La democratizzazione nell'Europa post-comunista e in Eurasia è osteggiata da forze determinate a farla fallire: i risultati dell'edizione 2015 di Nations in Transit, report annuale di Freedom House
Il rapporto Nations in Transit (NIT) di Freedom House misura il livello di progresso della democratizzazione in 29 Paesi dall'Europa centrale all'Asia centrale. Dal 2000 il numero degli Stati considerati dei “regimi autoritari consolidati” è più che duplicato. I democracy scores hanno visto un calo in 12 dei 29 Paesi presi in considerazione nello studio NIT 2015, ma sono migliorati in 5 Paesi: Albania, Repubblica Ceca, Kosovo, Georgia e Ucraina (confronta le grafiche interattive ). Particolare attenzione è rivolta al ruolo dei media nei paesi del Sud-Est Europa.
La Georgia è l'unico Paese euroasiatico ad aver guadagnato un recente aumento nel punteggio relativo al processo elettorale, grazie ad elezioni più libere e competitive nel 2012 e nel 2013 e le elezioni municipali del 2014.
La dittatura prevale in tutto il resto dell'Eurasia: in Azerbajan, il regime di Ilham Aliyev ha intensificato la sua pluriennale repressione nei confronti di attivisti e giornalisti: nel paese si stima vi siano ancora 90 prigionieri politici.
Tra i paesi dei Balcani occidentali non vi sono ancora regimi democratici consolidati, e tre paesi registrano punteggi peggiori rispetto a cinque anni fa:
Macedonia, Bosnia-Erzegovina e Montenegro. In Macedonia, le elezioni presidenziali e quelle parlamentari anticipate dell'aprile 2014 sono state guastate dall'influenza dei media pro-governativi e dall'abuso da parte del potere amministrativo, che ha portando ad un altro boicottaggio parlamentare a lungo termine da parte dei deputati dell'opposizione. In Bosnia-Erzegovina, gli stretti legami tra editori, reporter e politici hanno impedito lo sviluppo di un giornalismo indipendente. Il Kosovo ha recentemente beneficiato di una crescita degli organi di stampa indipendenti e del giornalismo investigativo online, ma i media nel paese continuano a soffrire dei problemi comuni alla maggior parte dei suoi vicini: influenza del governo, autocensura, pressione editoriale, molestie nei confronti dei giornalisti che solitamente restano impunite. Anche la Serbia, candidata ufficialmente per l'ingresso nell'Unione Europea, ha registrato un peggioramento nei suoi punteggi relativi all'indipendenza dei media ed un pronunciato calo negli standard giornalistici. Nel vicino Montenegro,
un popolare tabloid ha lanciato una campagna diffamatoria contro
MANS, organizzazione non governativa di primo piano, e contro diversi attivisti. Al contrario, in Albania il governo in carica dal 2013 ha intrapreso alcune riforme positive e ha mosso i primi passi nella lotta alla corruzione.
Quasi tutti gli Stati membri dell'UE dell'Europa centrale e del Sud-Est hanno consolidato le loro istituzioni democratiche e creato una forte protezione per le organizzazioni della società civile e per i media. Nonostante questo, il punteggio NIT medio di questi Paesi è sceso di 0.25 punti. La magistratura della Bulgaria ha beneficiato delle riforme implementate in connessione all'ingresso nell'UE, ma il fallimento del sistema giudiziario nel frenare la criminalità organizzata pone un serio problema; lo stesso vale per le procedure di nomina tutt'altro che trasparenti e l'assenza di competitività nei più alti organi giurisdizionali del Paese.
Negli ultimi 10 anni i leader autoritari che avevano dato un'adesione di facciata alle riforme democratiche hanno sistematizzato le loro tattiche repressive e abbandonato ogni finzione di una politica inclusiva. Forse, il fatto più allarmante di queste tendenze in Eurasia e in Europa è che esse non sono dissociate. Ogni Stato membro dell'UE deve insistere sulla trasparenza negli affari e nella politica, garantire elezioni libere ed eque, e difendere vigorosamente la libertà dei media all'interno dei suoi confini. Questo significa creare meccanismi di monitoraggio e garantire la loro applicazione attraverso sanzioni, se necessario.
Questa pubblicazione è stata prodotta nell'ambito del progetto European Centre for Press and Media Freedom, cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto
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