrebbe avuto la sua vittoria. Tuttavia, l'affluenza è stata piuttosto bassa: solo il 44 percento, il dieci percento in meno rispetto alle ultime presidenziali tenutesi nel 2005, quando il presidente Mesić aveva battuto l'attuale premier Jadranka Kosor. Gli analisti sono concordi: la bassa affluenza alle urne è un chiaro indicatore della profonda delusione, o persino repulsione, dei cittadini croati nei confronti della politica e dei politici che guidano il paese.
Ora, però, la questione più importante è vedere chi vincerà al secondo turno. L'analista politico del quotidiano "Jutarnji list", Davor Butković, afferma che dovrebbe accadere "una grande sorpresa, quasi un miracolo" per far sì che Josipović non vinca al secondo turno. Tra i colleghi di partito di Josipović, che hanno seguito con lui i risultati elettorali, sono state date le seguenti motivazioni: oltre il doppio dei voti dati a Josipović rispetto a Bandić e il vantaggio psicologico che sicuramente influenzerà gli elettori, in particolare quelli che non sono andati a votare al primo turno. Solitamente al ballottaggio gli elettori sono più inclini a dare il loro voto al vincitore del primo turno. Così infatti è stato in tutte le elezioni presidenziali tenutesi fino ad ora in Croazia.
Anche Milorad Pupovac, vicepresidente del SDSS, forza parlamentare dei serbi di Croazia, ritiene che Josipović abbia grandi possibilità di vincere al secondo turno: "La spaccatura della destra è tale che sarà molto difficile ricomporla, cosa che rende la vittoria di Josipović al secondo turno praticamente certa". Pupovac crede che sia impossibile che gli elettori che hanno votato i candidati della destra adesso decidano di votare per Bandić, il quale in campagna elettorale, ma anche prima in molte sue uscite pubbliche, ha strizzato l'occhio alla destra. Bandić è noto per aver organizzato a Zagabria, nella piazza centrale, in occasione del giorno di commemorazione dei soldati croati, un concerto del controverso cantante Marko Perković Thompson, già bandito dal territorio di alcuni paesi europei a causa della sua dichiarata simpatia per l'ideologia ustascia.
L'importante vantaggio di cui gode Josipović è dovuto anche al sostegno offertogli dal presidente uscente Stipe Mesić. Il suo consigliere per la politica estera, l'ultimo ministro degli Esteri della Jugoslavia, Budimir Lončar, la sera delle elezioni aveva fatto visita al quartier generale di Josipović, facendo così capire da che parte sta Mesić. E nonostante Mesić non abbia espresso pubblicamente il sostegno a Josipović, il giorno dopo le elezioni, durante una trasmissione alla Radio croata, aveva parlato in modo molto critico del suo antagonista al secondo turno, Milan Bandić. Per Josipović aveva detto invece di essere sicuro che questi rispetterà la costituzione e si batterà per lo stato di diritto.
La battaglia che verrà condotta da qui al secondo turno, a giudicare dalle prime dichiarazioni di Bandić e di Josipović, potrebbe essere molto interessante, ed anche con colpi bassi. I due principali quotidiani croati, "Jutarnji list" e "Večernji list", il giorno dopo le elezioni sono usciti con lo stesso titolo in prima pagina: "Inizia la guerra". Bandić, alcuni minuti dopo che erano stati dati i risultati elettorali, ha detto che alla Croazia serve un presidente che non sia teleguidato da Zoran Milanović (pensando al presidente dell'SDP). Josipović invece non è stato così diretto nell'attacco a Bandić, ma ha suggerito agli elettori che andranno al secondo turno di votare per la luce non per il buio.
Ivo Josipović è una figura relativamente nuova nella politica croata. Stimato esperto di diritto e docente universitario, in possesso di un diploma dell'Accademia di musica di Zagabria, Josipović è una persona che non è minimamente collegata con scandali criminali o di corruzione. I critici gli rimproverano, però, l'assenza di carisma.
A differenza di Josipović, Milan Bandić in quanto sindaco di Zagabria per lungo tempo, è stato continuamente oggetto di testi giornalistici in cui lo si metteva in relazione con vari scandali criminali e malversazioni relative alle spese dei fondi della città. È considerato un populista che non ha nulla a che vedere con la socialdemocrazia, nonostante sia stato per parecchio tempo un membro importante del partito di Josipović. Il quotidiano sloveno Žurnal 24, ha sottolineato la differenza tra i due candidati che gareggeranno per la poltrona presidenziale in modo del tutto esplicito: ha definito Josipović un signore di tutto rispetto, e Bandić come Al Capone.
Chi ha perso di più in questa gara per le presidenziali, in cui si sono confrontati 12 candidati, è di sicuro Andrija Hebrang, membro del partito di governo Unione democratica croata (HDZ). Hebrang ha ottenuto il 12,04 percento di voti, risultato insufficiente per il ballottaggio. Non ha celato la sua insoddisfazione per aver ottenuto il terzo posto e appena sono stati resi noti i risultati, si è scagliato duramente contro i suoi ex colleghi di partito Nadan Vidošević e Dragan Primorac. Li ha accusati di essere i principali responsabili per la sua sconfitta, perché avevano deciso di candidarsi nonostante l'HDZ avesse scelto come proprio candidato Hebrang.
Vidošević ha ottenuto l'11,33 percento, mentre Primorac il 5,93, e i voti che hanno ottenuto - se non si fossero presentati - probabilmente sarebbero andati a Hebrang. Entrambi, a causa della violazione della disciplina interna al partito, sono stati estromessi dall'HDZ, fatto che però non ha aiutato Hebrang.
Un dato interessante riguarda il fatto che tra i 12 candidati in competizione per le presidenziali c'era anche il figlio del primo presidente croato Franjo Tuđman. Tuttavia, Miroslav Tuđman ha ottenuto solo il 4,1 percento di voti. Per lui hanno votato poco più di 80.000 cittadini.
La questione più importante dopo il primo turno è chi vincerà al ballottaggio del 10 gennaio. Sul ring saliranno due candidati, che per carriera, opinioni e considerazione dello stato di diritto e dei valori democratici sono così differenti che l'esito del loro duello al ballottaggio sarà una risposta molto più importante di quanto non sia sapere chi sarà il terzo presidente della Croazia. Questa risposta, d'altra parte, mostrerà chiaramente in che situazione si trova la società croata e in che tipo di valori ancora crede.
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