Una parte della gioventù croata si rivolge all'estremismo di destra contro le minoranze etniche e sessuali, i migranti e le donne. Lo fanno alla ricerca del loro ruolo in una società nazionalista in cui vi sono carenze di opportunità ma abbondanti capri espiatori
L’ennesima provocazione dell’estrema destra croata avvenuta lo scorso 11 giugno ha sconvolto ancora una volta l’opinione pubblica locale. Un gruppo di giovani uomini, membri del gruppo di ultras “Bad Blue Boys”, si è radunato nel centro di Zagabria, sventolando uno striscione su cui c’era scritto “Fotteremo le donne e i bambini serbi” e cantando “Uccidi, uccidi!”. Sullo striscione c’erano anche alcuni simboli del movimento ustascia della Seconda guerra mondiale e le bandiere delle Forze di difesa croate (HOS), una formazione paramilitare attiva durante le guerre degli anni Novanta che si richiamava alla simbologia ustascia. I serbi sono spesso bersaglio dei gruppi di estrema destra, essendo percepiti come “l’Altro” nel contesto del conflitto degli anni Novanta in Croazia.
I gruppi di ultras croati, che raccolgono molti adolescenti e giovani, sono incubatori dell’estremismo di destra e neonazista. Non tutti i tifosi sono estremisti, ma alcuni gruppi alimentano sentimenti filoustascia e promuovono una retorica anti-serba, usando slogan come “Uccidi un serbo”. I leader di questi gruppi di ultras di solito chiudono un occhio di fronte all’estremismo che dagli spalti si riversa nelle strade, canalizzando frustrazioni.
Oltre ai tifosi di alcune squadre di calcio locali, anche i tifosi della nazionale croata sono noti per i loro comportamenti estremisti. L’episodio più noto è quello accaduto nel 2013 dopo una partita di calcio tra Croazia e Islanda, quando uno dei giocatori croati, Joe Šimunić, aveva incitato il pubblico a cantare il saluto ustascia “Za dom spremni” [Per la patria pronti]. Questo episodio ha contribuito alla normalizzazione dell’estremismo nella vita quotidiana. Inoltre, i giovani croati non temono le possibili conseguenze legali delle loro azioni, visto che in Croazia ad oggi solo pochi episodi di diffusione di simboli fascisti e di messaggi d’odio sono stati perseguiti penalmente.
In Croazia i ragazzi vengono risucchiati nel mondo dell’estrema destra fin dalla giovane età attraverso lo sport. Nel giugno 2019, i giocatori di una squadra di calcio giovanile croata cantavano “Per la patria pronti” mentre si preparavano per una partita con i loro coetanei serbi organizzata nell’ambito di un torneo per ragazzi dai 10 ai 13 anni. Nonostante i ragazzi croati e serbi avessero socializzato dopo la partita, l’idea di usare canzoni fasciste per spronare i giocatori è molto sconcertante.
I simboli neonazisti e dell’estrema destra raggiungono i giovani anche attraverso vari prodotti disponibili online. Nel settembre 2018 il portale Balkan Insight ha scritto di un negozio online denominato “Patriot Hrvatska” che vende diversi prodotti che promuovono apertamente l’ideologia ustascia o giocano con i simboli ustascia. “Patriot Hrvatska” ha venduto, ad esempio, una maglietta decorata con uno smiley con all’interno una lettera U maiuscola, noto simbolo del movimento ustascia. Un altro esempio è una maglietta con la scritta “Za dom spremni” dove al posto della parola “dom” [casa, patria] c’era l’immagine di una casa. La popolarità dei prodotti decorati con simboli ustascia e nazisti porta a una normalizzazione, seppur inconsapevole, di questa simbologia. Le provocazioni di questo tipo trovano terreno fertile tra i giovani che non prendono sul serio questa problematica e credono che i simboli ustascia siano apolitici o divertenti. Così ad esempio, nel maggio 2018 gli studenti dell’ultimo anno di un istituto tecnico di Zagabria hanno indossato magliette con la scritta “Za dΩ [simbolo dell’ohm] spremni” durante la festa di diploma di maturità.
“Patriot Hrvatska” e altri negozi simili giocano anche con una simbologia meno esplicita, vendendo prodotti con disegni di cavalieri templari, spesso accompagnati con la scritta “Antimurale Christianitatis” (baluardo della cristianità), che simboleggia la Croazia. Questa simbologia si presta bene ai tentativi di mobilitare i giovani per diffondere una propaganda anti-immigrati, rivolta soprattutto contro i musulmani, che ha guadagnato terreno nel sud-est Europa con l’intensificarsi dei flussi migratori lungo la rotta balcanica.
Le magliette con la scritta “Difendere l’Europa” alimentano la leggenda di un antico esercito croato come baluardo a difesa dell’Europa, che dà ai giovani croati uno scopo superiore in un paese senza prospettive.
