Sono sempre più insistenti le denunce di violenze e uso della forza perpetuate dalla polizia croata nel tentativo di respingere i migranti sulla rotta balcanica. In difficoltà la presidente Kitarović per l’avvallo, poi smentito, dell’uso della forza
(Originariamente pubblicato dalla Deutsche Welle il 13 luglio 2019)
La piena adesione della Croazia allo spazio Schengen entro la fine del 2020 è una priorità assoluta della politica estera croata. I politici croati non perdono occasione per ribadirlo ogni volta che si recano in visita ufficiale in Germania (o in un altro paese membro dell’UE). Ma chi paga il prezzo della libertà di movimento dei cittadini croati, che possono viaggiare ad esempio da Dubrovnik ad Amburgo senza dover essere sottoposti ad alcun controllo alle frontiere?
La risposta a questa domanda è diventata sempre più evidente nel corso dell’ultimo anno. Numerosi rapporti delle organizzazioni internazionali parlano di brutali respingimenti, da parte della polizia croata, dei migranti che cercano di entrare dalla Bosnia Erzegovina in Croazia al di fuori dai valichi di frontiera ufficiali. Ormai sembra evidente che molti agenti della polizia di frontiera croata fanno ricorso a un uso eccessivo della forza nei confronti dei migranti: numerosi video che mostrano migranti, tra cui anche molti bambini, con lesioni e lividi che, stando alle loro parole, sarebbero stati provocati da percosse ricevute dalla polizia di frontiera croata, hanno fatto il giro del mondo.
La maggior parte dei media croati non dedica quasi alcuna attenzione a questi drammatici eventi che stanno accadendo a pochi chilometri da Zagabria. Il ministero dell’Interno croato continua a negare la veridicità dei rapporti delle organizzazioni internazionali che denunciano le violenze della polizia croata nei confronti dei migranti, compresi i cosiddetti “push-back”, ovvero i respingimenti violenti di migranti al “confine verde”.
Le smentite di Zagabria e il silenzio di Bruxelles
Amnesty International, la più grande organizzazione internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani, ha più volte denunciato il silenzio delle istituzioni europee sulle violazioni, sempre più frequenti, dei diritti umani dei migranti al confine tra Croazia e Bosnia Erzegovina. “Gli stati membri dell’Unione europea chiudono un occhio sugli abusi della polizia croata e, al contempo, finanziano le sue attività”, si legge in un rapporto di Amnesty International pubblicato nel marzo 2019.
Da quando, nel maggio 2019, l’emittente televisiva svizzera SRF ha mandato in onda un video che mostra respingimenti illegali dei migranti al confine croato-bosniaco, è diventato sempre più difficile per le autorità di Zagabria negare gli abusi della polizia di frontiera croata.
Tuttavia, all’inizio di luglio, nel corso di una visita alla polizia di frontiera croata, la presidente della Croazia Kolinda Grabar Kitarović ha cercato, ancora una volta, di sminuire la gravità della situazione. “Quando qualcuno cerca di attraversare un’area come questa, è normale che finisca pieno di graffi, lividi e ferite. Tenetelo a mente la prossima volta che sentirete qualcuno affermare che la polizia croata è brutale. Non è brutale! Ve lo garantisco”, ha detto la presidente croata rivolgendosi ai giornalisti.
In quell’occasione Grabar Kitarović ha insistito sul fatto che la polizia di frontiera croata non è coinvolta nei respingimenti illegali, aggiungendo che i migranti che cercano di entrare in Croazia non sono profughi di guerra, bensì migranti economici.
Un semplice lapsus?
Qualche giorno più tardi, durante una visita ufficiale in Svizzera, la presidente croata ha smentito se stessa. Nel corso di un’intervista rilasciata all’emittente SRF, Grabar Kitarović ha ammesso che la polizia croata sta effettuando respingimenti dei migranti. “Ho parlato con il ministro dell’Interno, il capo della polizia e gli agenti alla frontiera, i quali mi hanno assicurato che la polizia non fa ricorso a un uso eccessivo della forza. Certo, è necessario usare un po’ di forza quando si effettuano i push-back, ma dovreste vedere quell’area”, ha dichiarato Grabar Kitarović.
Jelena Sesar, ricercatrice di Amnesty International, ha definito “scioccante” la dichiarazione della presidente croata. “Secondo il diritto internazionale e quello dell’UE, i respingimenti collettivi e push-back sono sempre illegali”, ha dichiarato Sesar alla Deutsche Welle, aggiungendo che il tentativo della Grabar Kitarović di giustificare la pratica dei respingimenti è scandaloso. Amnesty International ha chiesto alla Commissione europea di fare pressione sulle autorità croate affinché pongano fine ai respingimenti di migranti sul confine croato-bosniaco.
Interpellata dalla Deutsche Welle in merito alla controversa affermazione della presidente croata, la Commissione europea non ha voluto commentare.
Già l’anno scorso era chiaro che la Croazia stava assumendo il ruolo di “guardiano delle frontiere dell’UE”. Nel giugno 2018, durante una visita ufficiale a Berlino, il ministro dell’Interno croato Davor Božinović ha orgogliosamente dichiarato: “La polizia di frontiera croata – questo ormai lo sanno tutti – è la migliore dell’Europa sud-orientale”.
Nel frattempo, i respingimenti “con un po’ di forza” proseguono al confine croato-bosniaco.
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