In Croazia le elezioni politiche del prossimo 8 novembre saranno caratterizzate da un serrato testa a testa tra il Partito socialdemocratico attualmente al governo e l’Unione democratica croata. Un’analisi
La presidentessa croata Kolinda Grabar Kitarović il 5 ottobre scorso ha fissato per l’8 novembre la data per le politiche, elezioni che sembrano oggi quelle dall'esito più incerto nei venticinque anni di storia parlamentare democratica della Croazia.
Da un lato c’è la coalizione di centrosinistra attualmente al governo, guidata dal Partito socialdemocratico (SDP) del presidente del partito e premier in carica Zoran Milanović. Dell’attuale coalizione di governo fanno parte anche il Partito popolare croato (HNS), guidato dalla ministro degli Esteri Vesna Pušić, e il Partito croato dei pensionati (HSU) di Silvano Hrelja. Il loro partner di governo, il partito regionale Dieta democratica istriana (IDS), ha deciso di scendere in campo autonomamente, posticipando la scelta su una eventuale partecipazione ad una coalizione di governo.
La coalizione di centrosinistra
Alla coalizione di governo si è aggiunta anche la formazione di sinistra Laburisti croati/Partito del lavoro, che alle ultime elezioni ha ottenuto quattro seggi in parlamento, ma che nel frattempo ha perso un deputato (che ha abbandonato il partito e ha mantenuto il mandato parlamentare come candidato indipendente) e un po’ di consenso tra l’opinione pubblica. Oltre ai laburisti, alla coalizione di centrosinistra si sono uniti anche i movimenti - anch'essi rappresentati in parlamento - del Partito autoctono dei contadini croati e del Partito di Zagorje.
La coalizione a guida SDP ha già reso pubblico il proprio slogan “La Croazia cresce”, ma non ha ancora presentato interamente il programma elettorale.
Tuttavia, il vicepremier Branko Grčić e altri del governo hanno annunciato alcuni punti fondamentali delle loro intenzioni, nel caso ottenessero un nuovo mandato dall'elettorato: sgravi fiscali, diminuzione dell’Iva, aumento degli stipendi al fine di aumentare i consumi, misure di carattere sociale - come sovvenzioni per le bollette dell’energia elettrica per le fasce più povere - e investimenti in ricerca e sviluppo.
La coalizione di centrodestra
Anche il centrodestra si presenta in coalizione, guidata dall’Unione croata democratica (HDZ) e dal suo leader Tomislav Karamarko. L’HDZ è a capo della Coalizione patriottica, che è inoltre composta dal Partito croato dei contadini (HSS), dal Partito croato social-liberale (HSLS), dal Partito croato dei diritti/Dott. Ante Starčević (HSP-AS), dal Blocco dei pensionati uniti (BUZ) e da tre partiti minori: Hrast – movimento per una Croazia di successo, Partito croato democristiano (HDS) e Partito democratico di Zagorje (ZDS).
L’HDZ lo scorso 1 ottobre ha presentato il proprio programma, denominato “5+Croazia”, che offre misure per l’avanzamento in 5 differenti settori - crescita e sviluppo economico, salute e sensibilità sociale, stabilità giuridica della società, demografia, educazione e scienza – e una parte speciale del programma che si riferisce al sostegno al patriottismo, le relazioni coi croati di Bosnia Erzegovina e la diaspora e i riferimenti alla Guerra patriottica (come viene definita la guerra per l’indipendenza croata, 1991-1995).
La Coalizione patriottica ha promesso, se salirà al potere, che garantirà sino al 2019 una crescita continuativa del 5% del PIL, ridurrà l’IVA del 5%, diminuirà la disoccupazione del 5%, aumenterà le pensioni del 5%. Inoltre la coalizione di centrodestra ha promesso che intercetterà 5 miliardi di kune (657 milioni di euro) di fondi UE, renderà possibile la creazione di 100.000 nuovi posti di lavoro e sovvenzionerà ogni nuova nascita con 1000 euro.
