Il 29 dicembre la Croazia sceglie un nuovo capo dello Stato:i due favoriti sono il socialdemocratico Zoran Milanović, presidente uscente e avanti nei sondaggi, e il candidato del partito al governo HDZ Dragan Primorac. Il probabile ballottaggio sarà il 12 gennaio
Sono otto i candidati che il 29 dicembre si contenderanno in Croazia la carica di presidente della Repubblica. Si tratta dell’ultimo appuntamento elettorale del 2024 (ma un ballottaggio è molto probabile il prossimo 12 gennaio), dopo che i croati si sono recati alle urne già due volte nel corso dell’anno: per le elezioni legislative il 17 aprile e le europee il 9 giugno.
Il candidato favorito è il capo di Stato uscente, il socialdemocratico Zoran Milanović che, salvo sorprese, dovrebbe vedersela al secondo turno con l’esponente del partito conservatore HDZ, Dragan Primorac.
Per il momento, la campagna elettorale non ha riservato grandi emozioni, ma le cose potrebbero cambiare dopo il primo turno.
Ad aprile, Milanović si è candidato a sorpresa alle legislative senza però dare le dimissioni dalla carica di presidente. Ora è alla ricerca di un secondo mandato con l’obiettivo di controbilanciare il governo, che dal 2016 è saldamente nelle mani dell’HDZ.
Milanović vs Primorac
Secondo gli ultimi sondaggi realizzati dalla televisione RTL e dal quotidiano Večernji List, Zoran Milanović è oggi largamente in testa. A seconda di quale studio si consideri, è dato attorno al 35-37% dei voti, contro il 20-26% di Dragan Primorac (HDZ).
Milanović è un volto noto della politica croata. È stato primo ministro tra il 2011 e il 2016 ed è capo di Stato dal 2020. Noto per le sue dichiarazioni sopra le righe (“non commento gli altri candidati, un falco non va a caccia di mosche”, è la sua ultima uscita), è stato soprannominato “il Trump dei Balcani” dalla stampa internazionale.
È accusato di simpatie filo-russe, poiché contrario all’invio di armi all’Ucraina, ed ha dimostrato uno scarso rispetto per l’ordine costituzionale in Croazia, decidendo questa primavera di guidare la campagna elettorale dei socialdemocratici senza però rinunciare alla carica di presidente, come richiestogli dalla Corte costituzionale.
Il capo di Stato si è giustificato accusando il governo e il premier Andrej Plenković (HDZ) di aver violato la costituzione imponendo come procuratore generale un giudice amico.
Contro Milanović, il partito conservatore del premier ha deciso di schierare Dragan Primorac, un ex ministro dell’Educazione del governo Sanader (2003-2009) e già candidato alle elezioni presidenziali del 2009, quando da indipendente raccolse meno del 6%.
Decisamente meno noto al pubblico croato, Primorac sta cercando di cavalcare i temi cari all’elettorato di destra nazionalista: ha promesso di fermare l'ingresso della Serbia nell'Unione europea se Belgrado non rivelerà l'ubicazione di tutte le fosse comuni rimaste inesplorate, ha detto che riporterà nella residenza presidenziale di Pantovčak a Zagabria il busto del primo presidente croato Franjo Tuđman e, infine, che farà della Guerra patriottica (ovvero la guerra d’indipendenza degli anni Novanta) “le fondamenta pure” dello Stato croato, qualunque cosa questo voglia dire.
A Milanović che gli ha dato della mosca, Primorac ha risposto: “Tu non sei un falco, sei una gallina”.
Gli altri candidati
I successivi sei candidati hanno, secondo i sondaggi, poche chances di arrivare al secondo turno. Ma visto come vanno ultimamente le elezioni presidenziali in Europa (cf. Romania), vale la pena di menzionarli tutti fino all’ultimo.
Marija Selak Raspudić, che è oggi data al 10-12%, è una deputata indipendente, eletta nel 2020 tra le fila del partito cattolico e conservatore Most, dal quale è poi uscita assieme al marito Nino Raspudić, pure lui deputato. Selak Raspudić insegna filosofia all’università di Zagabria.
Ivana Kekin (7-10%), il cui slogan è la “candidata della nuova generazione” (anche se ha solo due anni di meno rispetto a Selak Raspudić), è un’esponente di Možemo, la piattaforma della sinistra ecologista alla guida del comune di Zagabria dal 2021.
Classe 1984, Kekin, di professione psicoterapista, siede in parlamento dal 2021. È la candidata più a sinistra di quest’elezione presidenziale e ha fatto campagna sui temi dell’uguaglianza sociale, della lotta alla violenza contro le donne e delle difesa della sanità pubblica.
In quinta posizione, il sindaco di Sinj e deputato di Most dal 2015 Miro Bulj (3-4%) punta agli elettori di destra. Ha pubblicato su Facebook la foto di quand’era in guerra nei primi anni Novanta e ha promesso di non introdurre mai una tassa sulle seconde case (una manovra che il governo descrive come necessaria, ma che non gode di grande popolarità).
Si rivolge alla destra anche Branka Lozo (1-2%), che ha promesso, se eletta, di appendere un crocifisso nella residenza di Pantovčak e di battersi contro lo “jugoslavismo" che avrebbe “penetrato ogni poro” della società croata. Altri rischi contro cui si batterà: le migrazioni illegali, le sostituzioni di popolazioni e l’espansione del mondo serbo.
Ancora destra con Tomislav Jonjić (2%) del Partito Croato dei Diritti (HSP), che giudica anch’esso la società croata “impregnata” di “balcanismo” e “jugoslavismo”.
Tra il 2017 e il 2019 Jonjić è stato consigliere comunale a Zagabria, tra le fila del partito fondato dall’ex ministro della Cultura Zlatko Hasanbegović, accusato di simpatie neo-fasciste.
In quei mesi il piccolo partito di estrema destra riuscì a ottenere dal sindaco Milan Bandić la rimozione di “piazza Tito” dal comune di Zagabria (lo spazio si chiama oggi “piazza della Repubblica croata”).
Infine, Niko Tokić Kartelo (0,2%), che ha ammesso di essere scoppiato in lacrime quando ha saputo di essere riuscito a raccogliere le 10mila firme necessarie alla sua candidatura, promette di battersi per i giovani e contro i politici che “hanno paralizzato la società croata”. È contrario ad una nuova tassa sulle seconde case e vorrebbe eliminare anche l’Iva.
La posta in gioco
In Croazia, il presidente della Repubblica non ha poteri esecutivi, ma rimane una figura politica di primo piano, non solo come garante della costituzione, ma anche come comandante in capo delle forze armate a cui spetta anche la nomina del direttore dell’agenzia nazionale di intelligence (SOA).
Milanović ha ampiamente sfruttato le sue prerogative, attaccando costantemente il governo nello spazio mediatico e opponendosi spesso a Plenković in quelle situazioni in cui l’accordo tra i due è necessario, come ad esempio la nomina del direttore della SOA.
Per gli elettori croati la scelta non sarà facile. Da un lato, Milanović ha dimostrato di non essere il garante della costituzione che il suo ruolo esigerebbe, dall’altro lato gli ultimi scandali di corruzione e gli scontri tra il governo croato e la procura europea fanno pensare che sia necessario un capo di Stato di un colore diverso rispetto all’HDZ.
Al momento, secondo i sondaggi, poco meno del 10% degli elettori croati non sa ancora per chi votare. Insomma, ci potrebbe essere ancora tempo per qualche sorpresa.
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