Oltre a quelle con i messaggi contro i migranti, tra i giovani croati sono molto in voga anche le magliette con lo stemma delle Forze di difesa croate (HOS) contenente il motto “Per la partia pronti”. Tuttavia, solo pochi giovani sarebbero in grado di spiegare cosa fosse l’HOS e quali fossero le origini storiche di questo motto. I giovani spesso indossano queste magliette ai concerti del noto cantante nazionalista croato Marko Perković Thompson.
Thompson, che spesso ricorre ai simboli ustascia – una sua canzone inizia con lo slogan “Per la patria pronti” – attira grandi masse con la sua presenza scenica e con il patriottismo legato alla musica etno-rock. Nonostante alcuni dei fan di Thompson apertamente simpatizzino con l’estrema destra e con l’ideologia ustascia, molti giovani che frequentano i suoi concerti non sono del tutto consapevoli delle connotazioni politiche dei testi delle sue canzoni e dei simboli a cui ricorre. Questi giovani sono attratti dalla musica di Thompson e dalla sua immagine come un ribelle contro l’establishment politico e sociale, un’immagine profondamente ingannevole dal momento che Thompson ormai da anni gode delle simpatie della leadership politica.
L’atteggiamento dei giovani croati nei confronti dell’estremismo di destra non sorprende se prendiamo in considerazione il contesto più ampio in cui vivono. In Croazia molte strade e scuole sono ricoperte di graffiti raffiguranti simboli ustascia, nazisti e di messaggi d’odio contro i serbi. Dal momento che né le autorità né i cittadini si impegnano a rimuovere questi graffiti, la loro sconvolgente normalità rende i giovani noncuranti nei confronti dei simboli fascisti.
Nemmeno la scuola aiuta molto a contrastare questo fenomeno, perché i curricula non permettono una buona comprensione della storia del fascismo, nazismo e stalinismo. I libri scolastici di storia e alcuni insegnanti sminuiscono i crimini commessi dagli ustascia e tendono a offuscare la storia della Seconda guerra mondiale, rappresentando gli ustascia e i partigiani nell’ambito di uno stesso paradigma antitotalitario. L’insegnamento della storia non è l’unico a creare confusione nei giovani, visto che la Croazia non ha ancora introdotto nelle scuole superiori l’educazione civica né quella sessuale a causa di una forte resistenza da parte di alcune organizzazioni conservatrici e della Chiesa cattolica. Tutto ciò contribuisce alla marginalizzazione dei membri delle minoranze nazionali, religiose e sessuali. Inoltre, gli insegnanti di religione cattolica nelle scuole, nominati dai vescovi, spesso diffondono idee nazionaliste e ultraconservatrici, alimentando così ostilità nei confronti dell’Altro.
Oltre all’educazione religiosa nelle scuole, la Chiesa cattolica raggiunge i giovani anche attraverso le scuole domenicali e tutta una serie di organizzazioni non governative che promuovono idee conservatrici. Così i bambini e gli adolescenti vengono coinvolti negli eventi come “Marcia per la vita” che ormai da anni viene organizzata in tutta la Croazia. Nonostante il suo nome apparentemente innocuo e una folla di giovani allegri che promuovono i valori della vita, “Marcia per la vita” in realtà serve per diffondere valori ultraconservatori promossi da un’organizzazione non governativa denominata “Nel nome della famiglia”, legata alla Chiesa cattolica. Questa organizzazione, che nel 2013 aveva promosso un referendum contro i matrimoni gay, si batte per abolire o limitare il diritto all’aborto.
Tutto questo a portato all’emergere di una nuova sconvolgente normalità, che rende i giovani più suscettibili alle idee estremiste: retorica anti-LGBT e anti-migranti, iniziative volte a limitare i diritti delle donne, e persino idee apertamente fasciste. È in questo contesto che è nata l’ultima generazione di ultraconservatori, meno tollerante nei confronti dell’Altro rispetto alla generazione dei loro genitori. I giovani croati sono in cerca del proprio ruolo in una società sommersa dal nazionalismo radicale e dal conservatorismo, che solo occasionalmente vengono contrastati dalla politica dominante. Collegando il conformismo al senso di ribellione, i giovani croati si volgono verso l’estremismo politico in cui si mescolano il lascito fascista, il nazionalismo radicale degli anni Novanta e il conservatorismo cattolico. Questi giovani vedono il proprio ruolo nella salvaguardia dei “veri valori”, pensando che così proteggono la nazione dai nemici interni ed esterni, dal multiculturalismo e dalla globalizzazione, mentre in realtà aiutano la leadership politica a distruggere i suoi oppositori. I giovani si aggrappano a una storia inventata perché non sono soddisfatti del presente, mentre il futuro appare cupo. Ed è in questo contesto che i giovani cominciano a cercare capri espiatori: è un meccanismo di difesa psicologica che tende a razionalizzare una realtà frustrante, cercando capri espiatori per i sogni non realizzati di un futuro migliore.
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