Sondaggi
È vero che l’HDZ in questo momento è il partito più in voga in Croazia, ma pian piano la coalizione elettorale di centrodestra sta perdendo il proprio margine di vantaggio. I sondaggi di CRO Demoskop, condotti dall’agenzia di rilevamento Promocije Plus tra il 30 settembre e il 3 ottobre scorsi, hanno dato risultati a sorpresa: la Coalizione patriottica è stata data a 32.9%, mentre la coalizione dell’SDP al 31.9%. A seguire la lista di candidati indipendenti Most con il 4.7%, il partito verde Sviluppo sostenibile Croazia (ORaH) con il 4.4% mentre il partito Živi zid, sorto dalla rete di attivisti che ha impedito lo sgombero forzato dei cittadini indebitati, al 3.4%.
Secondo invece un sondaggio di Ipsos puls del 25 settembre scorso, l’HDZ avrebbe il sostegno del 30% degli elettori, SDP del 25.3%. Una differenza già in diminuzione perché solo un mese prima l’HDZ era data al 31.8%, mentre l'SDP al 23.2%. Lo stesso sondaggio del 25 settembre mostrava che la Coalizione patriottica aveva il sostegno del 33% degli elettori, mentre la coalizione dell’SDP del 29.1%. Ed anche questo risultato mostra un calo della differenza che separa i due schieramenti, perché un mese prima la coalizione dell’HDZ aveva il 34% e quella dell’SDP il 28.2%.
Gli analisti non concordano sul motivo che ha prodotto la diminuzione del vantaggio dell'HDZ sull'SDP, ma molto probabilmente è dovuto alle mosse compiute dal governo di recente: quest'ultimo ha infatti adottato una serie di misure sociali per i cittadini meno abbienti – sovvenzioni sulle bollette dell’energia elettrica per i cittadini con retribuzioni minime, cancellazione dei debiti dei cittadini nei confronti delle compagnie telefoniche e aziende pubbliche, aiuti una tantum ai pensionati, diminuzione dei costi del gas domestico, sovvenzioni per le spese alimentari, sovvenzioni per istruzione e trasporti per studenti e anziani – e anche misure che hanno aiutato la classe media, come la diminuzione dell’imposta sul reddito.
Milanović ci riprova, un po’ più a destra
Inoltre il governo ha sicuramente guadagnato consensi perché dopo 8 mesi di tentennamenti ha risolto la situazione innescata coi mutui in franchi svizzeri presso le banche croate. I 53.000 mutui in franchi che i cittadini croati hanno acceso negli scorsi dieci anni sono cresciuti a dismisura, sia per via dell’aumento unilaterale degli interessi da parte delle banche (motivo per cui l’Alta corte della Croazia ha ritenuto che ci siano state violazioni di legge), sia per l’apprezzamento del franco rispetto alla kuna di oltre il 20% in pochi giorni.
Il governo ha risolto il problema con una legge secondo la quale tutti questi mutui devono essere convertiti in euro, con i costi spalmati sulle banche. Il governo ha concesso solo la cancellazione delle tasse sul reddito, di modo che le perdite delle banche fossero minori.
Inoltre il governo, benché posizionato formalmente al centro-sinistra, ha preso parte negli ultimi 3 mesi ad un feroce scambio di vedute con la Slovenia sulla contesa territoriale del Golfo di Pirano, e con la Serbia e l’Ungheria sulla crisi dei rifugiati. Poi c’è stata l’escalation della guerra commerciale con la Serbia che ha causato la chiusura delle frontiere per giorni e perdite per le aziende croate e serbe. Insieme con la parata militare organizzata per la commemorazione dei 20 anni dall’operazione Tempesta, il governo ha così fatto un passo verso gli elettori di destra, entrando nel campo dell'avversario: in linea con la sua posizione ufficiale, Karamarko in varie occasioni ha invitato al patriottismo e ha dichiarato che il suo partito sarebbe pronto per una “nuova Guerra patriottica”.
In un suo commento per il portale BIRN, l’analista politico Žarko Puhovski ha affermato che c'è da aspettarsi una campagna molto accesa e personale tra Milanović e Karamarko. Secondo Puhovski gli elettori dovranno valutare se Milanović mantiene una certa coerenza nella sua virata a destra o se ha ragione Karamarko nell'affermare che Milanović non ha alcuna posizione ideologica. Puhovski ritiene che la gestione della crisi dei rifugiati va letta in quest'ottica, mentre le questioni di economia verranno lasciate da parte, perché nessuno dei candidati ha un programma economico ben definito.
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